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Ambiente / Opinioni

L’inquinamento resta identico anche senza traffico? Falso

I dati dell’Agenzia europea per l’ambiente smentiscono la tesi per cui il lockdown non avrebbe generalmente contribuito a migliorare la qualità dell’aria nelle città, nemmeno nella Pianura padana. Eppure in troppi fingono di non vedere l’evidenza. Il commento del prof. Paolo Crosignani

Piazza Duca d'Aosta, Milano - © REVOLT on Unsplash

Secondo un recente articolo pubblicato da L’Espresso il 30 dicembre 2020, il lockdown avrebbe “migliorato la qualità dell’aria, ma soltanto per la minor concentrazione di biossido di azoto, dovuto alla riduzione del traffico. Il particolato in sospensione, misurato attraverso la quantità di polveri PM10 più grossolane e PM2,5 più sottili, purtroppo resta uguale”.

L’articolo si basa solo su una pubblicazione della professoressa Cameletti (Atmospheric Environment 239 (2020) 117794) sulle misure effettuate nella città di Brescia che così viene riportata: “Si scopre che per quanto riguarda il biossido di azoto, di tutte le centraline soltanto una […] ha registrato una significativa diminuzione del gas inquinante […]. Le rimanenti serie di dati sul biossido di azoto e PM10 pressoché invariate dimostrano invece che il lockdown non ha generalmente contribuito a migliorare la qualità dell’aria in città”.

È davvero così? L’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) raccoglie i dati di circa 3.000 centraline di numerose città europee. Sul suo sito si può leggere un titolo: Air pollution goes down as Europe takes hard measures to combat Coronavirus (L’inquinamento atmosferico diminuisce quando l’Europa implementa forti misure contro il Coronavirus).
Utilizzando il portale della Eea che consente di elaborare i dati anche per singola città, nel caso di Brescia quanto riportato nell’articolo citato non viene confermato, pur utilizzando i dati delle stesse centraline. Anzi, il particolato risulta diminuire in misura più apprezzabile rispetto agli ossidi di azoto.

Fare informazione senza confrontare un adeguato numero di fonti non è corretto; anche attribuire alla sola conformazione orografica o alla mancanza di vento, come sostiene l’articolo, l’eccesso di inquinanti non risponde a verità. Svizzera e Austria hanno una conformazione orografica ancora più sfavorevole ma non presentano i livelli di inquinamento della Pianura padana.

L’eccesso di inquinamento va invece ascritto, oltre che a una orografia sfavorevole e sulla quale ben poco si può fare, a un dissennato modello di sviluppo basato sul trasporto su gomma che comporta enormi costi in termini umani e sociali. Ancora L’Espresso riporta infatti correttamente un eccesso di 76.200 morti premature causate dall’inquinamento atmosferico riferite al nostro Paese, la maggior parte delle quali si verificano tra gli abitanti della Pianura padana. Se poi l’unica fonte consultata (perché l’altra riporta una simulazione) racconta una storia che potrebbe favorire gli interessi della proprietà del gruppo editoriale l’indipendenza della testata può essere messa in discussione.

Paolo Crosignani, già direttore della Unità di Epidemiologia ambientale, Istituto tumori, Milano, è membro di ISDE Italia – Associazione medici per l’ambiente

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