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Diritti / Attualità

Dite no a questa legge che legittima la tortura

Operatori del diritto, studiosi e testimoni lanciano un appello ai deputati per chiedere loro di non approvare il testo il prossimo 26 giugno. Perché una cattiva legge, in questo caso, sarebbe un passo falso sul fronte dei diritti. Tra i firmatari Ilaria Cucchi, Enrico Zucca e Roberto Settembre

Un'immagine del convegno di mercoledì 14 giugno 2017 "Legittimare la tortura?"

Lo scorso maggio è stata approvata dal Senato (195 voti a favore, 8 contrari) una proposta di legge sull’introduzione del reato di tortura nell’ordinamento giuridico italiano. Si tratta di un provvedimento atteso da molto tempo ma che, nella sua formulazione attuale si pone in totale contraddizione con la convenzione Onu sulla tortura e con le indicazioni contenute nella sentenza di condanna contro l’Italia della Corte europea per i diritti umani del 7 aprile 2015 (Cestaro vs Italia per il caso Diaz).  Un testo “provocatorio e inaccettabile” che non produrrà nessun cambiamento. Una “legge truffa” come scrivevano – tra gli altri – Lorenzo Guadagnucci, Enrico Zucca e Ilaria Cucchi in un appello diffuso all’indomani dell’approvazione della legge al Senato.

Di questa norma, che sembra essere stata scritta appositamente per non essere applicata, si è discusso il 14 giugno a Roma durante il convegno “Legittimare la tortura“, che ha visto la partecipazione di giuristi, studiosi, vittime di tortura e attivisti per i diritti umani. Da qui è scaturito questo appello:

Dite no a questa legge che legittima la tortura

Siamo operatori del diritto, studiosi, testimoni di tortura e ci rivolgiamo ai parlamentari chiamati a discutere il 26 giugno prossimo il testo di legge sulla tortura approvato nel maggio scorso al Senato, per chiedere di fermarsi.

Chiediamo di non approvare quel testo, perché sbagliato e inefficace, destinato a produrre un effetto perverso, ossia legittimare alcune forme di tortura, forse la maggior parte delle forme di tortura praticate in Italia e nel mondo, a cominciare da casi noti del passato come quelli avvenuti alla scuola Diaz e alla caserma di Bolzaneto nel 2001 a Genova, e come la tortura psichica, che diventerebbe pressoché impunibile a causa della formulazione scelta dai senatori (il “verificabile trauma psichico” è un concetto fuorviante e ingannevole).

Il testo di legge in discussione sembra concepito contro le vittime di tortura anziché a loro tutela, ed è in palese antagonismo con le prescrizioni della Corte europea per i diritti umani, a cominciare da quelle contenute nella sentenza dell’aprile 2015 sul caso Diaz (Cestaro contro Italia). Se il testo uscito dal Senato diventasse legge, l’Italia si allontanerebbe ulteriormente dagli standard democratici internazionali e sancirebbe – di fatto – la fuoriuscita del nostro paese dalla Convenzione europea per i diritti umani.

Chiediamo quindi al Parlamento di non approvare il testo uscito dal Senato e di riaprire la discussione a partire dalla formulazione della Convenzione Onu contro la tortura e dalla giurisprudenza della Corte europea sui diritti umani. È un percorso possibile e necessario, realizzabile in tempi brevi da un Parlamento che si proponga l’obiettivo di adeguare il nostro ordinamento a ciò che l’esperienza storica e la giurisprudenza in materia di tortura ci consegnano.

Le forze di polizia italiane hanno il diritto di confrontarsi con una normativa rigorosa, dalla quale non hanno nulla da temere. Il testo oggi in esame sembra invece ritenere che le forze dell’ordine italiane non possano sopportare una normativa che corrisponda ai criteri più avanzati e accettati nelle democrazie moderne.

Una cattiva legge in questo caso non è meglio di niente: è piuttosto un passo falso che fa arretrare l’impegno storico di ogni democrazia contro gli abusi di potere e in particolare contro il più odioso degli abusi, qual è la tortura.

Firmatari

Enrico Zucca, sostituto procuratore generale a Genova, già pm nel processo “Diaz”

Roberto Settembre, già giudice nel processo d’appello per i fatti di Bolzaneto

Lorenzo Guadagnucci, comitato Verità e giustizia per Genova

Michele Passione, avvocato del foro di Firenze

Adriano Zamperini, università di Padova, autore di “Violenza e democrazia”

Marialuisa Menegatto, università di Padova, autrice di “Violenza e democrazia”

Marina Lalatta Costerbosa, università di Bologna, autrice di “Il silenzio della tortura”

Riccardo De Vito, magistrato sorveglianza Sassari

Vittorio Agnoletto, già portavoce del Genova Social Forum

Donatella Di Cesare, università di Roma La Sapienza, autrice di “Tortura”

Tomaso Montanari, presidente Libertà e Giustizia

Ilaria Cucchi e Fabio Anselmo, associazione Stefano Cucchi

Pietro Raitano, direttore, e la redazione della rivista Altreconomia

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