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Non c’è solo legno

I “pannelli ecologici” permettono di realizzare mobili utilizzando legname di recupero. Il problema però sono le colle utilizzate per la loro fabbricazione Mobili fatti coi trucioli. È la ricetta del successo del “pannello ecologico”: il truciolato è ricavato al 100%…

Tratto da Altreconomia 106 — Giugno 2009

I “pannelli ecologici” permettono di realizzare mobili utilizzando legname di recupero. Il problema però sono le colle utilizzate per la loro fabbricazione

Mobili fatti coi trucioli. È la ricetta del successo del “pannello ecologico”: il truciolato è ricavato al 100% da legno di riciclo, una materia prima a buon mercato da cui nascono pezzi d’arredamento moderni e low-cost, quelli che acquistiamo nei grandi magazzini e che oggi riempiono le nostre case. Un business verde.
Ma la prospettiva sul pannello truciolare cambia a guardarla da Viadana, nel mantovano. Lungo quest’ansa del fiume Po, è cresciuto l’impero economico della famiglia Saviola, oggi una multinazionale con filiali in Belgio e in Argentina. Il punto dei viadanesi è quello di chi, dalle finestre di casa, osserva i fumi che escono 24 ore su 24 dai camini della Sadepan Chimica, che produce le colle, per lo più a base di formaldeide, necessarie a tenere insieme i trucioli e da quelli della Sia, che per realizzare il pannello ecologico brucia ogni anno oltre 100mila tonnellate di scarti della lavorazione del legno.  
Nel resto d’Italia, invece, il Gruppo Saviola, 826 milioni di euro di fatturato nel 2007 (46,6% dai pannelli, il 37,7 dalla chimica), è “l’azienda che salva gli alberi”. “10mila alberi ogni giorno risparmiati arredando” è scritto nella home page del Consorzio del pannello ecologico (www.pannelloecologico.com), che riunisce le aziende produttrici, mentre un contatore sul sito www.grupposaviola.com ricorda che “insieme abbiamo salvato 45.354.273 alberi” (il dato cambia ogni 3 secondi).
A Viadana c’è chi il pannello ecologico lo definisce “ex legno”: “Sono trucioli pressati a caldo e tenuti insieme dalle colle. Il pannello almeno per il 25% è fatto di urea di formaldeide -racconta uno degli attivisti del Comitato “Noi, ambiente, salute” di Viadana, già ricercatore alla Montedison di Castellanza e poi dipendente del Gruppo Saviola-. E poi qui non hanno mai usato legno di foreste vergini, ma i pioppi che crescono lungo il Po”.
Oggi nel piazzale dello stabilimento sono accatastate tonnellate di legno, raccolte in tutta Italia -ma anche all’estero- nelle piattaforme gestite dalla controllata Ecolegno. Legno trattato, verniciato, pannelli “nobilitati” con un foglio di Pvc: nel 2006, il gruppo Saviola ha utilizzato 1,5 milioni di tonnellate di legname di recupero.
Il problema principale, però, si chiama formaldeide: un gas incolore che si forma a 250-300°C per ossidazione del metanolo, e che in soluzione acquosa (colla melamina-urea-formaldeide) viene usato dall’industria del legno. È ciò che tiene insieme i trucioli, ma secondo la letteratura scientifica internazionale e anche per il nostro ministero della Salute è cancerogeno per inalazione (DGPREV IV/13080/P del 1° giugno 2005). Secondo dati diffusi dall’azienda, nel 2007 il gruppo Saviola ha prodotto 700mila tonnellate di formaldeide. Quella che non viene utilizzata direttamente (circa il 75%) viene venduta.
A Viadana c’è una concentrazione eccessiva di formaldeide nell’aria: secondo una stima dell’Osservatorio epidemiologico dell’Asl di Mantova, nel 2005 le emissioni di formaldeide nel distretto socio-sanitario di Viadana erano di oltre 100 tonnellate all’anno. Una problema che la Sadepan Chimica condivide con la Chimica Pomponesco del gruppo Frati, a meno di 10 chilometri in linea d’aria. Anche il gruppo Frati è attivo nella produzione del pannello truciolare con le aziende Frati Luigi spa e Bipan spa.
Alle emissioni di formaldeide, si accompagna la dispersione aerea della polvere di legno e la combustione degli scarti di lavorazione nei forni-inceneritori dei 4 stabilimenti che producono pannello truciolare tra Viadana e Sustinente (gruppo Saviola), Pomponesco e Borgoforte (gruppo Frati), il cui effetto è tracciato nell’analisi “Emissioni industriali e salute dei nostri bambini”, realizzato dall’Asl di Mantova in collaborazione con la Sezione di epidemiologia e statistica medica dell’Università di Verona.
La ricerca ha riguardato un campione di 3.854 bambini iscritti alle scuole materne, elementari e medie inferiori, la maggior parte residenti a Viadana.
“È potenzialmente attribuibile all’espozione il 54% dei casi in cui un bambino ha effettuato almeno una visita in pronto soccorso (61 bambini) -c’è scritto- e il 63% dei casi in cui un bambino è stato ricoverato in ospedale almeno una volta (27 bambini) nell’ultimo anno”. I bambini ricoverati nei comuni dove sono presenti industrie ad alta emissione sono, in percentuale, il doppio rispetto a quelli che vivono nei “comuni non esposti”. Tosse e catarro, sintomi asmiformi, irritazioni di naso, bocca, gola e occhi: “Vivere in prossimità delle industrie classificate ad alta emissione di inquinanti -conclude l’Asl- implica un sostanziale rischio per la salute dei bambini”. “Consideriamo ‘la causa’ le emissioni del ciclo produttivo del pannello nel suo complesso -racconta Paolo Ricci, responsabile dell’Osservatorio epidemiologico dell’Asl di Mantova-. A questo si può aggiungere l’‘indotto’ del trasporto, perché il traffico di tir coinvolto nell’industria della trasformazione del legno non è ‘normale’”. A marzo 2009 tre associazioni ambientaliste (Codiamsa e Adas, oltre a Noi, ambiente, salute) hanno consegnato un esposto in Procura. Contestano la mancanza della valutazione d’impatto ambientale (V.i.a.) per l’impianto Sama di Sustinente, l’unico autorizzato a bruciare Cdr, e una direttiva della Regione Lombardia del 2004 che autorizza le aziende del comparto del pannello truciolare che bruciano rifiuti a limiti di emissione più alti rispetto ad altri impianti (come gli inceneritori di rifiuti), e senza rendere obbligatori i controlli in continuo dai camini.

I numeri del gruppo
La filiera “integrata” del gruppo Saviola inizia nelle piattaforme di raccolta del legno usato denominate “Ecolegno” (www.legnoriciclato.com), controllate attraverso la Sage. Le “attività collaterali” garantiscono il 5,7% del fatturato complessivo del gruppo, 820 milioni di euro nel 2007. Oltre a Sage, rientrano in questa categoria la Trasporti Delta (una rete di 170 automezzi che si occupa di raccogliere il legno e portar fuori il prodotto finito) e Metmed (un’azienda che importa, commercializza e distribuisce matanolo).   
Al centro degli interessi economici della famiglia di Viadana c’è il “pannello ecologico”, che nel 2007 (ultimo bilancio depositato) valeva il 46,6% del fatturato complessivo di circa 820 milioni di euro. Le aziende che producono pannelli sono la Sia di Viadana, la Sit e la Sacic di Mortara (Pv), la Sama, la Sadepan Latinoamericana (in Argentina), la Sitapan (che a Treviso e a Pesaro-Urbino produce pannelli “nobilitati” con Pvc, laminato e carta decorativa). Il 37,7% del fatturato è dato dal comporto chimico, dalla Sadepan Chimica di Viadana alla Sadepan Chimica N. V., che ha sede a Genk, in Olanda. All’inizio del 2008 è entrata in funziona una nuova linea produttiva di questo impianto, aumentando del 50% la capacità di produrre formaldeide.   
Il 9,8% del fatturato arriva dai mobili in kit: oltre a servire aziende come l’Ikea, Saviola realizza e vende in proprio mobili da montare con la divisione Composad, di Viadana.

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