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“Meno è meglio”, il mantra che unisce chi viaggia in camper

Un ritratto sorprendente e plurale di chi viaggia in camper emerge da “Perché siamo camperisti”, la ricerca curata dall’Università del Salento con PleinAir, cameo della nuovissima guida di Altreconomia
E tu che camperista sei? È la grande domanda sottesa all’indagine “Perché siamo camperisti. Habitus, aspettative e pratiche nell’universo del camperismo italiano”, curata dall’Università del Salento in collaborazione con PleinAir, la più importante rivista del settore, che ha sottoposto a un campione di tremila turisti che viaggiano su una “dimora mobile” un fuoco di fila di domande per farne emergere connotati e tendenze. Spesso sorprendenti. Si tratta della più ampia ricerca indipendente (con finalità scientifiche, svincolate da ogni interesse commerciale) realizzata in Italia sul mondo del camper, un segmento finora trascurato tra le pratiche turistico-culturali o, come dice Angelo Salento, docente di Sociologia economica all’ateneo salentino, che ne è il curatore, “una forma di leisure ad alta sostenibilità, per certi versi sempre pionieristica”.
Lo studio si inquadra poi alla perfezione nella cornice della nuova guida di Altreconomia “La felicità del camper”, un precipitato di riflessioni, informazioni e suggerimenti per una vacanza nomade ed ecologica (si veda il box).“L’indagine -esordisce Salento- ha l’obiettivo di mettere in evidenza una galassia di tipologie di camperisti e i connessi ‘sistemi di pratiche’”. Le risposte disegnano infatti le “figure tipiche” di chi viaggia in camper, le loro caratteristiche anagrafiche e come si pongono rispetto a scelte fondanti come l’acquisto del “veicolo ricreazionale”, le mete di viaggio, i luoghi di sosta, il bagaglio e molto altro ancora.
Le informazioni che gli intervistati hanno fornito, in forma del tutto anonima, sono state soprattutto le coordinate per costruire una mappa delle “traiettorie sociali e biografiche” che rimanda a diversi modi di immaginare, desiderare e vivere il camper. E leggendo tra le righe, anzi tra gli assi cartesiani, si coglie una prima chiara polarizzazione tra due habitus o grandi “famiglie culturali di camperismo”: al primo gruppo è stato riferito un habitus “intellettuale”, al secondo uno “manuale”.
Il primo cluster -persone più giovani e con un titolo di studio più alto- interpreta il viaggio come un’esperienza individuale solitaria, in coppia o famiglia; usa un mezzo semplice da guidare e di dimensioni ridotte, tendenzialmente un van o un furgonato, con accessori essenziali (tra cui spicca il pannello fotovoltaico); predilige fermarsi in aree camper semplici o in “sosta libera”, alla ricerca di pace e tranquillità. Un camperista “frugale” che tende al downshifting e considera il viaggio una “scoperta”, un modo di conoscere luoghi e persone.
La seconda “famiglia” -titolo di studio più basso ed età più avanzata- predilige invece viaggi in comitiva od organizzati; si sposta con un camper di dimensioni maggiori e accessoriato come un motorhome, fermandosi in campeggi o in aree camper non lontane dal concetto di resort. Un camperista “opulento” con una tendenza all’“aggiungere” e che (beninteso in modo legittimo) affida al camper il proprio desiderio di pienezza materiale e si destreggia bene a livello di manualità.
Secondo i dati 2024 sul turismo open air in Italia sono 11,4 milioni gli arrivi, 71 milioni le presenze (in aumento), oltre 100mila gli addetti nelle 2.600 strutture tra campeggi, glamping e villaggi turistici. Si stima che il fatturato, compreso l’indotto, sia pari otto miliardi di euro
La ricerca nel suo complesso, pur a fronte di differenti traiettorie socio-biografiche, permette di affermare che una parte consistente di chi ama “l’abitar viaggiando” si affida al camper per cercare una dimensione di disconnessione, di semplificazione e di sostenibilità: la parola d’ordine è “meno è meglio”. Tutto questo è in risonanza con buona parte delle altre risposte: al netto delle distinzioni tra cluster, nella scelta delle destinazioni emerge l’amore per i borghi e la voglia di “natura”. I “nemici” principali dei camperisti sono, non a caso, confusione e rumori. Due terzi sono lettori forti e, curiosità, un buon numero si diletta con i cruciverba. A dispetto del mezzo innovativo, la divisione dei compiti a bordo è molto tradizionale: tre quarti delle donne cucina e l’86% degli uomini guida.
Una parte consistente di chi ama “l’abitar viaggiando” si affida al camper per cercare una dimensione di disconnessione, di semplificazione e di sostenibilità
Il camperismo è poi “una pratica a trasmissione transgenerazionale”: “Una forma di apprendere il mondo che tende a trasmettersi tra genitori e figli -spiega Salento- anche a distanza di molti anni”. Il camper sembra comunque esercitare un vero e proprio imprinting sugli umani, per migliaia di anni nomadi e abitanti di piccoli spazi immersi nella natura, come le caverne. In un altro capitolo della guida di Altreconomia la sostenibilità si declina in numeri. La ricerca “Turismo in camper: impatto economico ambientale del camperista” (2024), realizzata da Ergo, spin off della Scuola superiore degli studi universitari Sant’Anna di Pisa e dal concessionario Caravanbacci sostiene che, con riferimento ai principali parametri d’impatto ambientale, un viaggio in camper ha un impatto minore rispetto a uno tradizionale in auto con soggiorno in albergo.
I MIGLIORI VAN DELLA NOSTRA VITA
Che cosa c’entra il camper con la felicità? Il camper non è solo un’icona di libertà: è un antidoto all’overtourism, un mezzo ideale per praticare un turismo responsabile, destagionalizzato e a basso impatto per l’ambiente. O fare una scelta di vita. Tutto questo lo racconta “La felicità del camper”, guida filosofica e pratica ai viaggi on the road: il camper genera felicità perché offre indipendenza, la magia di “abitar viaggiando”, il piacere casuale della serendipity, l’innovazione dello smart working, la riscoperta della lentezza e della natura. I camperisti diventano portatori di valori e pratiche sostenibili e il camper -salvo eccezioni- una scuola di sobrietà e downsizing, di gentilezza e sobrietà, un modello anche per la vita “stanziale”. Il libro coniuga centinaia di informazioni pratiche, consigli di sostenibilità e suggestioni di viaggio, dai festival culturali ai luoghi selvaggi, dai borghi autentici agli itinerari del gusto, dai luoghi dell’economia eco-solidale a quelli della memoria.
“La felicità del camper. Viaggi liberi, ecologici, slow. Guida filosofica e pratica” di Massimo Acanfora. 16,50 euro (Altreconomia). Prefazione di Michela Bagatella (PleinAir), copertina di Silvia Marinelli
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