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Non perdiamo il filo di canapa. Un libro stupefacente, o anche no

La cannabis sativa è una pianta rivoluzionaria. Non solo per i suoi principi attivi ma per la duttilità dei suoi impieghi in campo terapeutico, alimentare, tessile, industriale. Il suo “rinascimento” è appena all’inizio

Tratto da Altreconomia 203 — Aprile 2018

C’è una rivoluzione in corso. La canapa è una coltura che per un lungo periodo è stata eclissata, vittima e di una pervicace demonizzazione da parte di petrolieri e benpensanti, che la vedevano come una minaccia, rispettivamente per i loro profitti e alla morale pubblica. Nel primo caso perché poteva essere un’alternativa ai prodotti derivati dal petrolio, nel secondo per gli effetti psicotropi del suo principio attivo, il THC. Ma oggi assistiamo a un suo vero e proprio “rinascimento”: la canapa è tornata a svettare nei campi di tutto il mondo. E anche in Italia, che nel passato era stata a lungo la seconda produttrice globale di questa pianta, rinomata per la qualità delle fibre tessili che se ne traevano. Questo libro testimonia la rivincita di una pianta negletta e straordinaria dal punto di vista botanico, scientifico e produttivo.

Sì certo, nominare la canapa, o cannabis, ancora oggi non manca di suscitare sorrisi maliziosi. Ma pochi sanno che la coltivazione della canapa è perfettamente legale e regolata da una norma (la recente legge 242/2016) che consente la coltivazione di “varietà di canapa aventi tenore in THC non superiore allo 0,2%”. È tuttora poco noto che la sua pianta -che richiede poca acqua, poca chimica e si sviluppa con grande rapidità-, è in grado di “sequestrare” più anidride carbonica di un bosco della stessa superficie. O ancora che da ogni parte della pianta medesima si ricavano materie prime utili a un impiego diverso: dai semi oleosi, veri e propri super-alimenti ricchi di sostanze ad azione antiossidante e acidi grassi della serie Omega-3 e Omega-6, all’ecologica e resistente fibra tessile. Dalle applicazioni in bioedilizia della parte interna dello stelo -quella più legnosa-, agli importanti usi terapeutici delle infiorescenze, che in Italia vengono prodotte ad hoc nello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze e sono disponibili in farmacie italiane su prescrizione medica, segnatamente per coadiuvare altri farmaci nei casi di dolore cronico o per mitigare la nausea e il vomito dovuti a chemio o altre terapie.

L’uso terapeutico della cannabis -del resto- è in continua espansione in Italia e nel mondo, anche in ragione dei risultati degli studi scientifici. A novembre 2017 il report dell’Expert Committee on Drug Dependence delll’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha messo un punto fermo al dibattito sull’uso medicinale della cannabis, ribadendone l’efficacia in diverse prescrizioni ed escludendo, tra l’altro, che il cannabidiolo (CBD), composto non psicoattivo della canapa medica, comporti rischi di dipendenza o altri danni alla salute umana. Un numero crescente di governi autorizza così l’uso medicinale dei “cannabinoidi”, le sostanze chimiche naturali presenti nella cannabis, tra i quali le più rilevanti sono il tetraidrocannabinolo (THC), l’unica psicoattiva, e il cannabidiolo (CBD). Gli studi hanno dimostrato che tali sostanze agiscono sul corpo in una maniera analoga a quella di sostanze prodotte dal nostro stesso organismo e che compongono il sistema detto per questo “endocannabinoide”, che regola importanti funzioni della nostra fisiologia.

“Canapa revolution” entra poi nel vivace dibattito in corso sul tema della legalizzazione dell’uso ricreativo della cannabis, presentando i modelli legislativi più evoluti -dall’Uruguay a numerosi stati degli USA, dai Paesi Bassi alla Spagna- e approfondisce la proposta più organica in Italia, quella dell’intergruppo parlamentare “Cannabis legale”, il cui accidentato percorso è stato azzerato dalla fine della legislatura.

Un libro attualissimo che testimonia anche il prepotente ingresso sul mercato legale della cannabis light, attraverso l’intervista al “canapaio” Luca Marola, fondatore di Easyjoint. Chiara Spadaro ha potuto, in sintesi, toccare con mano e sperimentare di persona i mille usi della cannabis: “Viaggiando per l’Italia ho potuto dormire in fresche lenzuola di canapa, assaggiare una tisana di foglie di cannabis, intrecciarne la fibra con la tecnica del macramè per ottenere un braccialetto, indossare una maglia di canapa tinta, assaggiare un piatto di tagliatelle preparate con la sua farina, entrare in una casa in costruzione con biomattoni di calce e canapa”.

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