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Economia

Libia, appunti da una guerra

Un conflitto alle porte dell’Italia. Da una parte un dittatore, Gheddafi, dall’altra gruppi di “ribelli”. In mezzo, forti interessi economici dei Paesi occidentali, rappresentati dalla Nato. Forse è per questo che l’informazione latita

Tratto da Altreconomia 130 — Settembre 2011

Diciannove marzo 2011: iniziano a piovere bombe e missili sulla testa dei libici. L’operazione si chiama “Odissey Dawn” (Alba di odissea). Dal 31 marzo, sotto il comando Nato, prende il nome di “Unified Protector” (Protettore unificato). Per “proteggere i civili libici” la Nato provoca oltre mille morti, centinaia di migliaia di sfollati e rifugiati. Una guerra non umanitaria ma geostrategica,  e illegale. E la quinta guerra italiana in 20 anni: i pacifisti, disorientari, restano in silenzio.
1. Bugie di guerra. Libia, il “collasso dell’informazione” (secondo Lucio Caracciolo di Limes). Un non esaustivo elenco:
• 10mila manifestanti civili uccisi da Gheddafi. È il cinguettio fatale: un twitter della saudita Al Arabiya, nei primi giorni di rivolta. La fonte è sbugiardata quasi subito ma se ne accorgono in pochi. L’indignazione è universale, e porta alle risoluzioni 1970 e 1973 del Consiglio di sicurezza Onu. Dopo mesi di guerra Amnesty dà come cifra cento morti a Bengasi e qualche decina in altre città. La stessa Corte penale internazionale spicca un mandato d’arresto contro Gheddafi per presunti 209 morti durante gli attacchi della polizia ai manifestanti (non tutti disarmati).
• Fosse comuni! Ma il video-scandalo è del 2010 e mostra un cimitero in rifacimento.
• Aerei di Gheddafi bombardano Tripoli. Falso. Le uniche bombe sono state della Nato.
• I soldati di Gheddafi stuprano in massa per ordine ricevuto e con l’aiutino del Viagra. Amnesty e Human Rights Watch non hanno confermato nemmeno un caso. Idem l’inviato dell’Onu Cherif Bassiouni.
• Gheddafi usa mercenari africani. Amnesty non ne ha trovati. Ma ci sono molti libici neri e africani nazionalizzati.
• Misrata città martire. I civili sono in realtà presi fra tre fuochi: Nato, esercito, ribelli.
• Gheddafi usa bombe a grappolo a Misrata. Forse gli ordigni ritrovati li ha lanciati la Nato.
• Gheddafi usa la bomba umana dei migranti. Semplicemente, la Libia non trattiene più -come prima, dopo l’accordo con Berlusconi- chi è in transito. Altri partono per sfuggire alla guerra.
• La Nato protegge il popolo libico contro Gheddafi. No. La Nato appoggia una frazione della popolazione (la Cirenaica). In Bahrein, sede della Quinta flotta Usa, la popolazione disarmata è stata massacrata con l’aiuto dei carrarmati sauditi. Silenzio internazionale. Due pesi e due misure.
• Aiutiamo la primavera araba dei democratici. L’argomento non legittima una guerra Onu.
E sono molte le violenze e gli atti di razzismo accertati a carico dei ribelli. Fra i quali ex ministri di Tripoli, islamisti, monarchici. I veri democratici sono del tutto minoritari, dice il rapporto “Libia, un futuro incerto” (del Centro internazionale di ricerche e di studi sul terrorismo, www.cf2r.org).
2. Guerra NatOnu?
Molto illegale.
• Secondo l’avvocato Claudio Giangiacomo, dell’Associazione internazionale dei giuristi contro le armi atomiche (Ialana, www.ialana.net), i bombardamenti violano la risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza “a protezione dei civili minacciati”. Non solo perché fanno vittime civili, ma anche perché da Tripoli i militari non possono minacciare direttamente i civili nelle lontane aree di conflitto.
• La Nato illegalmente ha perseguito fin dall’inizio il “cambio di regime”.
• Anche la fornitura di armi ai ribelli viola la risoluzione Onu sull’embargo militare alla Libia.
3.Verità nascoste o ragioni vere. Perché allora la guerra della Nato e delle petromonarchie?
• Il petrolio libico è ottimo, facile da estrarre; enormi le riserve. Ma la compagnia nazionale (Noc) imponeva alle multinazionali i contratti più duri al mondo, garantendo fino al 90% dei ricavi per la Libia. I ribelli della molto petrolifera Cirenaica: “Ringrazieremo chi ci ha aiutati”. È tutta una corsa!
• Un intervento dall’aureola umanitaria, che si pensava di vincere subito: ottimo per chi ricerchi consenso elettorale (come Sarkozy, in vista delle prossime presidenziali francesi) e per vendere aerei da guerra “proven in battle” (già testati).
• La Banca centrale di Tripoli e il sistema monetario libico erano del tutto in mani statali senza privati né Fondo monetario internazionale. Non buono per le multinazionali bancarie.
• I pingui fondi sovrani dello Stato (non di Gheddafi), congelati dall’Onu a febbraio 2011, fanno gola.
• Ricorda il norvegese Johann Galtung, esperto di risoluzione nonviolenta dei conflitti, che “Gheddafi proponeva per il mondo arabo e africano un dinaro aureo (Tripoli ha enormi riserve di oro). Una minaccia per il dollaro. E per la Francia post-coloniale: Sarkozy marchiò la Libia come minaccia alla sicurezza finanziaria dell’umanità, e preparò la rivolta di Bengasi nel novembre 2010”.
• Si vogliono forse affondare gli organismi finanziari autonomi dell’Unione africana resi possibili in gran parte dagli investimenti di Tripoli?
• L’operazione in Libia è il test per il nuovo Strategic Concept for the Defence and Security of the Members della Nato (2010), che pone fra le nuove minacce alla sicurezza dei cittadini anche le crisi energetiche (accesso alle fonti e trasporto).

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