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Pane e Costituzione. La graphic novel in ricordo di Teresa Mattei, nome di battaglia “Chicchi”

Partigiana, la più giovane tra chi prese parte alla Costituente, l’articolo 3 della Carta porta anche la sua firma. Teresa Mattei, scomparsa nel 2013, ha percorso “la strada della difesa dei deboli, per tutta la vita”. Nel centenario della nascita, ne rinnoviamo la memoria regalando a chi acquista “La Costituente” la graphic novel “La mimosa della partigiana Chicchi”

Teresa Mattei partecipa alla consegna del testo della Costituzione da parte di Umberto Terracini al Capo dello Stato Enrico De Nicola © Agenzia Farabola

Ho conosciuto Teresa Mattei alla fine degli anni Novanta, un pomeriggio di giugno. La casa di famiglia a Lari (PI), circondata dai cipressi, sapeva di libri e pane. L’interno era un bianco e nero in cui Teresa si muoveva con calma e circospezione. In quella lunga chiacchierata pomeridiana, Teresa ha esordito raccontandomi della sua vita dopo l’espulsione dal Partito Comunista Italiano nel 1955: tanti anni in cui non aveva mai smesso di promuovere una cultura di pace, di occuparsi di bambine e bambini, sperimentare metodi educativi con persone del calibro di Bruno Munari e Marcello Piccardo, di battersi per i diritti dei più deboli. Non lo sapevo, ma due anni dopo, a 80 suonati, sarebbe stata anche lei al G8 di Genova a manifestare.

Teresa sembra non volere affrontare l’argomento per cui l’avevo voluta incontrare, la sua storia di partigiana e di Costituente. Poi quasi all’improvviso, mentre la luce fuori si spegneva ha ritirato le tazze del tè e mi ha detto: “La cosa più importante della nostra vita è aver scelto la nostra parte”. Poi con calma e senza che la voce le si scheggiasse in gola una sola volta, mi ha raccontato del giorno in cui era stata espulsa da tutte le scuole del regno per aver contestato le leggi razziali. “Mi sono alzata e ho detto: ‘Io esco perché non posso assistere a queste vergogne'”. Poi racconta del suo alter ego partigiano -nome di battaglia Chicchi-, delle azioni da giovanissima staffetta partigiana a Firenze, costretta a fare scelte dure e contro l’etica che propugnava in tempo di pace, come indicare Giovanni Gentile, suo professore, ai partigiani che l’avrebbero assassinato.

È del 1944 la morte del fratello, Gianfranco Mattei, docente di chimica al Politecnico di Milano, che torturato nella prigione di via Tasso a Roma, si suicida per non tradire i suoi compagni di lotta. Al suo gruppo di combattenti si ispira Roberto Rossellini per l’episodio fiorentino di Paisà: Teresa si laurea in filosofia nel 1944 in circostanze rocambolesche, in fuga dai tedeschi dopo aver fatto saltare in aria con altri compagni un convoglio carico di esplosivo, si rifugia all’Università, dove il professor Eugenio Garin, suo relatore per la tesi, con altri colleghi forma una commissione di laurea estemporanea per crearle un alibi. Teresa prova lei stessa sulla sua pelle la ferocia nazista, catturata e seviziata a Perugia, sfugge miracolosamente alla fucilazione.

È quasi sera quando Teresa mi racconta della prima volta a Montecitorio e del suo spaesamento: a 25 anni, è la più giovane eletta della Costituente nelle liste del Pci, insieme ad altri ragazzi, come Giulio Andreotti e Oscar Luigi Scalfaro (che avrò la possibilità di intervistare e la ricorderà così: “La scelta di Teresa è stata di percorrere la strada della difesa dei deboli, per tutta la vita”). La versione definitiva dell’articolo 3 della Carta costituzionale ha anche la sua firma: Teresa riesce a far introdurre nell’articolo sull’uguaglianza, al secondo comma, l’espressione “di fatto”, semplice ma sostanziale: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini”. Ricorda che il suo intervento è imperniato sui diritti delle donne. Sui documenti si legge: “È nostro convincimento che nessun sviluppo democratico, nessun progresso sostanziale si produce nella vita di un popolo se esso non sia accompagnato da una piena emancipazione femminile”. Dissidente fino al midollo anche verso le simpatie staliniste del partito, viene radiata dal Pci togliattiano nel 1955.

Le luci si sono accese: prima di congedarmi, Teresa ricorda perché il suo nome è indissolubilmente legato all’8 marzo: nel 1946 è lei a pensare alla mimosa come simbolo della festa delle donne: “Scegliamo un fiore povero -dissi ai dirigenti del partito- facile da trovare nelle campagne. E per convincerli mi sono inventata una leggenda cinese”. Per la prima volta Teresa sorride.

La graphic novel “La mimosa della partigiana Chicchi” nasce per ricordare i 100 anni dalla nascita di Teresa Mattei. Sarà regalata in versione pdf a tutti i lettori del libro “La Costituente. Storia di Teresa Mattei” (Altreconomia). Si ringraziano gli autori Francesco Barilli e Manuel De Carli e il Comitato Piazza Carlo Giuliani di Genova che lo ha pubblicato.

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