Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Esteri / Varie

Lo Yemen sotto le bombe made in Italy

A cinque mesi dall’inizio dei raid della coalizione guidata dall’Arabia Saudita, un report dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere evidenzia il quasi certo utilizzo nel corso del conflitto di bombe fabbricate in Italia, ed esportate nonostante i divieti della legge 185/1990. A maggio 2015 hanno preso il mare verso il Paese arabo armi e munizioni per un valore di oltre 21 milioni di euro

Sono passati cinque mesi dall’inizio, il 26 marzo 2015, dei bombardamenti in Yemen, a seguito dell’intervento militare di una coalizione guidata dall’Arabia Saudita per contrastare l’avanzata del movimento sciita zaidista Houth.
Da allora, sarebbero morte -secondo le Nazioni Unite- almeno 4mila persone, uccise anche da ordigni che potrebbero essere stati prodotti in Italia. È questa la conclusione cui arriva l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (OPAL), che ha analizzato i dati presenti nelle Relazioni annuali alla Presidenza del Consiglio relativi alla legge 185/90, quella sulla regolamentazione dell’export di armi.

Giorgio Beretta, analista di OPAL, ha passato in rassegna, in particolare, le autorizzazioni concesse alla società RWM Italia (azienda del gruppo tedesco Rheinmetall) per l’esportazione di bombe aeree verso l’Arabia Saudita, negli anni 2012, 2013 e 2014.
Particolarmente rilevante sarebbe un’autorizzazione all’esportazione del 2013, e relativa -spiega Beretta- a “3.650 bombe da mille libbre MK83 attive complete di anelli di sospensione per un valore complessivo di 62.240.750 euro”. “Ritengo che sia possibile -scrive il ricercatore- che il destinatario finale di questa autorizzazione sia proprio l’Arabia Saudita in quanto la Relazione europea sulle esportazioni di sistemi militari segnala che nel 2013 dall’Italia sono state rilasciate autorizzazioni all’esportazione verso l’Arabia Saudita per la categoria ML 4 (Bombe, razzi, missili ecc.) per un totale € 69.641.471”.

Inoltre, scrive Beretta in un articolo pubblicato da unimondo.org, “lo scorso maggio [2015, ndr] sono state esportate dall’Italia agli Emirati Arabi Uniti ‘armi e munizioni’ (tra cui bombe) per un valore di oltre 21 milioni di euro e per un peso di circa 16.900 chili”. 

Secondo l’Osservatorio permanente sulle armi leggere, “le suddette autorizzazioni rilasciate a RWM Italia per l’esportazione di queste bombe che hanno come destinatario finale l’Arabia Saudita o un Paese della coalizione militare che sta effettuando i bombardamenti aerei in Yemen dovrebbero essere sospese in considerazione […] del fatto che l’intervento militare di questa coalizione non ha avuto alcun avallo da parte delle Nazioni Unite e dei ripetuti bombardamenti aerei sulle aree residenziali”.

La legge n. 185 del 1990, infatti, vieta espressamente l’esportazione di materiali di armamento “verso i Paesi in stato di conflitto armato, in  contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da  adottare previo parere delle Camere” e soprattutto “verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione” secondo il quale “’l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Secondo Beretta e l’OPAL, che a luglio -in occasione del venticinquesimo anniversario dall’approvazione della legge aveva avanzato, insieme a Rete disarmo, una serie di richieste al governo per renderla più efficace ed aumentarne la trasparenza- “occorre che il Parlamento riprenda il controllo di questa materia e interroghi il governo sulle esportazioni di sistemi militari. Sarebbe anche un bel modo per rendere omaggio ai 25 anni dall’entrata in vigore dalla legge 185 o, più prosaicamente, per non finire poi col lamentarci con l’Unione europea se i profughi delle guerre -combattute anche con bombe e armi italiane- arrivano sulle nostre coste. Germania e Svezia hanno sospeso e cancellato importanti contratti militari con l’Arabia Saudita: forse anche per questo da un po’ di tempo i partner europei prendono poco sul serio i governi italiani quando li sentono parlare di politica estera e di sicurezza”.

Foto di Medici Senza Frontiere Italia

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.