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La pandemia favorisce la corruzione nella sanità

© Brandon Holmes - Unsplash

Secondo l’Anac solo un terzo dei 14 miliardi di euro stanziati per Covid-19 sono stati assegnati dalle ditte appaltanti. Una situazione preoccupante. La rubrica di Pierpaolo Romani (Avviso Pubblico)

Tratto da Altreconomia 233 — Gennaio 2021

Un’alleanza contro la corruzione. Così lo ha presentato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, il decreto che istituisce una task force di 60 persone, tra cui importanti rappresentanti del mondo istituzionale e accademico, per monitorare l’impiego delle risorse del Recovey Fund al fine di impedire che le mafie e i sistemi criminali dei colletti bianchi sottraggano preziose risorse alla collettività. Ne dovrebbero far parte, tra gli altri, il governatore della Banca d’Italia, il Procuratore nazionale antimafia e il presidente di Anac. Uno dei settori maggiormente esposti al rischio corruzione è senza dubbio la sanità, un comparto dove normalmente si concentra la maggior parte dei fondi stanziati a livello regionale e dove si stanno investendo ingenti fondi per affrontare l’emergenza Covid-19. Alcuni dati rendono l’idea: nel 2019 in sanità sono stati spesi 114,5 miliardi di euro con una crescita di 900 milioni rispetto all’anno precedente e, dall’inizio della pandemia a metà novembre 2020 sono già stati stanziati 14 miliardi di euro.

114,5 miliardi di euro spesi in sanità nel 2019. Una crescita di 900 milioni di euro rispetto all’anno precedente.Dall’inizio della pandemia a metà novembre 2020, sempre in sanità, sono già stati stanziati 14 miliardi di euro

Queste cifre sono citate in un dossier che Libera e la rivista Lavialibera hanno diffuso il 9 dicembre 2020 in occasione della Giornata internazionale contro la corruzione. “L’aspetto forse più scandaloso della crisi in cui siamo stati gettati dalla pandemia -scandaloso e perciò taciuto- è la divaricazione fra cura della salute ed esigenze economiche -ha dichiarato don Luigi Ciotti-. Lo scenario offerto da questo dossier sull’impatto della corruzione in ambito sanitario, cioè sul prezzo pagato in termini di vite non salvate a causa dell’idolatria del denaro e del profitto, non è che una conferma di come il Covid-19 abbia trovato terreno fertile in altri due virus storici: le mafie e la corruzione. Virus a cui troppi si sono assuefatti come se fossero ‘normali’, in una convivenza irresponsabile, distruttiva e, alla lunga, autodistruttiva”. Il binomio tra mafie e corruzione è da tempo denunciato dai massimi vertici degli apparati investigativi e giudiziari e, in relazione alla sanità, è stato posto all’attenzione del mondo politico e dell’opinione pubblica dall’organismo interforze istituito presso il ministero dell’Interno per monitorare, prevenire e contrastare l’agire mafioso e corruttivo nella pandemia.

I mafiosi, come abbiamo scritto su Altreconomia, si sono inseriti in alcune Asl, nella compravendita di farmacie, mascherine, gel, dispositivi e attrezzature ospedaliere e non è scontato, come ha affermato il capo della polizia Franco Gabrielli, un loro interessamento per il mercato dei vaccini anticovid. Dei 14 miliardi stanziati in sei mesi per affrontare la pandemia, solo un terzo -5,5 miliardi- sono stati assegnati e segnalati dalle stazioni appaltanti. Resta ancora sconosciuto come siano stati impiegati gli altri fondi. Il timore è che l’urgenza degli interventi abbia inciso negativamente sulla trasparenza della distribuzione delle risorse e dei controlli. La sanità interessa a mafiosi e corrotti non solo per la ricchezza illecita che possono accumulare ma anche perché costituisce un grande bacino per costruire ed espandere il consenso sociale ed elettorale. Nel dossier di Libera, si legge che la corruzione può consistere nello scambio tra concessione di appalti e promesse e distribuzione clientelare di posti di lavoro. Per non parlare della tempistica o della possibilità di accesso a determinate prestazioni sanitarie che, da diritti fondamentali, sono barattate e concesse come favori. Si tratta di una situazione grave e intollerabile che ancora oggi tantissimi cittadini subiscono ma ancora pochi denunciano. Nel dossier di Libera si legge che dei 430 casi di sospetta illegalità segnalati all’Anac da whistleblower nei primi sei mesi del 2019, solo l’8% riguarda la sanità. Riuscirà la task force del ministro Bonafede ad invertire questo trend?

Pierpaolo Romani è coordinatore nazionale di “Avviso pubblico, enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie

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