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Piccoli, indipendenti, senza animali. Viaggio nei tendoni dei nuovi circhi

A esibirsi sono soprattutto giovani artisti, che non provengono dalle storiche famiglie circensi. Tra musica e danza, giocoleria e volteggi sul trapezio, i loro spettacoli costruiscono un racconto e una forte relazione con il pubblico

Tratto da Altreconomia 198 — Novembre 2017

Immaginate “una città di circo, dove le case sono roulotte, le pareti sono stoffe, le piazze sono tendoni, si passeggia a testa in giù o appesi a un trapezio e le strade sono senza direzioni”. Una simile città trova spazio non solo nei nostri sogni o nelle parole del MagdaClan che così la descrive. Ma anche nella realtà, in tutte quelle città aperte ad accogliere gli artisti di strada e le loro case naviganti, gli chapiteaux. Quello del MagdaClan (magdaclan.com), compagnia di circo contemporaneo senza animali, è blu con delle decorazioni fucsia, largo 22 metri e alto otto, sostenuto da 60 picchetti. Il tendone era usato e, nonostante questo, “abbiamo appena estinto (dopo sei anni, ndr) i debiti contratti per acquistarlo”, racconta Giulio Lanfranco del MagdaClan. Gli artisti della compagnia sono gli stessi che trasportano attraverso l’Italia venti tonnellate di tendone e altri materiali su un camion, con un rimorchio lungo otto metri, e lo allestiscono. A tutto il Clan serve un giorno e mezzo di lavoro per montarlo e allestirlo internamente con il palco, le gradinate, le luci e le scenografie, e un altro giorno per smontarlo. “Anche questo lavoro fa parte della dimensione collettiva che abbiamo scelto -dice Giulio-. Non abbiamo un capo né un direttore, prendiamo insieme le decisioni in una dimensione di costante condivisione. Per noi è una scelta di vita”. Il MagdaClan, fondato nel 2010, è composto da 15 persone che hanno un’età media di 30 anni, “nessuno nato in una famiglia circense”, che una decina di anni fa hanno iniziato a formarsi prima nelle scuole di circo Flic di Torino (flicscuolacirco.it) e Cirko Vertigo a Grugliasco (To, cirkovertigo.com) e poi all’estero, tra il Belgio e la Francia.

Se la Francia ha sempre investito nella formazione e nel sostegno all’arte di strada, “in Italia in questo settore le cose si muovono molto più lentamente”, racconta Federico Toso, direttore della Federazione nazionale arti in strada (Fnas, fnas.it), un’associazione che si propone di riunire gli artisti e le realtà dello spettacolo di strada perché il loro valore sia riconosciuto anche a livello istituzionale. È questo un mondo variopinto, che riunisce “gli artisti di strada che lavorano raccogliendo offerte libere ‘a cappello’, le compagnie professionistiche, i festival e il circo contemporaneo dei tendoni montati in spazi pubblici, dove si cerca un’interazione con il pubblico e con l’ambiente che li accoglie”, spiega Federico. Il circo contemporaneo si distingue da quello tradizionale per la forma multidisciplinare che unisce diverse abilità (dalla giocoleria alla danza, dalla musica all’uso di attrezzi come i trapezi o i tessuti aerei) in una narrazione drammaturgica articolata, che si propone di creare un’interazione con gli abitanti e di trasformare lo spazio urbano. Questi spettacoli, che generalmente sono senza animali, possono infatti abitare le strade e le piazze, i teatri e gli spazi pubblici o ancora, “stare sotto a dei tendoni che, generalmente, sono molto più piccoli di quelli imponenti dei circhi tradizionali  -continua Federico-. I circhi tradizionali sono delle imprese familiari tramandate di generazione in generazione, mentre i protagonisti del circo contemporaneo sono spesso dei giovani che hanno studiato varie forme artistiche e portano queste conoscenze in un collettivo, dove si sviluppa insieme una carriera artistica. Spesso, infatti, anche la gestione della compagnia è cooperativa o in forma associativa”.

Anche il Circo Zoè (circozoe.com) ha questa caratteristica di essere libero da padroni. È una compagnia di artisti internazionali -italiani, francesi e brasiliani- che hanno in media 30 anni e che si definiscono come “compagnia di circo d’autore”, racconta Simone Benedetti, nato a Bergamo nel 1985. “Zoè è una grande famiglia che tiene insieme le tante persone con cui negli ultimi cinque anni abbiamo fatto spettacoli, progetti scolastici e percorsi anche in altre compagnie più grandi all’estero”. I loro spettacoli (nel nuovo “Born to be circus” sono 17 gli artisti in scena) sono una mescolanza di musica e circo, “in cui ognuno di noi mette a valore la sua abilità, per arrivare allo spettatore su un piano emozionale”. Anche il Circo Zoè è riuscito a realizzare il grande sogno di avere un tendone dove mettere in scena la propria arte: lo chapiteau Tanguran (che in balinese significa “risonanza”) è un vero progetto di condivisione artistica con il regista Antonio Vergamini e il suo ultimo spettacolo lirico-circense “Opera Guitta” (operaguitta.com), con cui si sono uniti per riuscire, insieme, a sostenere una spesa così impegnativa. Il Tanguran si riconosce subito guardandolo da fuori, per la particolarità delle sue quattro punte che spingono verso l’alto, allargando lo spazio aereo. Internamente, invece, la compagnia ha disegnato una gradinata che dialoga con la pista e “dà al pubblico la sensazione di essere al centro e a noi artisti di vedere e sentire le persone presenti una a una e sentirne la risonanza”, dice Simone.

In Italia oggi sono una decina le compagnie che, come il MagdaClan o il Circo Zoè, hanno un loro tendone da circo: insieme, si sono incontrate nel “Forum nuovi circhi”, una sorta di “consulta interna alla Fnas”, come lo definisce Federico Toso. “Le compagnie di circo contemporaneo che lavorano sotto a uno chapiteau sono un fenomeno che nasce dall’arte di strada e dalla giocoleria e si sviluppa in tutta Europa con il desiderio di perfezionare le tecniche circensi -spiega Aurelio Rota, coordinatore del forum-. Così sono nate numerose scuole di circo in Italia e gli artisti hanno creato spettacoli sempre più complessi, con una loro drammaturgia, in un dialogo con gli abitanti, aprendo le tende degli chapiteaux perché potesse iniziare uno scambio virtuoso tra gli artisti e i residenti, in uno spazio intimo e accogliente”. Ciascuno di questi tendoni minuti e ospitali ha il suo tratto distintivo sia nella forma, che nella proposta artistica: gli spicchi blu sul fondo giallo del Circo Paniko (su Facebook, CiRcO PaNiKo), “collettivo nomade” attivo dal 2007 e composto da più di 20 artisti; il bianco e nero del “Side kunst-cirque” (sidecirque.blogspot.it); “Liglù”, una cupola geodetica di 7 metri di diametro che ospita 50 spettatori guidati da “Juri il cosmonauta”; MicroCirco (microcirco.it), “circo teatro retrò” con un tendone da 12 metri quadri; “ArterEgo” (arterego.org), un’associazione culturale nata nel 2005 a Casalecchio di Reno (Bo) che da quest’anno ha un “teatro tenda” di 24 metri con una capienza fino a 350 posti; il piccolissimo ed elegante tendone del “Petit Cabaret 1924” (petitcabaret1924.com); il Circo Patuf (circopatuf.com), con il suo chapiteau tondo di 18 metri di diametro; o il Circo Krom (circokrom.eu), che accoglie 150 persone in 200 metri quadri di superficie.

Lo chapiteau (tendone) di MagdaClan è largo 22 metri e largo otto: serve un giorno e mezzo di lavoro per montarlo e allestirlo

Nel tempo, questi artisti hanno raggiunto un’autonomia per cui spesso presentano gli spettacoli in “autoproduzione, chiedendo ai Comuni ospitanti solamente un aiuto per sostenere i costi per l’occupazione del suolo pubblico o sulla promozione degli spettacoli”, spiega Aurelio Rota. Ma nelle politiche adottate dalle pubbliche amministrazioni nei confronti dell’arte di strada ci sono grandi differenze da Comune a Comune, “da chi ha un atteggiamento di completa chiusura a chi sostiene l’arte di strada”, osserva Federico Toso. Per questo è nata la piattaforma “Art the city” (arthecity.com), voluta dalla Fnas per “facilitare l’esercizio dell’arte di strada e favorire l’estensione di una politica di accoglienza a tutte le forme di espressione artistica urbana”.

“Art the city” è uno strumento messo a disposizione non solo degli artisti che possono conoscere le politiche comunali, ma anche degli enti locali che possono mappare le zone libere per gli spettacoli “a cappello” o per i tendoni e anche per il pubblico che può seguire la programmazione delle compagnie dalla piattaforma online. A oggi fanno parte, o sono in procinto di entrare nel network, quattro città italiane: Trieste -che è stata la prima ad aderire nel maggio 2017, mettendosi a disposizione per sviluppare il sito in collaborazione con la Fnas-, seguita da Pesaro, Torino e Genova che sta entrando ora nella rete.

Sempre per sostenere la diffusione dell’arte di strada in un percorso partecipativo e di coinvolgimento delle comunità locali, la Fnas ha ideato il progetto di cittadinanza attiva “Buonastrada”. L’obiettivo è quello di costruire una comunità consapevole e partecipativa, che sostenga e diffonda l’arte di strada nella convinzione che questa possa migliorare la qualità delle nostre vite. Un progetto che sta trovando spazio fertile anche nelle reti di economia solidale. “In incontri dove si parla di monete complementari, energia solare, orticoltura bio o mobilità dolce, l’arte resta comunque all’ultimo posto -osserva Roberto Cargnelli, responsabile del progetto-. Ce ne si ricorda all’ultimo momento, per esempio quando serve uno spettacolo per le famiglie, leggero, adatto a un pubblico di grandi e piccini, o per promuovere una raccolta firme o una campagna”. Per questo si è sentito il bisogno di attivare un movimento per la diffusione della cultura di strada, che riconosca l’artista come “un nuovo cittadino attivo, che non produce zucche, pannelli solari o biciclette, ma una forma artistica che può avere un grande valore in un processo di riqualificazione degli spazi urbani, di formazione e di messa in discussione dei nostri stili di vita”, dice Roberto.

Perché il circo è “la vita nuda”, come dice Simone di Circo Zoè (in greco, “vita”), una scelta radicale che non si ferma allo spettacolo esteriore, ma coinvolge la vita intera, “dedicata alla ricerca di un incontro relazionale ed emozionale con il pubblico, per una qualità della vita migliore”. 

ARTE DI STRADA PROTAGONISTA A BOLOGNA E NEL MONFERRATO
Bologna diventa “città di circo” (bologna.cittadicirco.it). Fino al 12 novembre, il parco di Villa Angeletti nel quartiere Navile (via dei Carracci 73) ospita per la prima volta 15 giorni di programmazione di circo contemporaneo sotto cinque tendoni, con 90 artisti internazionali, 15 compagnie e quattro giorni di studio sull’arte contemporanea (stradarts.it), curate dalla Fnas in collaborazione con Anci e il Comune di Bologna. Un’occasione per promuovere il circo contemporaneo negli chapiteaux, sensibilizzare il pubblico e fare il punto sulla scena artistica nazionale che si sta rapidamente evolvendo. Durante le giornate sarà anche presentato un protocollo nazionale dedicato alle “Città di circo”, ovvero quelle città accoglienti nei confronti dell’arte di strada che garantiscono servizi di sostegno agli spettacoli, in una relazione virtuosa con le compagnie. Un altro progetto riguarda la costituzione di un tavolo di lavoro con l’Anci per elaborare dei percorsi di semplificazione delle norme dedicate all’arte di strada. A Montiglio Monferrato (At), fino ad aprile 2018, si tiene invece la prima edizione di “Mon Circo” (moncirco.com), rassegna internazionale di circo contemporaneo del Monferrato. In programma, sette spettacoli di altrettante compagnie circensi nazionali e internazionali che si esibiranno una volta al mese per due sere consecutive nel MontExpo.

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