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Multiplex: l’invasione del cinema totale – Ae 16

Numero 16, aprile 2001Si chiamano “multiplex”, sembrano astronavi e stanno invadendo l'Italia. Sono i megacinema importati dagli Usa, costruiti in periferia o nell'hinterland delle grandi città, dove i film sono l'”esca” per i clienti ma quello che conta è anche…

Tratto da Altreconomia 16 — Marzo 2001

Numero 16, aprile 2001

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i chiamano “multiplex”, sembrano astronavi e stanno invadendo l'Italia. Sono i megacinema importati dagli Usa, costruiti in periferia o nell'hinterland delle grandi città, dove i film sono l'”esca” per i clienti ma quello che conta è anche il contorno: centri commerciali, negozi, bowling, palestre.
Nel 1998 i multiplex in Italia erano 8 (23 erano in fase di costruzione o in progetto), ma dal 1999 a oggi il ministero per i Beni e le attività culturali ha concesso 58 nuove autorizzazioni per cinema multisala con una media di 10-12 schermi e almeno 2 mila posti a sedere. E stando alle promesse dei gestori -ma il dato è confermato anche da uno studio dell'università Bocconi di Milano- nei prossimi 5 anni le nuove aperture potrebbero essere un centinaio.

Nell'affare si sono buttati a pesce imprenditori locali e grandi gruppi multinazionali. Obiettivo: attirare masse di spettatori (1 milione o più in un anno) e farli spendere. L'Italia è un Paese che fa gola: con 120 milioni di presenze al botteghino e un incremento del 18% annuo è il quarto mercato europeo dietro a Francia, Germania e Inghilterra. In più il settore dei multiplex fino a tre anni fa era ancora vergine, nel '98 il 73% degli schermi stava in cinema monosala. Dietro le aperture dei megacinema ci sono grandi multinazionali straniere: Warner Village Cinemas, United Cinemas International (Uci), Kinepolis. E poi le catene di distribuzione cinematografica italiane: gruppo Cecchi Gori, Medusa, Mediaport (società tra l'Istituto Luce e gestori privati). Infine imprenditori locali: Quilleri, Di Sarro, Fumagalli-Moretti, Furlan, Germani-Poggi. Ma un “multiplex” è una realtà sostenibile? E a chi conviene davvero?

I megacinema hanno in comune struttura e strategia. Sorgono a pochi chilometri dalle grandi città, vicino ad arterie stradali a traffico elevato (di solito a pochi minuti dalle uscite di tangenziali e autostrade) e a centri commerciali, supermercati, bowling. Di più: alcuni sono concepiti come veri e propri centri per l'intrattenimento, capaci di ingurgitare i clienti al mattino e risputarli fuori solo a notte fonda. È il caso del “Warner Village” che aprirà a Vimercate (30 chilometri a Nord-Est di Milano) in autunno. La struttura si sviluppa su due livelli: al primo una quarantina di negozi più bar, ristorante, fast-food, sala giochi per 15 mila metri quadrati di superficie.

Il secondo livello è quello del multiplex: 16 sale per 4.124 posti a sedere e 10 mila metri quadrati.Il “centro polifunzionale” sorgerà vicino a un complesso direzionale dove lavorano già 1.500 persone, a ridosso della tangeziale Est e a pochi chilometri dall'autostrada A4. La zona raccoglie le sedi di grandi aziende del settore elettronico e delle telecomunicazioni. Nel raggio di 7 chilometri sorgono due centri commerciali e a meno di un chilometro un supermercato. Oggi passano 70 mila veicoli ogni giorno. Il centro, secondo i progettisti, attirerà 5 milioni di visitatori l'anno. Di questi, 1 milione e mezzo dovrebbero essere i clienti del multiplex della Warner Village. Quindi il megacinema farà convergere oltre 28 mila persone a settimana su una città che di abitanti ne ha 26 mila, mentre tutto il “centro” richiamerà più di 13 mila persone ogni giorno, pari a metà della popolazione di Vimercate. Sarà una situazione sostenibile?

L'unica certezza è che i multiplex con annessi e connessi sono macchine per fare soldi. Cioè per far spendere il più possibile lo spettatore-cliente. Gli incassi di un multiplex di 9 sale e 2.300 posti in un anno superano gli 8 miliardi di lire.”Ma i veri guadagni sono quelli che arrivano dai bar e dai ristoranti- dice Simone Martini, direttore marketing di Uci Italia-. Del prezzo del biglietto, tolte spese e tasse, rimane ben poco”. Quindi il film è una scusa per attirare i clienti e farli spendere il più possibile. Certo costruire strutture come quelle dei multiplex comporta investimenti massicci. Il Kinepolis di Pioltello (Mi) appena aperto, è costato la bellezza di 41 miliardi e 800 milioni di lire. Con un'annotazione: investire in questo settore, oggi, conviene più di qualche anno fa. Grazie alla legge 153 del '94, chi costruisce sale cinematografiche ha finanziamenti a tassi agevolati e non deve pagare gli oneri di concessione, se non per le parti commerciali. Tradotto significa che una struttura come Kinepolis evita di sborsare -tra oneri e contributo per la costruzione- anche 3 miliardi e mezzo di lire. Che sarebbero finiti nelle casse del Comune per costruire strade, fognature, scuole.

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Chi investe nei multisala

Ecco le società con più multiplex in mano già funzionanti o in progetto:

Warner Village Cinemas: joint venture tra l'americana Warner Bros International Theatres, l'australiana Village Cinemas International e l'”azienda italiana di sviluppo” Focus srl. Warner Village in Italia ha già 9 multiplex con una media di 10 sale l'uno. United Cinemas International: joint venture tra le case di produzione americane Universal e Paramount. In Italia ha aperto due sale tra 1999 e 2001. Punta ad averne 20 entro 5 anni. Kinepolis: gruppo belga presente in Belgio, Francia, Paesi Bassi, Spagna. 25 i multiplex, 307 gli schermi. In Italia ha aperto il primo multiplex a marzo. Punta ad aprirne altri 4 in un paio d'anni.

Tra gli italiani, il gruppo Cecchi Gori ha promesso dai 15 ai 20 multiplex in tre anni, Medusa ( Fininvest) ha un “Multicinema” a Bologna e una ventina di aperture a breve. Mediaport (società dell'Istituto Luce e gestori italiani) con 5 multiplex e almeno 8 aperture nel giro di due anni.

La strategia di Bugs Bunny

I multiplex della Warner Village (9 attivi più 3 in apertura) sono mondi che ti catturano e che cercano di non lasciarti più. O almeno il più tardi possibile.

Pensati per l'intrattenimento “totale” vengono costruiti in binomio con centri commerciali o ristoranti, bar e spazi ricreativi. Per decidere -se si vuole- di passarci anche tutto il giorno. Proprio per questo i multiplex Warner sono bellissimi, super colorati, fitti di pupazzi dei cartoni animati Warner che ti “accolgono” all'entrata, ti “seguono” in biglietteria, al bar e fin dentro la sala. Qui, prima del film, un trailer con Bugs Bunny ti ricorda di spegnere il telefonino e di non fumare, di seguito 9 minuti di spot a ricordarti che la pubblicità ormai è l'anima di quasi tutto, un secondo trailer con i nuovi film di stagione e un filmato di un minuto dove viene presentato il Warner Village in cui ti trovi comodamente seduto. E finalmente, 20 minuti dopo l'orario pubblicato sui giornali, inizia il film. La scelta degli orari è vasta, soprattutto il sabato: 5 spettacoli, ultima proiezione alle 24.30.

Come per gli altri multiplex la scelta delle pellicole si basa sulla contrattazione con le case di distribuzione. I titoli a cui si punta sono quelli che possano garantire gli incassi migliori, i cosiddetti “blockbuster”. Alla Warner assicurano di puntare molto sui prodotti italiani ed europei. Anche perché la legge obbliga a riservare a questi film il 20% della programmazione.

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Proteste: la viabilità è il timore maggiore

Multiplex non vuol dire felicità: in molti casi con le nuove costruzioni sorgono anche le preoccupazioni. Soprattutto a proposito della viabilità. Abbiamo chiesto ai nostri lettori (che ringraziamo) di segnalarci eventuali proteste. Ecco alcune delle risposte arrivate in redazione. A Muggiò (Mi), scrive Alberto, sono state raccolte 2.500 firme contro la costruzione di una multisala all'interno del parco sovracomunale del Grugnotorto. Qui, sottolineano gli organizzatori, non si contesta tanto il cinema in sé ma la scelta del parco come luogo per l'edificazione. Legambiente protesta a Malnate (Va) contro gli “ecomostri”, tra cui un multisala. Nella zona di Crema (Cr) sono in progetto due multiplex, dice Romano, con annessi timori dei cittadini per la viabilità a rischio. Uno striscione contro un multiplex costruito vicino a un centro commerciale è apparso a Padova, come segnala Davide. E poi Genova: Alessandro fa notare che, con il multiplex situato nella zona di Porto antico, all'uscita del cinema si creano code lunghe anche 5 chilometri, in particolare al sabato. E anche all'estero le acque non sono calme. Come nel Regno Unito, per esempio, dov'è in corso un boicottaggio contro un multiplex Uci a South London che verrà costruito -stando ai contestatori- su 12 acri di “un bellissimo e storico parco pubblico”. Sul sito è possibile trovare la storia dettagliata: www.boycott-uci.freeserve.co.uk

Tutta una città in sala

Il nuovo multiplex Kinepolis di Pioltello (15 chilometri da Milano) attirerà 19 mila persone a settimana. Un esercito di spettatori pari a due terzi dei 30 mila abitanti della cittadina. È la previsione dei gestori: 1 milione di spettatori in un anno.

Kinepolis è il primo multiplex italiano interamente gestito dall'omonimo gruppo belga, già presente in Italia con una partecipazione al “Cine City” di Treviso. Kinepolis Group in Europa ha 25 multiplex che vanno da un minimo di 5 schermi con 1.059 posti a sedere (Belgio) fino ai 24 di tre multisale (due in Belgio, una in Spagna) per un massimo di 8.368 posti. I visitatori totali nel 2000 hanno superato i 22 milioni.

In Italia l'azienda ha intenzione di aprire altri 4 multiplex nei prossimi due anni. Quello di Pioltello rappresenta bene le strutture di questo tipo. 14 sale, 3.046 posti e un bacino d'utenza di 40 comuni e 2 milioni di abitanti, anche se dovrà fare i conti con i concorrenti: per esempio l'Arcadia di Melzo che sta a soli 9 chilometri o il futuro Warner Village di Vimercate a 16 chilometri. Anche qui l'area è “trafficata”: proprio a Pioltello sorge un polo chimico, oltre alla sede centrale di una grossa catena di supermercati e due centri commerciali nei comuni confinanti. A pochi chilometri corre anche la tangenziale Est. E il traffico -lo si può immaginare- aumenterà negli orari di proiezione dei film. I primi giorni di apertura a fine marzo non hanno dato grossi problemi, assicurano in Comune. Ma un milione di persone in più dirette a Pioltello si farà sentire in qualche modo. Inoltre, grazie alla legge 153/94, il multiplex risparmia un bel gruzzolo sugli oneri di concessione, da pagare solo per gli spazi commerciali. Che comunque sono 1.573 metri quadri su un totale di oltre 12 mila. Kinepolis Group ha realizzato, come da convenzione con il Comune, opere per quasi un miliardo di lire (tra l'altro una rotatoria, una pista ciclabile, un ponte pedonale, la sistemazione a parco di un'area verde ceduta all'Amministrazione comunale). E poi si spera che il “pubblico” del cinema si riversi anche in città, dando nuova vita al centro storico e ai relativi esercizi commerciali. Ma se il Comune avesse riscosso gli oneri -se la legge glielo avesse permesso- avrebbe portato a casa più di tre miliardi.

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Le tappe dell'invasione

I primi multiplex sono stati aperti in Nord e Centro Italia. Oggi Lombardia e Lazio sono le regioni con offerta e crescita maggiori. Segue un secondo blocco di regioni con un numero di strutture superiore alla media nazionale: Emilia, Veneto, Piemonte e Toscana. La scelta delle regioni è quasi ovvia: sono quelle con i consumi più alti. Ma è un trend destinato a cambiare. “Le nuove realizzazioni tenderanno inizialmente a saturare il mercato del Centro-Nord -nota uno studio della Scuola di direzione aziendale della Bocconi- e, in una seconda fase, si rivolgeranno a Sud del Paese”. Le prime a partire sono le città più grandi, quelle con un bacino d'utenza più appetibile. In questo pioniera è stata Bari, con un Warner Village attivo già dal 1997. Ma è la Campania la regione meridionale con più cantieri: dopo l'apertura lo scorso dicembre di un Mediaport a Mercogliano (Av), sono in programma almeno 4 multiplex (di società diverse) nel giro di pochi anni tra Napoli, Caserta e Salerno. Progetti anche in Sicilia e Sardegna, mentre restano escluse per ora Calabria e Basilicata. Anche qui lo scontro è fra imprenditori locali e multinazionali straniere. Gennaro Fusco, esercente di Taranto, ha dichiarato alla rivista “Box office”: “Costruire il multiplex è stato l'unico modo per prevenire i problemi: ovvero l'arrivo di aziende straniere e dei loro cinema”. Peccato che anche lui, per realizzare il megacinema che dovrebbe iniziare le proiezioni in estate, abbia firmato un accordo con una società spagnola.

 

Nuovi cinema: i favori della legge

I multiplex non pagano gli oneri di concessione, così come tutti cinema di nuova costruzione. Lo stabilisce la legge numero 153 del 1994 (che modifica il decreto legge 26 dello stesso anno): “Interventi urgenti in favore del cinema”. Il provvedimento è pensato per incentivare l'apertura di nuove sale. Per questo sono esenti dal pagamento degli oneri le superfici destinate a sala cinematografica, ma non le superfici commerciali. Pagano gli oneri, quindi, bar, ristoranti, negozi, sale giochi. Sempre a mo' d'incentivo la 153/94 permette anche di richiedere finanziamenti a tassi agevolati per realizzare nuove sale o per trasformare e adattare edifici a cinema e arene per spettacoli. Inoltre l'apertura di un multiplex dev'essere autorizzata dal ministero per i Beni e le attività culturali, dipartimento dello Spettacolo. Lo dice il decreto 391 del 1998. Secondo il testo l'autorizzazione è necessaria per tutti i cinema con più di 1.300 posti, indipendentemente dal numero degli schermi.

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