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Diritti / Attualità

Ong, migranti, porti: per un pugno di voti

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Il sistema dei visti non funziona, il Regolamento di Dublino non viene riformato, le Ong che salvano i migranti sono criminalizzate. E le soluzioni vengono ignorate per non fermare la straordinaria macchina del consenso. Ecco, punto per punto, perché

Ricapitolando:

  • Chi fugge dal proprio Paese, a causa di guerra o povertà, non può prendere un aereo -anche se potrebbe permetterselo- semplicemente perché il sistema internazionale non lo permette, compreso il fatto che le ambasciate non danno visti. Basterebbe intervenire su questo aspetto, oppure moltiplicare le esperienze dei corridoi umanitari.
  • Poiché non è così, molti migranti sono costretti a viaggi disperati, con ogni mezzo, compreso il barcone nel Mediterraneo.
  • L’Italia e l’Europa hanno fatto accordi scellerati con la Libia   -e non solo, usando i soldi della cooperazione  (altro che “aiutiamoli a casa loro”)- per non farli partire, e addirittura il nostro Paese coordina le operazioni libiche.
  • Però quelli partono ancora, e ancora muoiono (nonostante il blocco in Turchia).
  • Il diritto internazionale impone che vengano salvati in mare (tra le altre, Convenzione SOLAS, firmata a Londra nel 1974, Convenzione SAR, firmata ad Amburgo nel 1979, Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, adottata a Montegobay nel 1982): d’accordo con le istituzioni europee, se ne occupano le istituzioni italiane, che decidono chi va a salvare chi.
  • Le Ong hanno salvato tra il 2014 e il 2017 circa 114mila persone, meno del 19% del totale. La maggior parte infatti dei migranti sono stati salvati nello stesso periodo da Guardia Costiera, Marina Militare e Guardia di Finanza italiane: 309mila su 611mila. Anche loro sono “taxi del mare” e “vice scafisti”? Anche per loro “chiuderemo i porti”?
  • In ogni caso, anche quando imbarcazioni di Ong sono protagoniste del salvataggio, sono sempre sotto la direzione delle autorità italiane.
  • Se vengono fatti sbarcare, i migranti arrivati in Italia non possono andarsene anche se volessero: lo stabilisce il regolamento di Dublino (che risale al 1990), che però non si è voluto riformare (in sede europea Lega astenuta, il M5s ha votato contro). E l’accoglienza è tutto fuorché “pacchia” (come nel caso dei 40mila revocati accertati).
  • Quindi la lettura è: screditare le Ong -anche grazie ai media– perché sono testimoni indipendenti di quel che accade nel Mediterraneo, ma guardarsi bene dal risolvere il problema, perché elettoralmente paga. Dinamica che si ripete in tutta Europa, da Orbán in poi.
  • In Italia infatti un partito che non esisteva più, la Lega, adesso è il primo partito.
  • Oltre al non trascurabile sottoprodotto di avere un Paese più razzista e disumano.

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