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Crisi climatica / Approfondimento

Non solo Bezos-Sánchez. Il peso insostenibile dei jet privati degli ultraricchi

© Yoann Donze - Unsplash

Nel solo 2023 i jet dei ricchi hanno prodotto 19,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente a un valore pari al 2% delle emissioni di tutta l’aviazione civile e all’impronta ecologica dell’aeroporto di Heathrow. L’International council on clean transportation pubblica il primo inventario completo: dalla centralità degli Stati Uniti agli strumenti possibili per affrontare (lato fisco e lato ambiente) la manifestazione plastica dell’iniquità

Gli invitati al matrimonio di Jeff Bezos e Lauren Sánchez a Venezia emetteranno fino a cinquemila tonnellate di gas serra spostandosi a bordo di più di 95 jet privati a fine giugno. Una quantità di emissioni che per essere compensata richiederebbe la coltivazione di 80mila alberi nell’arco di 10 anni.

Il dato è altissimo ma è una goccia se confrontato con i quasi 60mila voli di aerei privati che sono decollati da aeroporti italiani nel corso del 2023. Il nostro Paese è infatti il terzo tra gli Stato dell’Ue e il sesto al mondo per l’aviazione privata, contando l’1,5% delle partenze registrate a livello globale. 

A scandagliare il settore e il suo impatto su clima e ambiente è l’International council on clean transportation (Icct), centro di ricerca indipendente e senza scopo di lucro. “Il rapporto pubblicato il 27 giugno colma una lacuna critica nella comprensione dell’impatto ambientale dell’aviazione, fornendo la prima mappatura globale dettagliata dell’inquinamento atmosferico e climatico dei jet privati -spiegano gli autori-. Combinando infatti i dati sulle traiettorie di volo globali con i modelli di emissioni pubblicamente disponibili, il team di ricerca dell’Icct ha collegato oltre il 90% dell’attività e delle emissioni degli aerei privati ad aeroporti e Paesi”. 

Secondo lo studio nel solo 2023 i jet dei ricchi hanno prodotto 19,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente a un valore pari al 2% delle emissioni di tutta l’aviazione civile e all’impronta ecologica dell’aeroporto di Heathrow, a Londra, il più trafficato d’Europa. In generale, secondo l’analisi di Icct, negli ultimi 10 anni l’impronta carbonica di questi aerei è aumentata del 25% passando dalle 15 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente a 25 milioni di tonnellate del 2023.

Non si tratta però di un andamento regolare: durante il loro picco nel 2022 i jet privati hanno emesso collettivamente circa 23,74 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente, pari a quasi il 4% delle emissioni totali dell’aviazione civile. “I jet privati sono una fonte sorprendentemente grande di inquinamento atmosferico e climatico -ha dichiarato Daniel Sitompul, Aviation fellow dell’Icct-. Un mezzo di questo tipo emette ogni anno una quantità di gas serra pari a quella di 177 autovetture o di nove autocarri pesanti”. In particolare le loro emissioni per passeggero sono dieci volte superiori a quelle degli aerei commerciali.

Le emissioni totali e in relazione al settore dell’aviazione civile dei jet privati

Oltre ai gas serra, i jet privati emettono inquinanti atmosferici dannosi per la salute umana, tra cui gli ossidi di azoto (NOx) e il particolato fine (PM 2.5). “Si stima che l’ozono atmosferico legato agli ossidi di azoto dell’aviazione abbia causato 53mila morti premature nel 2015 e che il PM 2.5 sia responsabile di oltre 21mila morti premature nello stesso anno -si legge ancora nell’analisi-. A causa delle loro operazioni ad alta quota, i jet privati possono anche contribuire in modo sproporzionato alle scie di condensazione persistenti, che contribuiscono all’effetto serra”. Secondo l’analisi questi voli hanno prodotto 21,3mila tonnellate di NOx e 203 tonnellate di PM 2.5 negli aeroporti.  

L’analisi dell’Icct ha identificato 22.749 jet privati con numero di coda unico che hanno effettuato oltre 3,57 milioni di voli. La maggior parte di questi viaggi è stata registrata negli Stati Uniti. Il 65% di tutti i voli esaminati nel report hanno avuto origine infatti negli aeroporti Usa, responsabili del 55% di tutte le emissioni climalteranti legate a questo settore per un totale di 16,3 milioni di tonnellate di CO₂. Una chiara sproporzione visto che gli Stati Uniti sono responsabili “solamente” del 26% delle emissioni globali sui voli commerciali. 

Anche all’interno degli Stati Uniti il traffico di jet privati non è distribuito in modo uniforme. La Florida è al primo posto tra gli Stati per partenze di jet privati con 313.672 voli, pari al 13,7% di tutte le partenze negli Stati Uniti. Seguono Texas (10%) e California (9,55%). Non sorprende quindi che 18 dei 20 maggiori aeroporti per uso di carburante ed emissioni da parte dei jet privati si trovino negli Stati Uniti, compreso l’aeroporto Van Nuys di Los Angeles, il terzo scalo aereo privato più inquinante al mondo. L’aeroporto, che si trova in un quartiere a maggioranza ispanica e a basso reddito, è noto per ospitare gli aerei personali di personaggi come Kim Kardashian, Jay-Z ed Elon Musk.  

Anche l’Unione europea è al centro di questo traffico aereo avendo registrato, sempre nel 2023, 380.513 voli privati di cui il 71,1% su tratte nazionali o intra-Ue. Un numero di voli inferiore al totale combinato di Florida e Texas, da cui sono partiti poco meno di 544mila aerei privati. La maggior parte dei voli internazionali con jet privati in partenza dai Paesi dell’Ue era destinata al Regno Unito (35.889 voli), alla Svizzera (22.437 voli) e agli Stati Uniti (8.052 voli). 

La quota delle partenze di aerei privati per Stato. Dati aggiornati al 2023

La Francia è lo Stato europeo con la maggiore attività dei jet privati nel 2023 con 80.169 voli, pari al 21,1% del totale comunitario e al 2,2% globale. Seguono la Germania e l’Italia, rispettivamente con 66.337 voli (il 17,4% dell’Ue e l’1,9% a livello globale) e 58.933 partenze (15,5% su Ue e 1,7% globale), a testimonianza del loro ruolo di hub chiave per viaggi d’affari e turismo. La Spagna ha registrato 45.595 voli (12,0% sull’Ue e l’1,3% globale), anche in questo caso grazie alla sua forte attrattiva come meta sia business sia turistica. Mentre l’Austria si è classificata al quinto posto con 15.185 voli (4,0%). Infine, i Paesi più piccoli dell’Unione europea, come la Grecia (14.332 voli, 3,8%), i Paesi Bassi (11.373 voli, 3,0%) e il Belgio (9.416 voli, 2,5%), hanno registrato livelli di attività inferiori, guidati principalmente da tratte a corta percorrenza. 

La prima strategia possibile per ridurre l’impatto ambientale dei jet privati consiste nel ridurne le emissioni. Il che include l’inasprimento dei requisiti di efficienza del carburante per i nuovi modelli e l’obbligo di utilizzare carburanti per l’aviazione sostenibili, ad esempio nell’ambito della cosiddetta “ReFuel Eu”, la strategia comunitaria per promuovere l’aviazione (sulla carta) “sostenibile”.

Un secondo metodo è quello di incentivare mezzi di trasporto alternativi, come i treni a lunga percorrenza. Secondo la ricerca di Icct, infatti, la metà di tutti i voli esaminati copre distanze inferiori a 895 chilometri, mentre il 75% è inferiore a 1.500 chilometri. “Questi risultati suggeriscono che chi viaggia con questi mezzi privilegi la comodità e la flessibilità rispetto alla velocità o all’autonomia -si legge nel report-. I voli con jet privati possono quindi essere mitigati dal trasferimento modale verso la ferrovia ad alta velocità in regioni come l’Asia e l’Europa”. I divieti di volo a corto raggio, infatti, sono già stati introdotti in Francia, dove il treno ad alta velocità può competere con l’aereo in termini sulle brevi distanze.

Aumentare le tasse sui voli privati e sulle loro emissioni otterrebbe poi il doppio effetto di disincentivare questi spostamenti e di raccogliere fondi utilizzabili per il passaggio dell’aviazione a carburanti sostenibili. Il rapporto stima che una tassa globale di 1,59 dollari a gallone (cioè 0,4 euro al litro) sui carburanti consumati dai voli privati potrebbe generare fino a tre miliardi di dollari all’anno per sostenere la decarbonizzazione dell’aviazione. “Con l’esplosione della disuguaglianza di ricchezza a livello globale, i politici hanno iniziato a chiedersi perché le tasse sugli aerei privati siano così basse -osserva Dan Rutherford, direttore senior della ricerca dell’Icct-. Dato il lento ritmo del progresso tecnologico e della transizione verso i carburanti sostenibili, è ragionevole far pagare di più l’inquinamento ai viaggiatori ultraricchi”. 

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