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L’onda lunga dell’acqua bene comune

Torino è sulla strada della ri-pubblicizzazione, grazie a una delibera d’iniziativa popolare. A Piacenza, invece, i sindaci sono chiamati a decidere se seguire, o meno, l’esempio di Reggio Emilia (vedi Ae 146). A Roma -in vista delle amministrative di maggio- si discute la proposta di ripubblicizzazione di Acea Ato 2 avanzata del Crap. E il 9 marzo un convegno nazionale a Forlì

"Grazie ad una deliberazione di iniziativa popolare, la Smat SpA, la società che gestisce l’acquedotto torinese, potrebbe diventare una società speciale consortile. Il documento è stato approvato questo pomeriggio dal Consiglio comunale. A favore hanno votato 20 consiglieri, 1 contrario, 16 astenuti" spiega un comunicato stampa del Comune di Torino, diffuso dopo che -lo scorso 4 marzo- era stata votata la delibera promossa dal Comitato acqua pubblica Torino (ne avevamo dato conto qui).
L’onda lunga del referendum tocca anche la città delle Mole, e punta a mettere "paletti" alle possibili scelte di un ente locale fortemente indebitato, che ha già dimostrato l’interesse a svendere le proprie partecipazioni azionarie per far cassa.
 

Smat spa, una società per azioni controllata al 100 per cento dagli enti locali, potrebbe diventare la più grande utility italiana a trasformarsi in soggetto di diritto pubblico: "Lunedì 4 marzo un incerto consiglio comunale di Torino è stato costretto ad approvare la delibera di iniziativa popolare sotto la spinta democratica dei cittadini -ha spiegato il Comitato, in un comunicato-. Emendamenti dell’ultimo minuto hanno comunque introdotto due elementi che giudichiamo negativamente. Il PD ha voluto cancellare gran parte della cosiddetta ‘narrativa’ che esprimeva le motivazioni che avevano portato alla proposta. La maggioranza di centro sinistra del Consiglio Comunale non ha avuto il coraggio di condividere il senso critico di larga parte della cittadinanza. Nel dispositivo si sono introdotti ulteriori passaggi di valutazione e analisi per l’effettiva applicazione della delibera, che -ricordiamo- viene discussa a distanza di sei mesi dalla sua presentazione".
Alle critiche del Comitato fanno da contraltare le dichiarazioni del sindaco della cittò, Pietro Fassino, che spiega quali siano le due condizioni che l’ente intende verificare, in un tempo di tre mesi, prima di procedere alla "trasformazione di Smat in società consortile". "In primo luogo -ha spiegato Fassino-, qualunque sia la forma societaria, bisogna garantire alla società che gestisce l’acqua adeguati flussi finanziari per investimenti, altrimenti nel tempo il servizio deperirebbe e il costo per i cittadini salirebbe. In secondo luogo, bisogna poi essere consapevoli che Smat ha già fatto cospicui investimenti finanziati da credito bancario: è necessario che la società sia in grado di onorare quegli impegni, che altrimenti ricadrebbero su tutti i 230 Comuni. E i piccoli Comuni non potrebbero sostenerli".
 

A Torino, e in tutto l’Ambito territoriale ottimale numero 3 del Piemonte, potrebbe partire un processo simile a quello che hanno avviato i sindaci della provincia di Reggio Emilia, dopo aver votato una mozione d’indirizzo volta alla ri-pubblicizzazione all’interno dell’Agenzia territoriale per i servizi idrico e rifiuti (ne abbiamo parlato su Altreconomia di febbraio 2013).
L’esempio reggiano potrebbe trovare presto una eco emiliana anche a Piacenza, dove il prossimo 14 marzo l’assemblea dei 48 sindaci della provincia sarà chiamata a decidere sul futuro affidamento della gestione dell’acqua (nel dicembre 2011 è scaduta la concessione a Iren).
"Si tratta di una scelta storica -spiega in un comunicato il comitato Abc Piacenza- tra due alternative agli antipodi, che condizionerà la gestione dell’acqua per i prossimi 30 anni".
"Abbiamo chiesto di poter intervenire ad inizio assemblea per illustrare ai sindaci le nostre proposte -continua il comitato-, ma questa possibilità ci è stata negata. Continuiamo ad attendere il percorso partecipativo annunciato dal Sindaco Dosi appena prima di capodanno. Speriamo che venga avviato presto, e magari allargato all’ambito provinciale.
Le due alternative tra cui scegliere:
1) affidare direttamente , ‘in house’, la gestione dell’acqua a un ente completamente pubblico, in ossequio alla volontà popolare espressa dal risultato referendario del giugno 2011.
2) una gara europea per la scelta del gestore privato o del socio privato con il quale gestire il servizio, in spregio alla volontà popolare.
L’ipotesi della gara, non certamente priva di incognite e alti costi, tradirebbe palesemente l’esito referendario.
La gara potrebbe essere vinta da qualche multiutility privata straniera, e anche qualora venisse vinta da Iren il quadro a cui si andrebbe incontro è quello di una privatizzazione sempre maggiore del servizio idrico integrato, in spregio al risultato referendario.
Iren infatti nel suo ultimo piano industriale, oltre a prevedere di continuare nel taglio degli investimenti previsti, prospetta chiaramente la privatizzazione totale del servizio, affermando che l’impegno della società si concentrerà nel consolidamento della partnership con F2i", il fondo d’investimenti guidato da Vito Gamberale.

Intanto, come anticipato da Altreconomia a febbraio, il Coordinamento romano acqua pubblica avvia il dibattito nella Capitale intorno allo studio di fattibilità economica per la ripubblicizzazione di Acea Ato2 Spa,  redatto avvalendosi di consulenti professionisti. "Su questa base il Coordinamento romano acqua pubblica ha articolato una proposta che intende condividere con tutte le realtà interessate -spiega il Crap in un comunicato-: a partire dai lavoratori del settore, passando per i cittadini dei comuni dell’Ato2, arrivando fino al consiglio comunale di Roma, principale azionista di Acea. Con la consapevolezza che questo possa essere un primo passo verso la ripubblicizzazione di tutti i servizi pubblici, sempre più aggrediti da speculazioni e privatizzazioni". L’appuntamento per un primo momento di confronto pubblico sui temi sarà venerdì 22 marzo alle ore 18.00 presso il Cinema America Occupato (Via Natale del Grande 6- Zona Trastevere). Mercoledì 6 marzo, invece, alle ore 17.30 presso il Rialto S.Ambrogio (Via S.Ambrogio, 4) il Coordinamento romano acqua pubblica ha organizzato un incontro di autoformazione sulla proposta di ripubblicizzazione di AceaAto2.

"Ripubblicizzazione" è anche il titolo del convegno nazionale in programma a Forlì sabato 9 marzo: l’obiettivo dell’iniziativa -promossa dai comitati di Forlì-Cesena, Faenza, Ravenna e Rimini– è far "rispettare il referendum anche in Romagna". Tra i relatori, anche Roberto Balzani, sindaco di Forlì, che intervistammo a novembr 2012 (Ae 143) dopo che aveva portato in consiglio comunale una posizione contraria alla fusione tra Hera (multi utility quotata in Borsa partecipata anche dal Comune di Forlì) e Acegas-Aps (altra multi utility quotata, partecipata dai Comuni di Padova e Trieste). Balzani ci aveva spiega che quella che da un punto di vista finanziario è “un’operazione del tutto razionale, e probabilmente positiva e fruttuosa”, perché coinvolge due società quotate in Borsa, e vede l’ingresso come azionista del Fondo strategico italiano di Cassa depositi e prestiti, “renderà sempre più problematici i rapporti tra management e territori emiliano-romagnoli, e ciò indurrà l’azienda a muoversi verso logiche privatistiche ancora più marcate” ha commentato Balzani con Ae. “È la logica dell’azionista che -conclude il sindaco di Forlì- si è imposta anche all’interno del sistema pubblico”.

(Aggiornato il 7 marzo alle 9.42)

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