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Diritti

Lotta alla speculazione finanziaria. Cosa fa l’Italia?

Una lettera al ministro Giulio Tremonti dalla campagna "0,05"

Al ministro dell’Economia e delle Finanze,
On. Giulio Tremonti
Roma

Roma, 22 marzo 2011

Oggetto: lotta alla speculazione. Cosa fa l’Italia?

Egregio ministro,

al vertice dei leader dei Paesi dell’Unione Europea dello scorso 11 marzo, Germania e Francia hanno nuovamente chiesto l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie (TTF) in Europa. Una proposta in grado di frenare la speculazione senza impatti negativi su investimenti e risparmio e capace di generare un gettito di grandi dimensioni in un momento di difficoltà per i conti pubblici.

Lei ha definito diverse volte la speculazione come "la peste del secolo" e dichiarato che occorre muoversi con forza e decisione per contrastare i movimenti speculativi. Gli effetti distorsivi che la speculazione provoca, si stanno drammaticamente verificando anche in relazione all’attuale crisi giapponese. La TTF è uno degli strumenti di maggiore efficacia e nello stesso tempo di più semplice applicazionein grado di contrastare comportamenti eticamente inaccettabili. A sostenerlo sono una molteplicità di studi, articoli e pareri, compresi quelli di diversi premi Nobel per l’economia. Questi ed altri studi hanno anche chiarito la fattibilità e l’efficacia di una TTF introdotta in un numero limitato di Paesi, e in particolare nell’UE o nella zona euro (1).

Lo scorso 8 marzo il Parlamento europeo, in rappresentanza dei cittadini dell’intera Unione Europea, ha approvato in plenaria una risoluzione che chiede di approvare la TTF "senza ulteriori ritardi" anche su scala europea, se non ci fosse il consenso internazionale (2).

A giugno del 2010 la Commissione esteri del Parlamento italiano ha approvato tre risoluzioni, a firma tanto di esponenti della maggioranza quanto dell’opposizione, che impegnavano il governo a dare seguito alla TTF e a lavorare con i Paesi favorevoli nella direzione di una sua introduzione (3).

Un primo disegno di Legge per introdurre una TTF è stato depositato alla Camera a settembre 2010, firmato da parlamentari sia della maggioranza sia dell’opposizione. La proposta prevede di introdurre la TTF in Italia nel momento in cui si dovesse raggiungere un numero sufficiente di Paesi europei che approvano una misura analoga (4).

I vantaggi della TTF sarebbero con ogni probabilità ancora più evidenti in Italia rispetto agli altri Paesi europei. Nel nostro Paese l’ossatura del sistema produttivo è fondata sulle piccole e medie imprese. Chi esporta vedrebbe ridotto il rischio di speculazioni sulle valute; la quotazione del petrolio e delle materie prime sarebbe più stabile e prevedibile; diminuirebbero le possibilità di attacchi sui titoli di Stato, a tutela dei piccoli risparmiatori. Parliamo di una maggiore stabilità finanziaria, di minori rischi nell’export, di maggiore facilità nel reperire i capitali sui mercati finanziari, del miglioramento dei conti pubblici, con evidenti vantaggi per il debito pubblico e l’economia nazionale.

Al già menzionato vertice dei leader europei dell’11 marzo, a fronte della proposta avanzata da Germania e Francia, diversi Paesi si sono detti a favore, tra gli altri Austria, Belgio, Grecia, Spagna, Slovacchia, Portogallo. Governi con orientamenti politici diversi tra di loro ma concordi sulla necessità di intervenire subito per chiudere una "finanza casinò" che ha impatti devastanti per i cittadini e l’economia europee. A fronte di questo blocco di Paesi, a quanto ne sappiamo, l’unico governo ancora esplicitamente "scettico" è quello italiano.

Un recente sondaggio commissionato da Oxfam International e condotto in alcuni Paesi dell’Unione Europea dimostra che vi è un ampio sostegno dell’opinione pubblica verso l’introduzione di questa tassa. In Italia il 59% degli intervistati si è dichiarato favorevole e l’85% ritiene che il settore bancario e finanziario debba contribuire a riparare i danni causati dalla crisi economico-finanziaria (5).

In considerazione di questa molteplicità di evidenze a favore della TTF e del diffuso sostegno in Italia e in Europa per una sua introduzione in tempi radpidi, Le scriviamo quindi per chiederLe conto di quella che ci sembra una profonda incongruenza. L’Italia è pronta a fare la sua parte per arginare la speculazione? Il nostro governo vuole contribuire a  riportare la finanza a essere uno strumento al servizio dell’economia e dell’insieme della società, e non un fine in se stesso per fare soldi dai soldi nel più breve tempo possibile? Alle dichiarazioni è possibile fare seguire decisioni e azioni coerenti contro la "peste del secolo"?

Certi di un suo interesse e in attesa di una sua risposta, Le inviamo i nostri migliori saluti,

* Andrea Baranes, portavoce della Campanga "ZeroZeroCinque" (www.zerozerocinque.it, info@zerozerocinque.it)

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