Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Economia / Inchiesta

Navi di polizia nel Mediterraneo. Le forniture milionarie del Cantiere Navale Vittoria

Il cantiere veneto è uno dei partner del ministero dell’Interno per la fornitura e manutenzione di motovedette in Libia e Tunisia. Ma nel portafoglio clienti ci sono anche la guardia costiera della Grecia, le forze armate di Malta, la polizia dell’Oman. Commesse cofinanziate dall’Unione europea anche a supporto di Frontex

© mostafa meraji - Unsplash

Il contrasto ai flussi migratori nelle acque del Mediterraneo è un affare e non solo per le commesse legate alla cosiddetta guardia costiera libica. Lo sanno bene i dirigenti del Cantiere Navale Vittoria di Adria (Rovigo) -nato nel 1927 per iniziativa della famiglia Duò- che definiscono “fiori all’occhiello” le loro “imbarcazioni dedicate alla sicurezza scelte dalle polizie e dalle guardie costiere di diversi Paesi del Mediterraneo”.

“In questi anni ne sono state costruite un centinaio per le guardie costiere d’Italia, Slovenia, Croazia, Libia, Malta, Cipro, Tunisia -spiegano- che le hanno impiegate per il contrasto dell’immigrazione clandestina, del contrabbando e del traffico di stupefacenti, del terrorismo o, ancora, per la protezione ambientale e delle aree di pesca”.

Impieghi milionari come conferma l’ultimo bilancio del cantiere veneto affacciato sul Canal Bianco, uno dei partner strategici della Direzione centrale dell’immigrazione e della Polizia delle frontiere del ministero dell’Interno, in particolare in Libia e in Tunisia per la fornitura di navi, la loro rimessa in efficienza o la formazione del personale.

Il fatturato al 31 dicembre 2019 ha raggiunto infatti quota 67,1 milioni di euro contro i 28,5 milioni dell’anno precedente. Ma nel portafoglio dei lavori in corso quelli relativi ai Paesi Nordafricani occupano una posizione residuale. Gli ordini rilevanti hanno riguardato la guardia costiera della Grecia, le forze armate di Malta, la polizia reale dell’Oman, accomunati dall’obiettivo di incrementare la “capacità di sorveglianza, controllo e intervento nelle acque nazionali ed internazionali”.

La commessa da 55,5 milioni di euro della Hellenic Coast Guard è per quattro unità Offshore Patrol Vessel (OPV) denominate “P355” lunghe 36 metri e larghe sette. Malta ha invece ordinato un OPV lungo 75 metri e largo 13 dall’importo previsto di 50,1 milioni di euro (versando un acconto da 45 milioni). Entrambe le forniture sono caratterizzate da un importante cofinanziamento dell’Unione europea. Sia quella maltese (al 75%) e sia quella greca (al 90%) sono alimentate dalle risorse del Fondo Sicurezza Interna dell’Unione europea (ISF 2014-2020), strumento di sostegno finanziario a beneficio degli Stati Ue proprio per la gestione delle frontiere.

Quel tipo di “gestione” non è che un pezzo della strategia europea di esternalizzazione delle frontiere che produce gravi ripercussioni sui diritti umani delle persone migranti. Tra i più significativi e recenti atti di monitoraggio e denuncia dei respingimenti “delegati” -che non interessano assetti del CNV- spicca il ricorso presentato a fine luglio dinanzi al Comitato delle Nazioni Unite per i diritti umani contro Italia, Malta e Libia da parte dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione e del Cairo Institute for Human Rights Studies (CIHRS). “L’azione -spiega il team del progetto Sciabaca&Oruka- è promossa da quattro legali, Lorenzo Trucco, Mariagiulia Giuffrè, Cristina Cecchini e Neil Hicks del Cairo Institute for Human Rights Studies (CIHRS) a cui è stato conferito mandato da due persone, attualmente ancora intrappolate in Libia e vittime del respingimento delegato del 18 ottobre reso pubblico grazie al costante lavoro di monitoraggio di Alarm Phone”.

Torniamo al cantiere di Adria. Dal Mediterraneo ci si sposta al golfo Persico, dove alla Royal police omanita spettano due Super Fast Interceptor (lunghe 20 metri e larghe 3,6) dal valore di 6,3 milioni di euro.

Il CNV (63 dipendenti) opera ormai sul livello internazionale ma non rinuncia alla “storica” collaborazione con il Viminale per quanto riguarda gli appalti in Libia. Ne è la dimostrazione la riparazione pressoché conclusa nel 2019 di una motovedetta/pattugliatore per 823mila euro. Nel corso dell’anno sarebbero state inoltre “completate le manutenzioni a Bizerta (Tunisia) delle sei motovedette per la Garde Nationale tunisina e due delle tre unità libiche danneggiate nel conflitto locale, finanziate dal ministero dell’Interno Italiano”, si legge nella relazione degli amministratori del CNV.

In Italia nel 2019 è stato il Comando generale delle capitanerie di porto di Roma il suo principale committente: cinque “Unità navali d’altura tipo SAR” (ricerca e soccorso) per un importo da 10,4 milioni di euro. Non hanno avuto grande rilievo due contestazioni fiscali mosse all’impresa dalle autorità del nostro Paese e relative a forniture in Libia e in Romania (1,5 milioni di euro in totale).
A fine giugno di quest’anno, peraltro, il Cantiere ha annunciato un’altra fornitura “istituzionale” da parte del Comando Generale della Guardia di Finanza: un “pattugliatore d’altura” dal valore di 32,4 milioni di euro con un’opzione da 97,3 milioni per la costruzione di altre tre unità. Una commessa  129,7 milioni per nuovi Offshore Patrol Vessel “da mettere, in via prioritaria, a disposizione dell’Agenzia Europea Frontex”.

© riproduzione riservata

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.