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Nel ricordo di Ken Saro Wiwa

Il 10 novembre 1995 veniva ucciso l’attivista nigeriano, colpevole di aver chiesto la tutela del suo popolo e del suo Paese dalle devastazioni delle estrazioni petrolifere. Ancora oggi -come documentiamo nel numero di novembre– il delta del Niger è un luogo dannato.

Tratto da Altreconomia 132 — Novembre 2011

Il 4 gennaio del 1993, 300mila persone, circa la metà dell’intera popolazione Ogoni, parteciparono alla manifestazione indetta dal Mosop (Movement for the Survival of the Ogoni People) per protestare contro le malefatte della Shell nei lunghi decenni di sfruttamento petrolifero in Ogoniland.
Alla guida del Mosop c’era Ken Saro Wiwa, poeta e scrittore di fama internazionale che si ispirava alle pratiche non violente per rivendicare i diritti della sua gente, gli Ogoni. La protesta ebbe successo, visto che la Shell ritirò il suo personale dall’area. A quel punto le autorità locali iniziarono la loro opera di militarizzazione dell’Ogoniland, accompagnata da numerosi soprusi e dall’uccisione di alcuni membri delle comunità locali, mentre Ken Saro Wiwa subì intimidazioni di ogni tipo, culminate con l’accusa nei suoi confronti e di altri otto rappresentanti dei vertici del Mosop di omicidio.

Il processo farsa si concluse con la più terribile delle condanne: la pena di morte. Nonostante la forte mobilitazione a livello internazionale, il 10 novembre 1995 Ken Saro Wiwa e i suoi otto compagni furono impiccati nella prigione di Port Harcourt.

Nel 1996 Jenny Green, avvocato del Center for Constitutional Rights di New York, avviò una causa contro la Shell per dimostrare il suo coinvolgimento nell’uccisione del leader ogoni. Dopo anni di diatribe giuridiche, nel maggio del 2009 il processo ha avuto finalmente inizio. Si è chiuso dopo una sola udienza, dal momento che la Shell ha subito patteggiato, accettando di pagare un risarcimento di 15 milioni e mezzo di dollari.

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