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Maxi-depuratore del Garda: gli ultimi sviluppi e l’impegno del “Presidio 9 agosto”

Il presidio dei manifestanti davanti alla Prefettura di Brescia © Basta Veleni, Facebook

Il progetto sostenuto dal Comune di Brescia e dalla prefettura avrebbe notevoli impatti anche sul bacino del Lago d’Idro e del fiume Chiese, denunciano gli attivisti, forti del parere contrario -seppur non vincolante- da parte del Commissario europeo per l’Ambiente, Virginijus Sinkevicius. Gli aggiornamenti dal territorio

Con un’ultima forzatura, il 20 gennaio 2022, Attilio Visconti ha lasciato l’incarico di prefetto di Brescia e quello di Commissario speciale per il progetto del maxi-depuratore del Garda che gli era stato affidato a giugno 2021 dal governo. “Sfruttando i propri poteri, l’ex prefetto ha imposto all’Ufficio d’ambito di Brescia (Ato) la convenzione con la società ‘Acque bresciane’ per la progettazione del collettamento e depurazione dei Comuni della sponda bresciana del lago di Garda -denuncia Marco Apostoli, consigliere della Provincia di Brescia con deleghe al ciclo idrico-. Il Commissario fa questa forzatura l’ultimo giorno del suo mandato dimostrando ancora una volta di voler fuggire dal confronto con chi motivatamente si oppone a questo progetto. Tutto avviene nel silenzio assoluto della politica bresciana”. La gestione dell’opera commissariata passa a questo punto nelle mani del successore di Visconti, il neo-prefetto di Brescia Maria Rosaria Laganà.

Con la convenzione la Prefettura e “Acque bresciane” si impegnano a realizzare congiuntamente, in quanto di interesse comune, le attività di “progettazione, affidamento e esecuzione delle nuove opere per il collettamento e la depurazione della sponda bresciana del Lago di Garda”. Nell’ambito della convenzione, “Acque bresciane” si impegna alla “redazione della progettazione definitiva degli interventi”, alla redazione della documentazione di gara (bando pubblico, disciplinare di gara, capitolato,…) e a svolgere il ruolo di stazione appaltante. “Il presente atto -si legge nel testo della convenzione- decorre dalla data di sottoscrizione ed avrà durata fino alla completa realizzazione degli interventi come da relativi cronoprogrammi indicati nel piano degli interventi elaborato dal Commissario Straordinario”.

Attualmente tutti i reflui fognari della sponda lombarda del lago di Garda vengono trasportati attraverso una condotta sublacuale verso quella veneta, fino al depuratore di Peschiera del Garda (VR). Da alcuni anni, tuttavia, si discute dell’esigenza di superare questo sistema e si è optato per la costruzione di un nuovo impianto di depurazione tra i comuni di Gavardo e Montichiari (BS), che dovrebbe costare circa 220 milioni di euro. Una volta completato il trattamento, i reflui verrebbero scaricati nel fiume Chiese che, evidenziano gli oppositori del progetto, appartiene a un diverso bacino idrografico, peraltro lontano decine di chilometri dal lago di Garda. Un progetto che l’ex prefetto Visconti ha portato avanti in qualità di Commissario speciale nonostante i diversi pareri negativi (tra cui quello del Consiglio provinciale) e senza dare ascolto a critiche e voci dissonanti, chiudendo ogni porta al dialogo. Tra le voci critiche c’è quella del “Presidio 9 agosto”, realtà politica che aggrega diverse parti della galassia verde di Brescia e provincia, che da oltre cinque mesi è in presidio permanente sotto la prefettura.

Il comitato “Acqua pubblica Brescia”, che fa parte del “Presidio 9 agosto”, sottolinea alcuni punti critici del progetto. In particolare questo “violerebbe disposizioni riguardanti operazioni che causino il mescolamento fra loro delle acque appartenenti a due bacini idrografici diversi”. Questi “mescolamenti” renderebbero impossibile, falsandola, “la caratterizzazione qualitativa dei corpi idrici giacché i nuovi depuratori sarebbero finalizzati a trattare acque reflue provenienti dal bacino idrico fiume Sarca-Lago di Garda-fiume Mincio riversandole poi, al termine del processo di depurazione, nel ben distinto bacino Lago d’Idro-fiume Chiese”. Altro elemento critico è il progetto per la costruzione del depuratore a Gavardo (BS) che prevederebbe di intervenire pesantemente “cementificando un’area verde agricola e boscata estesa per oltre sette ettari, soggetta a tutela paesaggistica ed idraulica”.

L’opposizione degli attivisti del “Presidio 9 agosto” ha permesso di ottenere alcuni risultati. Dopo l’audizione alla Commissione ambiente della Camera dei deputati, diversi parlamentari hanno presentato interrogazioni sul caso. Inoltre, il 12 novembre 2021 è arrivato il parere contrario all’opera -ma non vincolante- da parte del Commissario europeo per l’Ambiente, Virginijus Sinkevicius. “Lo smaltimento fognario è disciplinato dalla Direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. I dati comunicati dall’Italia indicano che Gavardo e Montichiari non soddisfano i requisiti di trattamento -ha dichiarato Sinkevicius, rispondendo all’interrogazione presentato dell’eurodeputata Eleonora Evi-. In linea con gli obiettivi della Ue in materia di inquinamento zero, sono necessari investimenti negli impianti di trattamento per ridurre i livelli di inquinamento individuati”.

Il contrasto al progetto di maxi-depurazione subisce però costanti pressioni da parte di questura e prefettura oltre che dal sindaco di Brescia, Emilio del Bono, promotore di un progetto di trasformazione di città e provincia in una sorta di “vetrine” catalizzatrici di turismo ricco nonché di grandi e medi eventi. Del Bono si anche è presentato al presidio chiedendo di scioglierlo per garantire il rispetto del decoro che sarebbe messo “a repentaglio” dalla presenza di striscioni e manifestanti.

Gianluca Bordiga, del “Presidio 9 agosto” ricorda infine come il lago di Garda abbia da 40 anni un sistema di depurazione che porta le acque reflue civili delle sponde bresciana e veronese a un unico impianto a Peschiera del Garda. “Per colpa delle varie amministrazioni locali gardesane, che da sempre pensano solo a incrementare il turismo, da circa 20 anni il mega depuratore di Peschiera non funziona perché vi arrivano reflui eccessivamente diluiti dalle acqua pluviali”. Così, da una decina d’anni, spinti da interessi oltre il bacino idrografico del Garda, la società “Garda Uno” prima e la Società “Acque bresciane” poi, sostenuti da alcuni sindaci gardesani, hanno concepito di risolvere quel loro gravissimo problema “trasferendo nel bacino idrografico del fiume Chiese la depurazione dei Comuni in sponda bresciana”.

 

 

 

 

 

 

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