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Né carne né pesce

Rispetto per gli “altri” animali, salute e sostenibilità ambientale. Sono queste le ragioni di chi sceglie una alimentazione vegetariana. In Italia sono oltre 6 milioni: un movimento che ha le sue radici nel pacifismo Io sono vegetariano da oltre 20…

Rispetto per gli “altri” animali, salute e sostenibilità ambientale. Sono queste le ragioni di chi sceglie una alimentazione vegetariana. In Italia sono oltre 6 milioni: un movimento che ha le sue radici nel pacifismo


Io sono vegetariano da oltre 20 anni e la motivazione iniziale di tale scelta è stata il rispetto per gli altri animali (dico “altri”, perché è bene ricordare che anche l’uomo biologicamente è un animale). Gli animali vanno visti come fratelli minori (“altri animali” appunto) che richiedono non solo protezione, ma anche il riconoscimento di specifici diritti, in quanto esseri senzienti che hanno il diritto di vivere secondo le caratteristiche tipiche della loro specie. Ma quali sono le caratteristiche tipiche di una specie? Ogni animale ha delle abitudini alimentari, che non possono essere forzate, e se, ad esempio, diamo da mangiare a una mucca farine animali, sicuramente non rispettiamo i suoi diritti ad un’alimentazione tipica della specie. Ma anche le gabbie o gli allevamenti intensivi sono condizioni di vita del tutto innaturali rispetto alla loro anatomia, fisiologia ed etologia, e quindi in contrasto con le loro caratteristiche.

Gli allevamenti intensivi sono quanto di meno rispettoso della biologia e della dignità degli animali, trasformati in macchine produttive all’interno di un processo economico. Agli amici dico spesso: visitate un allevamento intensivo ed un macello e forse diventerete vegetariani. Questa è sicuramente la prima motivazione, tuttavia possono esserci anche altre, come quella religiosa (ad esempio il buddhismo): certamente è una motivazione sufficiente, come è sufficiente il precetto morale “non voglio nutrirmi di altri animali”. Ma la scelta vegetariana può essere influenzata anche da ragioni salutiste. Molti infatti ritengono che sia più salutare non mangiare prodotti di origine animale o, quantomeno, non mangiare carne. Questa scelta è risultata la migliore dieta per prevenire alcune malattie tipiche dei Paesi a più alto sviluppo economico. Se, ad esempio, si va a vedere le raccomandazioni elaborate dall’American Institute for Cancer e dal World Cancer Research Found nel 1997, si nota che le regole sono: “Scegliere prevalentemente alimenti di origine vegetale con un’ampia varietà di verdura e di frutta, di legumi, di alimenti amidacei non o poco raffinati; mangiare almeno quattro porzioni al giorno di verdure e di frutta nel corso di tutto l’anno. Basare l’alimentazione quotidiana su cereali e legumi. Preferire prodotti che non abbiamo subito trattamenti industriali. L’uso abituale di carne rossa è sconsigliata, è preferibile consumare pesce e qualche volta carni bianche. Limitare il consumo di grassi di origine animale”. Non si afferma “diventate vegetariani”, però si dice che una dieta utile a prevenire i tumori (e le malattie cardiocircolatorie) consiste nel consumare meno carne possibile. Un’altra indicazione è quella di non mangiare mai più del 50% di proteine di origine animale e di non consumare più di 30-40 grammi di proteine al giorno, mentre nella nostra società se ne consumano circa 90-100 grammi, cioè tre volte il consumo ottimale. I prodotti di origine animale sono molto ricchi in proteine (da 30 grammi per un etto di carne magra a 17 grammi per il pesce) mentre nei prodotti vegetali (legumi e cereali) il contenuto in proteine è da metà a un decimo di quelli di origine animale. Ciò significa che l’equilibrio tra proteine di origine animale e quelle di origine vegetale si ottiene mangiando per il 70-80% prodotti di origine vegetale e non più del 20% prodotti di origine animale. Attualmente nella dieta dei Paesi ricchi la maggioranza delle proteine che mangiamo sono di origine animale, fino a due o tre volte le proteine vegetali, in netto contrasto con quelle che sono le indicazioni di una corretta alimentazione.

Mi sono trovato molte volte a mangiare con amici non vegetariani, magari ambientalisti convinti, che mi chiedevano le ragioni della mia scelta e ormai ho elaborato una sorta di schema da utilizzare per rispondere a tale domanda. Inizio dunque con l’esigenza di rispettare gli altri animali e poi passo alle ragioni salutistiche, cioè alle caratteristiche e alle esigenze alimentari del nostro organismo, ma non sempre queste ragioni sono però convincenti o sufficienti per gli altri.

A questo punto passo alle ragioni di ordine ecologico e di equità sociale, che ritengo dovrebbero costituire obblighi morali per chi si ritiene ambientalista.

Gli allevamenti che trasformano animali in “macchine da carne o da latte” stanno compromettendo gli equilibri del pianeta: si disboscano le foreste per fare pascoli, si coltivano cereali, che potrebbero essere cibo per gli uomini, per farne mangimi e in tal modo si condanna alla fame una parte dell’umanità. Albert Einstein diceva: “Niente aumenterà cosi fortemente le nostre possibilità di sopravvivenza come il passo al vegetarianismo”. Ma è proprio l’utilizzo di mangimi l’aspetto veramente immorale della produzione di carne.

I cereali coltivati per il bestiame da carne, se fossero consumati direttamente dagli uomini, nutrirebbero da cinque a dieci volte il numero di persone che utilizzano la carne così ottenuta. Inoltre si può osservare che se tutta l’umanità volesse consumare quantità di carne come i Paesi più ricchi (80 -100 chili pro capite all’anno), ottenuta sia da pascolo che da allevamenti intensivi, occorrerebbe avere a disposizione una superficie più che doppia di quella della Terra, da adibire a pascolo e a coltivazioni di cereali! E non basta: Rajendra Pachauri (presidente dell’Ipcc) ha ricordato che la produzione di un chilo di carne causa emissioni equivalenti a 36,4 chili di CO2 e che l’allevamento e il trasporto di animali richiede, per un chilo di carne, la stessa energia richiesta per mantenere accesa una lampadina di 100 Watt per quasi 3 settimane. La dieta carnea favorisce i cambiamenti climatici!



Da Pitagora a Capitini

In Italia, secondo indagini demoscopiche, i vegetariani erano 3 milioni nel 2002: sono diventati 6 milioni nel 2005. Tra questi 3 milioni seguono la dieta in maniera rigorosa e 600mila sono vegani, cioè non mangiano alcun prodotto di origine animale. Inoltre vi sono 300 ristoranti vegetariani. Ma le origine del vegetarianesimo sono molto antiche e molti filosofi e scrittori dell’antichità erano vegetariani (Pitagora, Porfirio, Plutarco, Seneca, Lucrezio, per dirne alcuni). Anche in tempi più recenti molti sono stati i filosofi, gli scrittori e gli scienziati vegetariani (Newton, Schopenhauer, Franklin, Einstein, Pauling, tra gli altri). Tra gli italiani vanno ricordati Leonardo da Vinci, Tommaso Campanella, Giordano Bruno. Ma un particolare rilievo va dato ai padri del movimento nonviolento, Tolstoj, Gandhi e Capitini. Proprio Aldo Capitini, partendo dalla convinzione che il sostentamento umano non può basarsi sulla morte di altri esseri viventi e dalla considerazione che “fin dall’inizio del secolo scorso, il vegetarismo era praticato in Italia da molte persone… per ragioni etiche e dietetiche, senza alcuna organizzazione o gruppo coordinato che ne divulgasse le tematiche”, fondò nel 1952 la Società vegetariana italiana, divenuta poi Avi (Associazione vegetariana italiana). Ecco i motivi che portarono Capitini a divenire vegetariano, come lui stesso spiega: “per oppormi alle guerre che Mussolini preparava, presi la decisione vegetariana, nella convinzione che il risparmio delle vite di subumani inducesse al rifiuto di uccidere esseri umani”. Info: www.vegetariani.it



Attenti a non ingrassare

L’idea prevalente è che si consumi un po’ di insalata e un po’ di pane. Non è niente vero. La maggior parte della nostra cucina tradizionale è senza carne: fino a cinquant’anni fa la carne si mangiava solo nei giorni di festa. Dunque si può cucinare i primi (pasta, pasta ripiena, riso, ecc.) senza utilizzare carne e nei secondi si può ricorrere a preparazioni con verdure e un po’ di formaggio o d’uovo: insalate variate, torte salate, frittate, scelta di formaggi, verdure cotte in tutti i modi ecc. Ma va evitato l’errore di sostituire le porzioni di carne con uova e formaggi, altrimenti si ricade in una dieta troppo ricca di prodotti di origine animale. Quando io e mia moglie invitiamo amici a cena, spesso non si accorgono che nei piatti non c’è carne e si complimentano per la varietà e la bontà delle preparazioni: il merito è delle ricette della nostra tradizione.

Ecco alcuni esempi (tra i moltissimi, basta un po’ di fantasia).

Antipasti: tartine alla crema di carciofi, bruschette varie, verdure sottolio

Primi: pizzoccheri, pasta con sughi vegetali, risotti vari, ravioli di zucca, minestre e minestroni. Secondi: torte salate, soufflé di verdure, carciofi ripieni, fagioli in umido, sformato di quinoa con verdure di stagione, polenta e formaggio

Dessert: torta di mandorle, semifreddo alle fragole, pastiera napoletana

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