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La maxi-operazione “Millenium” contro la ‘ndrangheta passa in sordina

Data come terza notizia nel podcast quotidiano della Bbc, che raggiunge oltre 300 milioni di famiglie in tutto il mondo, la maxi-operazione della Procura di Reggio Calabria non ha trovato spazio nelle prime pagine dei principali quotidiani italiani. “Un dato preoccupante”, segnala la criminologa Anna Sergi. L’indagine, che riguarda le ‘ndrine Barbaro e Alvaro, tra le più potenti dell’organizzazione criminale calabrese, ha portato all’arresto di 97 persone
La maxi-operazione della Procura di Reggio Calabria contro la ‘ndrangheta che ha portato la mattina del 21 maggio all’arresto di 97 persone in tutta Italia è stata la terza notizia data nel programma “Global news podcast” della Bbc, trasmesso in 42 lingue dell’emettente britannica con una diffusione globale che raggiunge oltre 300 milioni di famiglie.
In Italia, invece, gli arresti non compaiono in nessuna delle prime pagine dei quotidiani cartacei. “Purtroppo non mi stupisce per nulla e credo che sia un segnale significativo e molto preoccupante”, dice Anna Sergi, professoressa in Criminologia presso l’Università di Essex, ospite la mattina di giovedì 22 maggio proprio della trasmissione della Bbc.
Da quello che è emerso finora, l’operazione “Millenium” coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia diretta da Giuseppe Lombardo è molto rilevante. Sono state arrestate come detto 97 persone in 14 diverse province italiane (Reggio Calabria, Milano, Monza e Brianza, Pavia, Nuoro, Bologna, Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia, Roma, Rimini, Verona, Agrigento e Torino), soprattutto in Calabria, Sicilia e Sardegna con i reati contestati che vanno dal traffico di stupefacenti alle estorsioni fino allo scambio elettorale politico-mafioso. È soprattutto però il “peso” delle famiglie coinvolte a dare la dimensione di questa operazione: i Barbaro, originari di Platì (RC) e gli Alvaro di Sinopoli (RC).
“Su circa un centinaio di clan attivi potremmo definire quelli interessati da questa indagine tra i cinque più grossi e potenti”, aggiunge Sergi evidenziando alcuni elementi interessanti.
“Questa operazione sembra confermare il ritorno dei ‘Barbaro’ in posizione dominante nella gestione del traffico internazionale con l’esistenza della cosiddetta ‘provincia’, ovvero una struttura in cui clan anche in passato rivali collaborano per la gestione del business relativo agli stupefacenti. Un’organizzazione stabile, sovraordinata rispetto alle singole articolazioni presenti sui vari territori, da Nord a Sud, e a queste complementare. L’indagine è mastodontica, con oltre tremila pagine per ognuna delle ordinanze cautelari, e ricostruisce anche il controllo asfissiante del territorio calabrese, con estorsioni e minacce ai commercianti ma anche la dimensione economica riferita agli appalti e ai contatti con il mondo politico locale e regionale. Il nome ‘Millenium’ infine dà l’idea di come dagli elementi che emergono sia in atto un cambiamento epocale nelle organizzazioni criminali”.
Reggio Calabria e il porto di Gioia Tauro restano al centro dei traffici e per la professoressa Sergi è “innegabile” che sia ancora un punto centrale della ‘ndrangheta, anche se gli arresti in tante diverse province italiane dimostrano come i clan sono presenti in varie località allo stesso momento. “Nel caso dei Barbaro, nulla di quello che succede a Platì non avviene anche a Milano: per questo ci sono arresti in tutta Italia”. E anche per questo motivo è rilevante la scarsissima copertura mediatica sui quotidiani nazionali, quasi che la notizia fosse considerata “locale”, relativa a Reggio Calabria e dintorni.
“Per tantissimi anni questa dinamica ha riguardato la Sicilia proprio con riferimento alla mafia -osserva Sergi-. Anche con l’inchiesta ‘Rinascita-Scott’, con oltre 400 indagati, era successa la stessa dinamica: i giornali italiani l’hanno riportata come ‘reazione’ al fatto che ne hanno dato notizia quelli esteri. Tanto che negli ultimi dieci anni ci sono stati processi nella distrettuale di Reggio Calabria che hanno riscritto la storia delle organizzazioni mafiose del nostro Paese ma quasi nessuno ne conosce i contenuti. Viene visto come qualcosa di locale, quando in realtà non lo è”.
Tanto che la Bbc ne ha parlato subito dopo la “trappola” di Donald Trump al presidente sudafricano Cyril Ramaphosa e della conferenza stampa del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. “Il problema è anche la quasi totale assenza di giornalisti delle testate nazionali in Calabria -conclude Sergi-. È rimasto un solo corrispondente, ulteriore dimostrazione della scarsa volontà di seguire le evoluzioni di quello che succede sul territorio regionale. Un grande errore: quello che succede lì è quello che succederà su tutto il territorio nazionale nel giro di dieci anni”.
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