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Ambiente / Attualità

Nelle “terre mutate” la ricostruzione passa dal recupero dei sentieri storici

I volontari dell’associazione Arquata Potest rendono fruibili le antiche vie di collegamento tra le frazioni di Arquata del Tronto (Ascoli Piceno) per poi unirle ai territori vicini. Un’iniziativa per ripartire dopo i terremoti del 2016 e la pandemia

Tratto da Altreconomia 227 — Giugno 2020
Nel 2016 l’associazione Arquata Potest ha avviato il progetto #camminarquata © Arquata Potest

Il sentiero che porta da Faete a Spelonga, frazione del Comune di Arquata del Tronto nelle Marche, è un arco. Si parte dalla chiesa di San Matteo, situata nella parte bassa del paese, e si prosegue in un castagneto secolare. Il tracciato, un antico percorso che per secoli ha rappresentato una delle poche vie di comunicazione per gli abitanti di questa parte di Appennino centrale, è stato recuperato nell’ambito del progetto #camminarquata pensato e realizzato dall’associazione Arquata Potest (arquatapotest.it). Da quattro anni i suoi volontari stanno lavorando per rendere utilizzabili i sentieri che hanno unito tutte le frazioni del Comune di Arquata, in provincia di Ascoli Piceno, almeno fino agli anni Cinquanta dello scorso secolo. L’obiettivo è realizzare il circuito ad anello Grande Anello di Arquata (Gada) e collegarlo con i territori vicini.
Le attività erano partite nel febbraio 2016, quando si puntava a percorrere di nuovo un’antica via di comunicazione che avrebbe collegato il Parco Nazionale dei Monti Sibillini e il Parco Nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga passando vicino al fiume Tronto. Il sisma del 24 agosto 2016 ha costretto a fermare le attività che poi sono ricominciate con determinazione nonostante le difficoltà.

“Abbiamo sviluppato il nostro metodo di lavoro. Trovata la traccia del sentiero, iniziamo il recupero. Tagliamo i rami, leviamo le pietre. Puliamo quello che cade a terra. Spesso gli antichi selciati sono visibili e molti dei percorsi sono caratterizzati dalla presenza di muretti a secco che l’Unesco ha dichiarato patrimonio dell’umanità nel 2018”, spiega Vittorio Camacci, uno dei volontari dell’associazione.  La segnaletica, sempre presente, è stata finanziata dal Comitato Sisma Centro Italia e realizzata da un falegname della zona. Le mappe, poi, sono scaricabili online. Con un passato da maratoneta, Camacci conosce bene le zone di montagna che percorre da quando era bambino. Ha partecipato al recupero di tutti i sentieri, come quello che collega Spelonga e Pescara del Tronto, il paese più colpito dal terremoto, o il percorso Colle d’Arquata-Eremo di Sant’Amico di Avellana. “Qui lungo le mulattiere passerà il Sentiero Italia del Club Alpino Italiano che con i suoi settemila chilometri attraversa tutte le regioni”, spiega Camacci. Oltre al progetto realizzato dal Cai, le strade recuperate sono state inserite nel Cammino nelle Terre Mutate che, con 250 chilometri di lunghezza tra Fabriano e L’Aquila, si muove attraverso le zone colpite dai terremoti avvenuti tra il 2009 e il 2016. “I sentieri, i parchi naturali e le montagne sono uno strumento per fare partire il nostro territorio, dove stiamo ancora aspettando di vedere la ricostruzione. Forse dopo la pandemia, l’estate che ci aspetta segnerà un ritorno alla montagna”, commenta Camacci.

Quando il recupero dei cammini è partito, si cercava di frenare lo spopolamento di Arquata e delle zone limitrofe. “Abbiamo pensato che offrire la possibilità di percorrere un sentiero avrebbe incentivato il turismo locale e offerto nuove risorse per le persone che abitano qui e che stavano andando via”, ricorda Paolo Izzi, anche lui volontario che vive e lavora ad Ascoli Piceno. “Certo non è un risultato immediato ma più persone, anche se di passaggio, possono aiutare a non chiudere i pochi esercizi commerciali rimasti. Che vanno dal bar al ristorante a conduzione familiare fino al rifugio di montagna”, prosegue. Proprio nel senso di un radicamento sul territorio, si muovono le altre attività organizzate da Arquata Potest. L’associazione ha pubblicato i tre volumi “La torre civica di Arquata”, “Settecento Arquatano” e “Ottocento Arquatano”, un lavoro considerato necessario anche perché l’archivio storico comunale è andato in parte perduto dopo i terremoti del 2016 e la nevicata del gennaio 2017.

250 chilometri è la lunghezza del Cammino nelle Terre Mutate, tra Fabriano e L’Aquila, che attraversa le zone colpite dai terremoti del 2009 e del 2016

“Non ci siamo fermati qui. Insieme all’associazione ArquataFutura e con il supporto della curia, abbiamo riportato ad Arquata il crocifisso ligneo del Santissimo Salvatore risalente al 1200. Lo abbiamo messo in una delle strutture provvisorie usata come chiesa dopo il terremoto. Un modo per dire che cultura e storia sono parte della ricostruzione”, spiega Francesca Olini. Vive e lavora a Roma ma le radici della sua famiglia sono ad Arquata, dove avrebbe voluto tornare e fermarsi. “Il nostro è un lavoro collettivo di preservazione della memoria condivisa”, commenta. Ha partecipato al recupero di tutti i sentieri ma ce ne è uno cui è particolarmente affezionata, quello che collega Spelonga e Arquata dove c’era la casa di famiglia venuta giù con la scossa di ottobre 2016. Inaugurato una settimana prima del terremoto di agosto, era stato il primo a essere reso di nuovo percorribile. Ci si può tornare a camminare ma non nella sua interezza perché il punto di arrivo è la zona rossa della città. “Quando potremo di nuovo attraversarlo tutto -afferma- significherà che potremo di nuovo entrare ad Arquata.
Sarà un momento importante”.

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