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Ambiente / Attualità

Siracusa: il pasticcio burocratico che mette a rischio la “riserva” della Pillirina

Associazioni, cittadini ed enti locali chiedono l’istituzione formale della riserva per difendere il sito naturale ricco di storia e bellezza. L’obiettivo è fermare il progetto di un resort di lusso. Un difetto procedurale ha riaperto la partita

L'insenatura della Pillirina, a sud di Siracusa - © Massimiliano Perna

Dal promontorio antico della Pillirina, a sud di Siracusa, si scorge il profilo bianco dell’isola di Ortigia. Nei giorni festivi, così come è avvenuto durante tutta la stagione estiva, il suo mare azzurro, che fa parte della zona C dell’Area Marina Protetta del Plemmirio, e le spiagge dorate sormontate dalle imponenti falesie si riempiono ancora di bagnanti. Un luogo di cui la città si è riappropriata e che è ormai entrato negli itinerari turistici. Un sito naturale ricco di storia e bellezza per il quale, da anni, associazioni ambientaliste e cittadini, riuniti sotto la sigla di Sos Siracusa, insieme a Comune e Provincia, chiedono l’istituzione della riserva, con l’obiettivo di fermare il progetto di un resort di lusso proposto dalla società Elemata Maddalena Srl, proprietaria dei terreni compresi nell’area.

La nascita della riserva, a metà luglio scorso, sembrava ormai a un passo, dopo che l’assessore regionale al Territorio e Ambiente, Maurizio Croce, aveva assicurato la firma, entro novembre, del decreto per l’istituzione della riserva della Penisola Maddalena, che va dalla Pillirina fino a Capo Murro di Porco. Era stata perfino già ipotizzata l’assegnazione della gestione al Consorzio Plemmirio, oggi presieduto da Patrizia Maiorca, in modo da creare un blocco unico tra riserva terrestre e area marina protetta. Un annuncio che aveva entusiasmato associazioni, cittadini, enti locali, finalmente convinti di aver concluso positivamente questa lunghissima battaglia. Un entusiasmo spezzato, però, dieci giorni dopo, dalla pronuncia del Tar di Catania, che, decidendo su una serie di ricorsi che coinvolgevano Comune di Siracusa, Regione Sicilia ed Elemata, il 28 luglio scorso ha riportato la situazione indietro di sei anni, rimettendo tutto in discussione.

I giudici amministrativi, infatti, hanno innanzitutto respinto il ricorso del Comune di Siracusa contro la decisione assunta nel 2015 dal dirigente generale pro tempore dell’assessorato regionale Territorio e Ambiente, Salvatore Giglione, di annullare la cosiddetta “variante della bellezza” perché viziata da profili di illegittimità. Si tratta della variante al PRG che il Comune, nel 2011, aveva approvato per modificare la destinazione della zona da area T1-T2 (“a costruzione turistica”) ad area destinata a parco naturale o a verde agricolo, che vietava qualsiasi edificazione. Nello specifico, il dirigente contestava al Comune l’assenza di alcuni pareri, in primis quello del Genio Civile, e la mancanza della procedura di VAS (Valutazione Ambientale Strategica). L’ente comunale aveva allora impugnato la decisione sostenendo invece che, in base a quanto stabilito dalla legge e ribadito da una nota dello stesso assessorato nel 2011, sia il parere sia la procedura mancanti non fossero necessarie, poiché la variante non prevedeva alcuna forma di costruzione e, dunque, alcun aumento del carico urbanistico.

La sentenza del 28 luglio scorso, dunque, cancella la variante e riporta l’area alla precedente destinazione T1-T2. E non è tutto. Il tribunale amministrativo ha anche annullato sia il Piano Paesaggistico della provincia di Siracusa, adottato nel 2012, che includeva i vincoli di salvaguardia della zona, sia la modifica al piano parchi e riserve che l’assessorato Territorio e Ambiente aveva adottato per inserirvi l’area della Penisola Maddalena. In particolare, su quest’ultimo atto è stato ravvisato un vizio di procedura riguardante la cosiddetta “attività di concertazione”, prevista dall’articolo 22 della legge quadro sulle aree protette (la 394 del 1991).

La spiaggia sotto le falesie - © Massimiliano Perna
La spiaggia sotto le falesie – © Massimiliano Perna

Come spiega Paolo Tuttoilmondo, avvocato di Legambiente Siracusa, la sentenza del Tar “scaturisce da una sentenza della Corte costituzionale che, nel 2014, aveva dichiarato incostituzionali, con riferimento all’articolo 117 della Costituzione, alcuni commi degli articoli 6 e 28 della legge regionale 98/1981 sui parchi e sulle riserve”. La sentenza della Consulta, per l’esattezza, ravvisava tale illegittimità nella parte in cui la legge regionale stabiliva forme di concertazione con gli enti locali diverse da quanto prevede l’articolo 22 della legge quadro nazionale. Tale articolo, chiarisce l’avvocato, “prevede infatti un’azione di concertazione più approfondita, che coinvolga gli enti locali, i quali sono chiamati a esprimere un parere più articolato sull’istituzione di una riserva, descrivendone cioè anche l’impatto ambientale, le possibili ricadute economiche sul territorio e così via”. Insomma, si tratta solo di un difetto di procedura che, se risolto, non dovrebbe comportare problemi per la nascita della riserva che salverebbe la Pillirina. “La città vuole la riserva -ribadisce Tuttoilmondo-, l’amministrazione comunale pure. Va sanato il difetto procedurale, svolgendo il confronto formale che il Tar chiede. Gli enti locali sono già disponibili. Basta quindi che l’assessore all’Ambiente riavvii l’iter. È una questione di volontà politica”.

L’assessore Croce ci informa che il “Dipartimento regionale dell’Ambiente, competente per materia, con l’ausilio del difensore erariale sta predisponendo il ricorso alla sentenza del Tar Sicilia”. Si attende, al contempo, che anche l’assessorato ai Beni culturali faccia ricorso contro l’annullamento del Piano Paesaggistico di Siracusa, che peraltro è precedente al nuovo Piano Paesaggistico Regionale, passato già da pronunce di Tar e CGA e approvato nel 2016 con dentro i vincoli di salvaguardia dell’area della Pillirina. Il dubbio ora è: questi vincoli saranno mantenuti o decadranno a seguito della sentenza del Tar? “Siamo nel campo dell’ignoto -risponde Tuttoilmondo-, ci sono due scuole di pensiero opposte, entrambe con delle ragioni, ma lo scopriremo all’atto della pubblicazione”. Intanto il sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo, annuncia che non impugnerà la decisione del Tar sulla variante del PRG e afferma che la strada più breve è quella di un atto formale da parte della Regione: “Chiederemo all’assessore Croce di far ripartire l’iter per l’istituzione della riserva, ottemperando alle disposizioni del Tar circa la concertazione. Da parte mia e della Giunta c’è disponibilità piena a riformulare il parere necessario ai sensi di legge. Credo che si possa far tutto in poco tempo”. Il problema, infatti, adesso è proprio il tempo, visto che le elezioni regionali sono imminenti e la legislatura praticamente finita. La risposta dell’assessore, però, non offre una garanzia certa: “Valuterò l’opportunità -dichiara- di rinnovare la procedura solo dopo aver letto il ricorso al Tar, atteso che questo Assessorato ritiene di aver correttamente ottemperato a tutti i passaggi già previsti dalla legge in materia di contraddittorio con le parti e di concertazione con gli enti esponenziali di interessi locali”.

I movimenti, dal canto loro, chiedono che si faccia in fretta, per evitare sorprese e scongiurare il rischio di sprecare il lavoro fatto in questi anni per restituire la Pillirina alla città. “Quell’area -afferma Fabio Guarnaccia, di Sos Siracusa- ormai è una riserva di fatto, perché la gente è tornata a popolarla e viverla quotidianamente. Ora bisogna riprendere l’iter, superando le mancanze sottolineate dal Tar. Se c’è la volontà politica, si può fare in meno di un mese, anche perché il lavoro scientifico è già stato fatto”. Dello stesso avviso anche un altro attivista di Sos Siracusa, Carlo Gradenigo, il quale assicura che il movimento continuerà a “coinvolgere i cittadini, attraverso petizioni e iniziative, fermo restando che al momento l’azione più incisiva è quella istituzionale”. Da sindaco e movimenti trapelano fiducia e ottimismo. Eppure, qualora non si arrivasse nei tempi, al di là dei possibili esiti dei ricorsi al CGA, la situazione si complicherebbe parecchio, perché, nonostante l’area sia comunque sottoposta a dei vincoli in quanto sito di interesse culturale e paesaggistico, il privato, presentando un progetto che sia compatibile, potrebbe comunque realizzare il resort.

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