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Ambiente

Piccolo viaggio in un futuro imprevedibile

La regione del Pacifico ha subito quest’anno ogni sorta di disastro naturale. Recentemente Christchurch City, la seconda città più grande della Nuova Zelanda, è stata colpita da un piccolo quanto devastante improvviso terremoti che ha danneggiato gravemente almeno 300 e…

La regione del Pacifico ha subito quest’anno ogni sorta di disastro naturale. Recentemente Christchurch City, la seconda città più grande della Nuova Zelanda, è stata colpita da un piccolo quanto devastante improvviso terremoti che ha danneggiato gravemente almeno 300 e più abitazioni in una città già colpita, lo scorso settembre, da un altro terremoto. Se si considera che il tutto è avvanuto in uno dei giorni più impegnativi dal punto di vista del commercio, ci si rende conto come mai il conto da pagare per il piccolo Paese di oltre 4milioni di persone sia arrivato a toccare i 5 miliardi di dollari neozelandesi (circa 3 miliardi di euro). A questo va aggiunto il peggior incidente minerario degli ultimi decenni, dove ben 29 persone hanno perso la vita e la conseguente amministrazione controllata dell’impresa mineraria che ha portato ad un ulteriore salasso di posti di lavoro, in una zona già pesantemente colpita dalla disoccupazione.
Ma questi sono disastri che possono accadere, purtroppo, nella normalità della vita quotidiana. Che richiedono sforzi umani, finanziari ed economici non di poco conto per Paesi piccoli come la Nuova Zelanda e le isole del Pacifico.
Ma se a questo uniamo l’imprevedibile rispetto al cambiamento climatico il peso comincia a diventare poco sostenibile. Nedll’ultimo anno, ad esempio, le massiccie inondazioni accadute in Australia hanno portato a perdita di vite umani e di interi raccolti.
Eventi improvvisi difficilmente prevedibili, e di potenza sicuramente non misurata fino ad oggi, che fanno il paio con la lotta quotidiana che piccole isole come Kiribati e Tuvalu devono portare avanti contro la progressiva erosione del proprio territorio e l’inquinamento delle falde acquifere (leggi acqua potabile) come conseguenza dell’inesorabile crescita del livello del mare, che ha raggiunto i 3.3 millimetri all’anno.
Il cambiamento climatico ed i suoi effetti non sostituisce, ma si somma agli eventi imprevedibili che affrontano le nostre società, aumentando il livello di incertezza generale. Un’atmosfera poco amata da chi deve governare i processi o che forse deve saper almeno in linea di massima prevedere, come i grandi investitori che davanti ad un tale scenario di instabilità hanno chiesto nel novembre scorso, prima della COP16 di Cancun, un impegno serio e fattivo per finanziare l’adattamento al cambiamento climatico: oltre 600 miliardi di dollari all’anno. Inutile dire che neanche i grandi fondi pensione hanno avuto particolare ascolto.
 

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