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L’influenza di Stefano Saglia

L’ex sottosegretario allo Sviluppo economico del governo Berlusconi, oggi nel Nuovo centrodestra, continua a sedere nel cda di TERNA spa, azienda partecipata dal Tesoro, nominato da Cassa depositi e prestiti (CDP). Eppure risulta indagato nell’ambito dell’inchiesta "Sistema" (quella che ha portato alle dimissioni di Maurizio Lupi) per "traffico di influenze illecite": avrebbe favorito l’assegnazione di un incarico a Stefano Perotti da parte di ENI, il cui primo azionista è la stessa CDP

ENI ha deciso di tutelarsi. Nel marzo scorso, subito dopo l’arresto dell’ingegner Stefano Perotti nell’ambito dell’inchiesta “Sistema” –quella che ha portato in carcere anche il dirigente del ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza, e alle dimissioni del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi- la multinazionale di San Donato Milanese (MI) ha “risolto” -così ci spiega l’ufficio stampa- il contratto con Perotti, relativo alla realizzazione del nuovo centro direzionale Eni.

La scelta di ENI non era obbligata: le indagini sono ancora in corso, e non c’è stato -né per Perotti né per nessun altro indagato- nemmeno un rinvio a giudizio; evidentemente, però, la maggiore azienda italiana -110 miliardi di euro di fatturato nel 2014, oltre 84mila dipendenti e una quota di mercato del 25% per quanto riguarda il carburante distribuito nel nostro Paese- ha ritenuto plausibile la ricostruzione dei pubblici ministeri, secondo i quali Stefano Saglia, indagato dalla Procura di Firenze, “sfruttando le relazioni esistenti con ignoti dirigenti di ‘Eni’ s.p.a., indebitamente si faceva dare da Perotti Stefano un incarico di consulenza semestrale, come prezzo della propria mediazione illecita verso i suddetti ignoti dirigenti; avendo agito il Perotti di intesa con Cavallo Francesco e Silvestri Filippo, al fine di ottenere, dalla società ‘Eni s.p.a.’, un incarico di progettazione in relazione alla realizzazione del nuovo centro direzionale Eni di San Donato Milanese […] che in effetti veniva assegnato al Perotti medesimo. In luogo non determinato, nel novembre 2013".   

Stefano Saglia è stato sottosegretario di Stato allo Sviluppo economico durante l’ultimo governo Berlusconi. Oggi è responsabile Piccole e medie imprese del Nuovo centrodestra, ma è soprattutto consigliere d’amministrazione di TERNA spa.
È stato nominato nel 2014 nel cda della società per azioni che è proprietaria delle reti per la trasmissione dell’energia elettrica, su indicazione del principale azionista, cioè Cassa depositi e prestiti spa, a sua volta controllata dal ministero del Tesoro.
E Cassa depositi e prestiti è anche il principale azionista di ENI spa, cioè del soggetto nei confronti del quale -almeno secondo la ricostruzione e le intercettazioni divulgate dalla Procura di Firenze- si sarebbe svolta l’azione criminale per cui Saglia è indagato, l’articolo 346 bis del codice penale, “traffico di influenze illecite”.   

Maurizio Lupi, intercettato ma non indagato nell’ambito della stessa inchiesta, è stato costretto alle dimissioni, mentre Stefano Saglia continua a presiedere il “Comitato Operazioni con Parti Correlate” (e cioè, per citarne due, ENI, o Cassa depositi e prestiti) di TERNA spa. Dall’ufficio stampa di quest’ultima fanno sapere che la questione non riguarda l’azienda, dato che Saglia non avrebbe commesso i reati in qualità di componente del cda di TERNA, e sottolineando come “l’attuale situazione non è contraria alle prescrizioni del codice etico di TERNA”. Nemmeno Cassa depositi e prestiti (CDP), interpellata, avrebbe niente da dire. E poco importa se la “parte lesa” in questo caso è ENI, cioè un’altra partecipata dalla holding presieduta da Claudio Costamagna.    

Potrebbe essere il ministero del Tesoro, che controlla CDP, a invitare Saglia a farsi da parte. L’occasione? Ci sarà la prossima settimana: l’ 11 novembre, Terna presenta il resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2015.

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