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Economia / Approfondimento

“Porte girevoli”: storie di chi ha fatto il salto, dal governo all’impresa

Da Francesco Rutelli ad Antonio Di Pietro, da Elsa Fornero a Letizia Moratti, ecco un elenco dei politici che sono passati dalla sede di un ministero o da un Comune a una grande azienda, portando con sé il proprio patrimonio di relazioni

Tratto da Altreconomia 190 — Febbraio 2017
Francesco Rutelli è stato sindaco di Roma e quindi ministro del Turismo. Oggi è advisor di Airbnb - Camera dei Deputati

Con 99 incontri censiti con i membri della Commissione europea nel 2014, “BusinessEurope” (businesseurope.eu) è la più importante organizzazione continentale di multinazionali e associazioni di imprese che si occupa di lobby. Al tavolo, presieduto da Emma Marcegaglia (al vertice di Eni Spa), siede anche Confindustria. Il “delegato permanente” all’ufficio di Bruxelles si chiama Gianfranco Dell’Alba. Prima di assumere l’incarico (marzo 2009), Dell’Alba aveva maturato esperienza presso il ministero delle Politiche europee. Fino al maggio 2008, infatti, era stato capo di gabinetto dell’allora ministro Emma Bonino. Dell’Alba ha attraversato le “porte girevoli”, transitando da ambiti pubblici ad ambiti privati e mettendo a frutto competenze acquisite (non solo, ma anche) durante un incarico di rilievo.

Le relazioni internazionali sono un campo sensibile. È il caso di Marta Dassù, consigliere per la politica estera dei presidenti del Consiglio Massimo D’Alema e Giuliano Amato, sottosegretario agli Esteri dal 2011 nel governo guidato da Mario Monti e poi viceministro fino al 2013 nell’esecutivo di Enrico Letta. Oggi siede nei consigli di amministrazione di due grandi imprese: la multinazionale dell’ingegneria e delle costruzioni Trevi Finanziaria Industriale Spa (dal maggio 2016) e il colosso dei sistemi d’arma Finmeccanica-Leonardo (in questo caso la nomina è stata effettuata dall’esecutivo di Matteo Renzi nel maggio 2014). Trevi, che nel 2015 ha registrato ricavi per 1,3 miliardi di euro, ha importanti commesse estere, tra le quali spicca l’appalto per la diga in costruzione a Mosul, in Iraq (valore stimato 273 milioni di euro), a “protezione” del quale il Governo italiano ha inviato contingenti militari nella primavera 2016.

Un altro “passaggio” importante è stato quello di Lapo Pistelli, già viceministro degli Esteri e della cooperazione internazionale nei governi Letta e Renzi. Nella primavera 2015, quand’era ancora in carica, Pistelli ha ricevuto la proposta di diventare “Senior Vice President Stakeholder Relations Business Development Support” di Eni spa. Prima di accettare ha chiesto lumi all’autorità preposta per legge, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm). L’11 giugno 2015, l’Antitrust ha dato il via libera richiamandosi alla fonte normativa che nel nostro Paese regola fattispecie come queste. Si tratta della legge 215 del 2004 intitolata “Norme in materia di risoluzione dei conflitti di interessi”. A presentarla, nell’ottobre di tre anni prima, furono l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il ministro per la Funzione pubblica, Franco Frattini. Dei dieci articoli interessa il secondo, quello sull’“Incompatibilità”. “Il titolare di cariche di governo -si legge-, nello svolgimento del proprio incarico, non può: […] ricoprire cariche o uffici o svolgere altre funzioni comunque denominate ovvero esercitare compiti di gestione in società aventi fini di lucro o in attività di rilievo imprenditoriale”. L’impossibilità, prevede la norma, “perdura per dodici mesi” e riguardata “enti di diritto pubblico, anche economici, nonché di società aventi fini di lucro che operino prevalentemente in settori connessi con la carica ricoperta”.

Nella primavera 2015, quand’era ancora in carica, il viceministro degli Esteri Lapo Pistelli ha ricevuto la proposta di diventare Senior Vice President di Eni spa, e si è dimesso

Al “caso Pistelli” l’Autorità ha dedicato due pagine. Alla base del via libera al trasloco dalla Farnesina a Metanopoli il fatto che la “competenza ad amministrare e regolare i settori economici di riferimento di Eni Spa” riguardasse “attribuzioni estranee” alle funzioni di viceministro degli Esteri. Nessun anno di “raffreddamento”, dunque. Come Pistelli, anche l’ex sindaco di Roma, e ministro dei Beni culturali e del turismo Francesco Rutelli ha un bagaglio di competenze da spendere. Dall’estate 2016 fa parte del “Mayoral Advisory Board” di Airbnb, in qualità di “advisor per la cultura di un turismo non massivo e non distruttivo”. Il colosso online della condivisione di alloggi -l’abbiamo raccontato su Altreconomia 178-, è alla continua ricerca di accordi con amministrazioni locali per la regolarizzazione dei suoi “host”, specialmente sul versante fiscale. Un altro sindaco che ha acquisito incarichi di primo piano è Letizia Brichetto Arnaboldi, sposata Moratti, alla guida del Comune di Milano dal 2006 al 2011. Oggi è consigliere della società multinazionale di consulenza Aon (Aon Italia Srl), consigliere delegato della holding di intermediazione assicurativa di famiglia (la Securfin Holdings Spa) e, su tutte, presidente del Consiglio di gestione di Ubi Banca, tra i principali gruppi bancari italiani, dall’aprile 2016.

Lo stesso anno Piero Gnudi, già ministro del Turismo e degli Affari regionali nel governo di Mario Monti dal 2011 al 2013, è entrato a far parte del consiglio di amministrazione di Astaldi spa, gigante delle opere ingegneristiche in oltre 70 Paesi del mondo. Non è l’unico incarico: su nomina governativa (Renzi) è commissario straordinario dell’Ilva di Taranto, ed è inoltre consigliere della Bologna University Business School e presidente della società di consulenza Nomisma Spa. Interessi che possono anche non coincidere, ma le porte tra pubblico e privato restano “girevoli”. Lo sa anche l’ex ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Elsa Fornero. Dopo la parentesi nell’esecutivo Monti, dal maggio 2014 è tornata nel cda di Buzzi Unicem (tra i principali gruppi cementieri italiani, vedi a p. 18) e nella Centrale del latte d’Italia spa (da aprile 2014).

Guido Crosetto, invece, è stato sottosegretario di Stato presso il ministero della Difesa per tre anni, dal 2008 al 2011. Oggi è presidente di AIAD, la “Federazione, membro di Confindustria, in rappresentanza delle aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza”. Si occupa tra le altre cose di lobby, anche a livello comunitario, e tra le aziende federate spicca Finmeccanica-Leonardo.
Dalla Difesa all’Economia: guardando al ministero di via Venti settembre emergono i “passaggi” di Domenico Siniscalco (già direttore generale del Tesoro dal 2001 al 2005 e poi ministro fino al 2005) e Vittorio Grilli (ragioniere generale dello Stato dal 2002 al 2005, direttore generale del Tesoro dal 2005 al 2011, viceministro dal 2011 al 2012 e infine ministro dal 2012 al 2013). Il primo, dal 2008, è “rappresentante preposto a sede secondaria in Italia” (così lo definisce la Camera di Commercio di Milano) della banca Morgan Stanley. Il secondo è diventato presidente del Corporate&Investment Bank per l’area Europa, Medio Oriente e Africa della banca d’affari JPMorgan.

Anche l’ex ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro ha portato le proprie competenze in azienda: il 14 luglio 2016, infatti, è stato nominato presidente del consiglio di amministrazione di Autostrada Pedemontana Lombarda spa, la società (i primi azionisti sono Regione Lombardia e Intesa Sanpaolo) che gestisce l’arteria della A36. L’elenco è lungo: l’ex ministro dell’Istruzione del governo Monti, Francesco Profumo, poi nominato presidente della Compagnia di Sanpaolo di Torino; l’ex ministro della Funzione pubblica, nonché ex presidente di Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini, guida il consiglio di sorveglianza di Società Italiana Condotte d’Acqua, tra le imprese del consorzio COCIV, general contractor incaricato della progettazione e costruzione del contestato e sotto inchiesta Terzo valico tra Genova e Milano. Allo stesso tempo, è Special Advisor del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

Le “porte” girano anche quando l’Autorità incaricata di applicare la legge certifica l’incompatibilità. È il caso dell’architetto Mario Virano, già Commissario straordinario del Governo per il progetto dell’asse ferroviario Torino-Lione, nonché presidente dell’“Osservatorio tecnico Torino-Lione” dal 16 agosto 2006 al 23 febbraio 2015. Lo stesso giorno in cui ha formalmente rassegnato le dimissioni dalle funzioni pubbliche, Virano è diventato direttore generale della TELT sas  (Tunnel Euralpin Lyon Turin), al lavoro su quegli stessi cantieri. Nessun fine di lucro, ha risposto Virano alle contestazioni dell’Antitrust. Del resto, “i lavori di realizzazione dell’infrastruttura non potranno avere una durata inferiore a 15 anni”, periodo durante il quale TELT “non può perseguire fini di lucro”. La tesi è caduta e nel dicembre 2015 è stata dichiarata l’“incompatibilità post-carica”. Risultato? Mario Virano è ancora direttore generale di TELT. Nell’ultima Relazione semestrale sul conflitto di interessi a cura dell’Agcm (giugno 2016) si prende atto che questa non è “competente in merito alla valutazione degli atti posti in essere dal soggetto nei cui confronti è stata accertata la sussistenza di un’incompatibilità post carica”. Non è affar suo: “Tali eventuali atti compiuti dall’interessato nel periodo della riscontrata incompatibilità avrebbero potuto essere valutati dall’amministrazione che aveva provveduto alla sua nomina post governativa”.

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