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Piccoli palchi: giro d’Italia dei locali in cui si suona (ancora) dal vivo

Ecco diciotto “baluardi della musica” live, realtà che accompagnano il proprio pubblico alla scoperta di nuovi talenti e generi, realizzando -in alcuni casi da oltre trent’anni- una programmazione artistica di qualità

Tratto da Altreconomia 191 — Marzo 2017
Un’esibizione dal vivo sul palco di Spaziomusica, un locale nato a Pavia nel 1986 dall’intuizione di una coppia che cercava uno spazio per offrire buona musica

Hanno una tradizione di musica dal vivo che dura da decenni, una resilienza che ha permesso a molti di loro di attraversare momenti difficili e ripartire più forti di prima, e uno zoccolo duro di pubblico che intende la musica come occasione per vivere quel che succede sopra e intorno al palco, ignorando per un attimo lo smartphone. Sono i “baluardi della musica dal vivo” in Italia, locali sparsi qua e là lungo tutto lo Stivale, che rappresentano una certezza per cantautori, musicisti e gruppi, emergenti e già affermati, che amano esibirsi in atmosfere “da jazz club”, anche se il jazz non è l’unico genere che vi si può trovare. Ne abbiamo scovati una ventina, e raccogliendo le loro storie abbiamo capito una cosa: se nei momenti di crisi una differenza è possibile, a farla è la passione, perché è contagiosa, permette di fare rete e di riscoprire il valore e la ricchezza delle relazioni umane.

“La sostenibilità economica? Programma aperto ai nuovi generi e una politica di ingressi dai 3 ai 10 euro” (William Novati, direttore artistico di Spaziomusica, a Pavia)

Lo dimostra Spaziomusica, nato a Pavia nel 1986 in pieno centro storico (www.spaziomusicapavia.it), da cui sono passati grandi nomi della musica italiana e internazionale, ma anche scrittori, critici e liberi pensatori. Ciascuno di loro ha lasciato una traccia -una scritta sul muro, una lettera, una foto autografata, il ricordo di una cena, l’inizio di un’amicizia- e l’anno scorso il locale ha festeggiato il suo trentennale, facendo aprire la serata ai Long Horns, band storica, simbolo del rock pavese, battezzata su quel palco la sera di Capodanno dell’87. Oltre a loro, Ligabue, Guccini,  Bennato, De Andrè, Alex Baroni, Max Pezzali, Fabio Treves, Demo Morselli, Paola Turci, Mauro Pagani, Ellade Bandini, Gene Gnocchi, ma anche outsider di lusso come John Renbourn, Bert Jansch, Eric Andersen, Steve Wynn e Matt “Guitar” Murphy. “Giravamo per concerti nei locali di Pavia e Milano ma non erano mai soddisfatti, mancava la qualità -racconta Daniela Bonanni, fondatrice del locale con il marito Bruno Morani, burbero e barbuto intenditore di musica, scomparso nel 2002-. Nell’84 in via Faruffini si liberò un capannone di fronte all’officina del nostro amico Sergio, grande appassionato di blues, il posto era centrale e veniva libero subito. Siamo partiti all’inizio dell’86, senza avere idea di cosa volesse dire, solo con la voglia di offrire buona musica con la forma di circolo Arci, pensando che questo risolvesse tutto in fatto di permessi e licenze: un’illusione che nei primi tempi ci costò molte chiusure”.

Per più di 13 anni, Spaziomusica è stato per Bruno e Daniela il mondo come avrebbero voluto che fosse, poi, dopo vari cambi, nel 2006 un gruppo di giovani pavesi ha raccolto la loro eredità e oggi l’avventura continua. “Abbiamo dovuto fare i conti con il ricambio generazionale, per rispondere alle aspettative di pubblico e artisti legati da sempre al locale ma al tempo stesso raggiungere pubblici nuovi, e con la sostenibilità economica in un periodo difficilissimo -dice William Novati, direttore artistico di Spaziomusica-. Le risposte sono state una programmazione settimanale aperta a nuovi generi musicali, senza dimenticare i classici, e una politica di ingressi dai 3 ai 10 euro, la consumazione al bar e una costante comunicazione tra cartaceo e internet”. Tra gli appuntamenti fissi, la jam session del lunedì sera, le serate di teatro di improvvisazione, Cinestesia-il cinema muto suonato dal vivo, i Rockfiles di Ezio Guaitamacchi (la storia del rock), il contest “Road To Summer Festival” (musicisti pavesi emergenti), il Molecole Festival d’estate nel Fossato del Castello Visconteo, e tra le iniziative “extra” le compilation dedicate a John Lennon, Michael Jackson, Nick Drake, Rolling Stones, suonate dai migliori gruppi del territorio. Solo nell’ultimo anno a Spaziomusica sono passati Omar Pedrini, Daniele Ronda, Guido Catalano, Earl Thomas Blues & Gospel Band, Shawn Jones (California), Garbo, la Treves Blues Band, i Mandolin’ Brothers e in questi dieci anni di “nuova” gestione anche Bandabardò, Cisco e Modena City Ramblers, Tricarico, Marta Sui Tubi. Pavia a parte, l’Italia conserva, per fortuna, altre stazioni di buona musica dal vivo.

A Milano il Nidaba Theatre (www.nidaba.it) dal 1996 offre tutta la settimana (ad eccezione di domenica e lunedì) spettacoli a ingresso gratuito, con ospiti italiani e internazionali che gli sono valsi il riconoscimento in Europa e in America di “live club d’eccellenza”. Merito di Max e Barbara, che sul loro palco hanno ospitato band italiane blues, rock, rockblues, soul e rockabilly e nomi internazionali come John Popper, Chris Barron, Terry Evans, Jono Manson e Chip Taylor. Nomi che tornano anche al Black Horse di Cermenate (www.blackhorsepub.it) che dal ’95 propone quattro concerti rock al mese, oppure All’una e trentacinque circa di Cantù (http://1e35.com), nato nel 1992 e che oltre a nomi d’oltreoceano ha portato nel suo locale artisti nostrani come Vinicio Capossela, Freak Antoni e Claudio Lolli. Oppure il Big Mama di Cavaglio D’Agogna, Novara (www.bigmamamusicrestaurant.com), che coniuga musica live e buon cibo, o, ancora, il Bloom di Mezzago, in Brianza (www.bloomnet.org), che dal 1987 mescola musica, cinema e arte e tra i suoi ospiti di una vita vanta Nirvana, Afterhours, Green Day, Casino Royale, solo per citarne alcuni.

A Torino, gli amanti della musica live possono scegliere tra il FolkClub (www.folkclub.it), fondato nel 1988 da Franco Lucà, e l’Hiroshima Mon Amour (www.hiroshimamonamour.org), da più di 25 anni sinonimo di concerti e musica live, italiana e internazionale, con nuovi artisti che sul suo palco hanno avuto le prime opportunità e poi sono tornati raggiunta la celebrità.
Un circolo virtuoso che è anche un’altra delle caratteristiche comuni a questi baluardi della musica dal vivo, a cominciare dallo stesso Spaziomusica. In Liguria, a Savona c’è il Raindogs House (www.raindogshouse.com), circolo Arci nato nel 2007, mentre a Genova non è da perdere il Count Basie Jazz Club (www.countbasie.it), “giovane” jazz e blues club nato nel 2008, che ha come presidente onorario Enrico Rava, noto trombettista, e in cui è la passione, ancora una volta, a far da collante. Prova ne è che il giovedì c’è la jam session Happy Jazz, il venerdì Enjoy the blues (concerto e jam session blues), il sabato concerti jazz, blues e musica d’autore, la domenica eventi speciali e masterclass, e tutte le attività sono sostenute dai soci, che investono spirito e tempo per mantenere viva questa realtà.

A Torino, da 25 anni, l’Hiroshima Mon Amour è sinonimo di musica live: conquistata la celebrità, gli artisti che qui hanno avuto la prima opportunità tornano a suonare, mantenendo un legame

Scendendo verso il centro Italia, la prima tappa si fa a a Modena, dove i “must have” della musica dal vivo sono il Vibra (www.vibra.tv) -da vent’anni al servizio di funk, reggae, soul, rare grooves, afro, nu-jazz, bossa, indie rock ed elettronica- e l’Off (www.stoff.it), che dal 2008 presta il palco a gruppi come Marta sui Tubi, Marlene Kuntz ed Ex Csi. La seconda è a Bologna, all’Arteria (www.arteria.bo.it) -locale universitario con programmazione dal mercoledì al sabato, da cui passano i giovani rappers e le rock band d’avanguardia- e al Bravo Caffè (www.bravocaffe.it) che sposa l’enogastronomia a nomi della musica come Suzanne Vega, Terence Trent d’Arby, Vinicio Capossela, James Taylor Quartet, Fabio Concato e Lee Konitz. Raccontano una lunga storia anche il Big Mama Club di Roma (www.bigmama.it) -dal 1984 tempio della musica dal vivo in Trastevere, che miscela live blus, jazz, rock e musica d’autore- e l’Alexanderplatz Jazz Club (www.alexanderplatzjazzclub.it), “culla di jazzisti, jazzofili e curiosi”, con trent’anni di storia alle spalle, atmosfera classica da club, soffitti ad arco, fotografie in bianco e nero autografate da artisti di parte del mondo. Una puntata, infine, la merita Palermo, se si fa visita all’Agricantus (agricantus.org), nato nel 1986, che rifiutando ogni ottica commerciale promuove storiche rassegne di musica etnica, jazz e contemporanea, e ospita ogni anno le selezioni di Arezzo Wave. In città ci sono anche I Candelai (http://candelai.org/about), attivo dal 1995 con concerti live di tutti i generi, eletto nel 2010 miglior locale della città per la categoria “Music Factory”.

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