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Maggio è il mese della biodiversità. Il 20 è la Giornata italiana della biodiversità coltivata e il 22 è quella mondiale della biodiversità. Due appuntamenti che finora, purtroppo, sono rimasti appannaggio degli addetti ai lavori, senza veramente arrivare alle orecchie e ai cuori dei cittadini. La vicinanza tra queste due giornate dovrebbe anche ricordarci della prossimità tra biodiversità agricola e naturale, confinate, invece, dalla burocrazia amministrativa in due diversi ministeri che non comunicano tra loro.

Questa mancanza di coordinamento tra il ministero dell’Ambiente e quello dell’Agricoltura è una delle debolezze sottolineate nel terzo “Rapporto sullo stato delle risorse genetiche vegetali mondiali per l’alimentazione e l’agricoltura”, pubblicato a marzo 2025 dalla Fao (fao.org) a distanza di 15 anni dal secondo, con l’obiettivo di monitorare e mappare lo stato di salute della biodiversità agricola. Anche se i numeri del materiale conservato ex situ (nei frigoriferi delle banche) sembra rassicurante, in realtà emerge che circa il 20% delle accessioni (le sementi collezionate, ndr) andrebbe rigenerato per garantirne la germinabilità e che, troppo spesso, le informazioni su quelle conservate sono mancanti. Inoltre le conoscenze tradizionali legate alle sementi non sono quasi mai documentate.

Questa situazione è dovuta a uno scarso interesse degli Stati per la conservazione e, infatti, il Rapporto evidenzia come il supporto pubblico a queste strutture sia insufficiente, con finanziamenti limitati o sporadici, e una mancanza di infrastrutture e di personale sufficientemente qualificato. Molta enfasi è messa sulla necessità di rafforzare la collaborazione tra ex situ, in situ (nell’ambiente naturale, ndr) e on farm (nell’azienda agricola, ndr), e tra i molti e nuovi attori che stanno giocando un ruolo importante nella conservazione e nell’uso sostenibile della diversità agricola, come le Case delle sementi. Queste realtà -organizzazioni della società civile, movimenti sociali o reti sulle sementi- hanno forti legami con gli agricoltori e le comunità rurali e sempre più spesso svolgono un ruolo centrale nel coinvolgere i cittadini.

Il Rapporto, purtroppo, registra una scarsa interazione tra attori e istituzioni nazionali, perché le “organizzazioni della società civile sono di solito non sufficientemente sostenute e non ben integrate nei programmi nazionali”. Politiche dedicate alla diversità agricola sono assenti in molti Paesi o non coinvolgono in maniera adeguata tutti gli attori. Per capire quanto tutto ciò sia vero basta guardare all’Italia dove si sta scrivendo il Piano nazionale della diversità di interesse agrario, che resta, però, un mero esercizio di stile di ministero, Regioni e università senza nessun confronto con il mondo della società civile.

Sono 5,9 milioni le “accessioni” conservate in più di 850 banche del germoplasma nel mondo

Rispetto ai sistemi sementieri, è importante registrare come in tutti i 128 Paesi che hanno contribuito all’indagine emerga la presenza di quelli formali e informali. Non si tratta di un passaggio di poco conto, ma della presa d’atto che le politiche attuate negli ultimi quarant’anni per eliminare i sistemi informali in nome del progresso non hanno funzionato ed erano profondamente sbagliate. In tutti i Paesi, anche quelli industrializzati, questi due sistemi coesistono, in funzione delle colture e dei sistemi agricoli.

Se il Rapporto registra un maggior interesse rispetto a quindici anni fa per le varietà locali e l’aumento di programmi di miglioramento genetico partecipativo con gli agricoltori, dall’altro lato sottolinea come sia ancora assente un quadro legale in grado di sostenere e far crescere queste iniziative. Insomma, la strada da fare è ancora tanta per riuscire a riportare la diversità in agricoltura. Speriamo che le giornate di maggio non diventino la commemorazione della biodiversità che non è più tra noi.

Riccardo Bocci è agronomo. Dal 2014 è direttore tecnico della Rete Semi Rurali, rete di associazioni attive nella gestione dinamica della biodiversità agricola

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