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Diritti / Inchiesta

Libia: nuovo appalto del Viminale per “formare” la polizia di Tripoli a bloccare i migranti

Un'imbarcazione della "guardia costiera" libica - © AFP MAHMUD TURKIA

Il ministero guidato da Matteo Salvini ha indetto una gara da quasi 1 milione di euro per formare equipaggi della polizia libica. Obiettivo dichiarato “contrastare l’immigrazione clandestina”. La base d’asta precedente è stata modificata dopo la richiesta della Cantiere Navale Vittoria Spa, unica società interessata. L’azienda di Rovigo ha già ottenuto appalti pubblici dal ministero nello stesso ambito per circa 3 milioni di euro nel 2017-2018

Nei giorni drammatici del blocco imposto alla nave Diciotti della Guardia costiera italiana annunciato via social network dal governo Conte e del sequestro di oltre 170 migranti tratti in salvo, il ministero dell’Interno guidato da Matteo Salvini ha bandito una nuova “gara” per formare equipaggi della polizia libica nel Mediterraneo.

L'”avviso esplorativo” della Direzione centrale dell’Immigrazione e della polizia delle frontiere presso il dipartimento di Pubblica sicurezza del Viminale risale al 17 agosto scorso. La firma in calce è quella del direttore centrale, prefetto Massimo Bontempi. L’obiettivo del ministero è quello di “erogare” quattro training (di quattro settimane) destinati a cinque equipaggi “a bordo di due unità navali da 35 metri, un’unità navale da 22 metri e un’unità navale da 28 metri di proprietà libica”. Importo stimato dell’affidamento: 993.176,54 euro. I corsi dovrebbero svolgersi “a bordo di imbarcazioni di proprietà libica”. Quelle navi, oggi, si trovano a Biserta (sempre in Tunisia) presso le officine della società italiana “Cantiere Navale Vittoria Spa” per “lavori di rimessa in efficienza”.

Questa specifica iniziativa italiana deriva dal contestato Memorandum d’Intesa con la Libia sottoscritto a Roma dal governo Gentiloni (Marco Minniti al ministero dell’Interno), il 2 febbraio 2017. Il nostro Paese si era impegnato a “fornire supporto tecnico e tecnologico agli organismi libici incaricati della lotta contro l’immigrazione clandestina”.

Dopo una “riunione bilaterale di esperti” del marzo 2017, i due Paesi hanno inserito nelle attività di cooperazione anche l’erogazione dei corsi di addestramento sulle motovedette che ora sono ancorate a Biserta.

Ai primi di maggio del 2018, come si legge nella documentazione di gara, il Viminale ha deciso di accelerare. Sarebbe stata registrata infatti l'”urgenza di potenziare, attraverso la rimessa in efficienza delle imbarcazioni e l’erogazione di corsi di conduzione operativa, il capacity building della Guardia Costiera libica, al fine di aumentare l’efficienza di quel Paese per il contrasto dell’immigrazione illegale”. Del resto, aggiunge il ministero, anche “alla luce degli ultimi eventi di partenze di migranti dalle coste libiche”, “appare strettamente necessario ed urgente favorire il pieno ripristino dell’efficienza delle competenti Autorità dello Stato della Libia nell’erogazione dei servizi istituzionali”. E così a fine giugno 2018 è stato pubblicato il bando: i destinatari sarebbero gli “operatori della polizia libica” e non invece della (multiforme) guardia costiera.

Non si tratta dell’unico appalto in materia di “implementazione” di attività a supporto delle autorità libiche, sia chiaro. Quando il teatro è la Libia, e con riferimento a questo specifico ambito, il fornitore è quasi sempre lo stesso: Cantiere Navale Vittoria Spa, azienda nata nel 1927 ad Adria (Rovigo) per iniziativa della famiglia Duò e specializzata in cantieristica navale militare e paramilitare.
È stata Cantiere Navale Vittoria (24,8 milioni di euro di ricavi netti nel 2017) a occuparsi della “rimessa in efficienza” di tre imbarcazioni da 14 metri custodite a Biserta – in Tunisia, dove l’azienda ha un proprio cantiere di riferimento -, “da restituire allo Stato della Libia”. O dei servizi di formazione a favore di operatori della polizia libica, o ancora della sistemazione di due navi da 35 metri e di una da 22 sempre custodite a Biserta e del trasporto di una da 28 metri da Tripoli verso la città tunisina. Appalti che tra 2017 e 2018 sfiorano complessivamente il valore di 3 milioni di euro.

In quest’ultimo caso, però, il ministero ha dovuto cambiare in corsa la base d’asta della gara. Il capitolato degli oneri e il verbale di stima relativi al valore complessivo dell’intera procedura -con l’indicazione dettagliata delle singole voci di costo-, messi a punto dal Centro Nautico e sommozzatori della polizia di Stato (CNES) di La Spezia, sono risultati “non remunerativi” per l’unico operatore interessato.

All’epoca del primo bando -a fine giugno 2018- si trattava infatti di 763.385,14 euro (IVA esente). Ma quell'”unico operatore economico che ha risposto all’avviso” -spiega la Direzione- avrebbe fatto sapere a fine luglio “di non poter sottoscrivere un’offerta adeguata” dati importo e costi previsti. Risultato: il Viminale ha chiesto al CNES una “rimodulazione dell’importo da porre a base d’asta”, che quindi è passato da 763mila a 993mila euro.
Quell'”unico” operatore è proprio Cantiere Navale Vittoria Spa, partner strategico del Viminale. Il 7 settembre, termine per la presentazione delle manifestazioni d’interesse, si saprà quanti altri operatori avranno deciso di prender parte alla “consultazione di mercato”.

A garantire le risorse sarà in ogni caso il progetto “Support to integrated Border and Migration Management in Lybia – First Phase”, finanziato tramite “Fondo Fiduciario per l’Africa” della Commissione europea. La scelta europea e italiana di finanziare, equipaggiare e rafforzare le autorità libiche in tema di contrasto dei flussi è stata oggetto di parole durissime da parte di Amnesty International.

“I funzionari dell’Unione europea e italiani non possono dichiarare credibilmente di non essere a conoscenza delle gravi violazioni commesse da alcuni dei funzionari di detenzione e degli agenti della Guardia costiera libica con cui collaborano in maniera tanto assidua -si legge nel rapporto ‘Libia: un oscuro intreccio di collusione’, pubblicato nel dicembre 2017-. Né possono dichiarare con alcuna credibilità di aver insistito per ottenere meccanismi e garanzie per la protezione dei diritti fondamentali da parte dei loro corrispettivi libici poiché, in realtà, ciò non è avvenuto. Pertanto, sono complici di tali abusi e hanno violato i propri obblighi in materia di diritti umani”.

Un’analisi condivisa in passato anche dall’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, che ha più denunciato come “L’unico obiettivo del ‘supporto’ italiano alle milizie libiche sarebbe quello di ‘sbarrare l’approdo in Europa ad un numero rilevante di persone che, anche per la sola prolungata permanenza negli ormai notissimi e famigerati ‘centri’ libici non possono che ritenersi meritevoli di una protezione internazionale ai sensi del diritto internazionale, europeo e interno”.

PS: Dell’inferno libico e degli accordi internazionali europei e italiani con il Paese africano per il contenimento dei flussi si occupa nel dettaglio il libro-inchiesta di Altreconomia “Alla deriva”, che è in arrivo proprio in questi giorni.

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