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Ambiente / Varie

L’oasi del Cassibile salva dai rifiuti

Gli atti dell’inchiesta "Terra mia" proverebbero che l’autorizzazione all’apertura di una discarica nella Riserva naturale di Cavagrande sarebbe il frutto di tangenti. L’iter disturbato dall’azione dei comitati e dal ricorso al TAR del Comune di Noto. Per uno stop definitivo si attende una revoca in autotutela da parte di Regione Sicilia

Quest’estate, come sempre, la Riserva naturale orientata di Cavagrande del Cassibile, in provincia di Siracusa, ha bruciato, ma “le vampate” più importanti sono quelle che si sono levate intorno al progetto di discarica che l’impresa SoAmbiente avrebbe voluto realizzare all’interno dell’area protetta (e di cui Altreconomia aveva dato conto nel dicembre del 2013).

A metà luglio, infatti, un’operazione di polizia denominata “Terra mia” ha colpito un collaudato sistema, in tema di gestione dei rifiuti, che -secondo l’accusa- coinvolgerebbe un importante funzionario regionale e alcuni imprenditori, tra i quali i titolari appunto della SoAmbiente, arrestati su ordine del Gip di Palermo (misura poi confermata a inizio agosto anche dal tribunale del Riesame). 
Il quadro accusatorio che ne deriva, supportato da prove e da intercettazioni telefoniche e ambientali, è importante: il protagonista principale dell’inchiesta sarebbe un funzionario dell’ufficio Servizio II – VIA – VAS dell’assessorato al Territorio ed ambiente della Regione Sicilia, impegnato in particolare nell’istruttoria delle pratiche per il rilascio e il rinnovo delle autorizzazioni c.d. AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) nonché degli altri atti amministrativi necessari per l’avvio, l’ampliamento e il mantenimento degli impianti di smaltimento dei rifiuti operanti nel territorio siciliano.

Il profilo che risulta dalle indagini è quello di un funzionario che secondo gli inquirenti avrebbe facilitato il rilascio delle autorizzazioni, avrebbe fornito una vera e propria attività di consulenza illegale agli imprenditori amici, suggerendo le mosse utili ad aggirare ostacoli e ad ottenere vantaggi, e avrebbe esercitato un’azione delatoria, avvisando preventivamente gli stessi sull’imminenza di ispezioni o controlli da parte delle autorità competenti. 
In cambio di questa sua zelante opera, il funzionario avrebbe ricevuto tangenti corpose e tutta una serie di altri vantaggi.

Nel caso della vicenda riguardante la SoAmbiente, relativa ad alcuni progetti di discarica (tra cui rilevano quella appunto di contrada Stallaini all’interno della riserva del Cassibile e un’altra prevista a Pachino), i fratelli Sodano sono accusati di aver versato decine di migliaia di euro (100mila secondo gli inquirenti, 60mila a detta dei due fratelli imprenditori) e di aver promesso una delle villette in realizzazione presso l’area della Scala dei Turchi, a Realmonte (Agrigento). 



L’opposizione di cittadini, ambientalisti e del Comune di Noto,
che a suo tempo aveva redatto un ricorso al Tar contro le procedure di autorizzazione e in particolare quella, molto discussa, di rilascio dell’AIA, ha portato all’attenzione pubblica la vicenda (fino a quel momento, svoltasi nel silenzio). Nelle intercettazioni riportate alle pagine 202 e 203 dall’ordinanza, emerge tra le varie cose il nervosismo dei due imprenditori per via dei tanti soldi che i titolari di SoAmbiente avrebbero versato (“qualche cinquantamila euro gli abbiamo dato…”, si legge), senza che ciò si fosse ancora tradotto nell’avvio dei progetti. Uno scenario che spiegherebbe le stranezze di alcune autorizzazioni rilasciate dall’ufficio dell’assessorato regionale Ambiente e Territorio, soprattutto nel settore dei rifiuti, a cominciare dall’Autorizzazione integrata ambientale (AIA) concessa per una discarica prevista a trecento metri da una delle aree di maggior pregio ambientale del Meridione. 


Due note positive, tuttavia, si possono cogliere: la prima è che, come ci raccontano le intercettazioni a proposito dei presunti illeciti tra il funzionario e i vari imprenditori del settore rifiuti coinvolti, le proteste della cittadinanza e dei comitati contro le discariche, i provvedimenti di tutela da parte dei Comuni, i dubbi espressi dai funzionari onesti, talvolta riescono a fermare anche i più collaudati sistemi di corruzione (e quindi sono tutt’altro che inutili); la seconda è che, probabilmente, dopo gli arresti e la scoperta del quadro corruttivo relativamente alla discarica prevista in contrada Stallaini, l’area protetta di Cavagrande del Cassibile è forse definitivamente salva, così come salva è la prestigiosa falda acquifera che vi scorre sotto.

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