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Esteri

Libera la giornalista azera Khadija Ismayilova

La redattrice di Radio Free Europe era stata condannata a 7 anni e mezzo, grazie ad accuse che secondo le principali associazione di tutela dei diritti umani sarebbero state inventate ad arte. La sua colpa, infatti, sarebbero invece le inchieste sull’impero offshore del presidente Ilham Aliyev, che oggi trovano conferma nei "Panama Papers". L’Azerbaigian è il Paese al mondo che fornisce più petrolio all’Italia, e da lì parte il gasdotto TAP  

Radio Free Europe ha diffuso il 25 maggio la notizia che la Corte Suprema dell’Azerbaigian ha ordinato il rilascio on probation della giornalista d’inchiesta Khadijah Ismayilova. La sua pena detentiva, infatti, è stata ridotta da sette anni e mezzo (ne avevamo scritto al momento della condanna, nel settembre del 2015) a tre anni e mezzo e al contempo sospesa.

Negli ultimi anni la giornalista di Radio Free Europe era stata una vera e propria spina del fianco per il regime instaurato dalla famiglia Aliyev, al potere ininterrottamente dal 1993. Nel 2015, la Ismayilova era stata condannata sulla base di imputazioni che andavano dall’appropriazione indebita all’evasione fiscale. Accuse che le principali associazioni per la tutela dei diritti umani, da Human Rights Watch ad Amnesty International, reputano del tutto inventate ad arte per mettere a tacere una voce scomoda. 

Nelle ultime settimane, le carte della Mossack Fonseca hanno confermato in pieno la veridicità dei reportage scritti dalla Khadija Ismayilova sull’impero offshore del presidente Ilham Aliyev. In particolare, di come la proprietà della principale miniera d’oro del Paese del Caspio sarebbe riconducibile a tre società registrate a Panama (Londex Resources, S.A, Willy and Meyris S.A. e Fargate Mining Corporation) e controllate dalle due figlie di Aliyev, Leyla e Arzu.

Poche settimane prima dell’arresto, avvenuto nel dicembre del 2014, una inchiesta della giornalista azera svelava come la famiglia presidenziale avrebbe controllato di fatto l’80 per cento del mercato telefonico del Paese, sempre avvalendosi di società registrate nei paradisi fiscali.

In una lettera pubblicata dal New York Times lo scorso 11 giugno, nei giorni in cui a Baku si svolgevano i primi Giochi Europei, la Ismayilova aveva lanciato un fortissimo atto d’accusa contro la repressione e la violazione dei diritti umani in atto nel suo Paese: “Sto portando avanti la mia lotta qui dal carcere. Le mie indagini sulla corruzione continuano, grazie all’aiuto di fidati colleghi” scriveva Khadija, che nel corso dei mesi di detenzione come riconoscimento del suo prezioso lavoro ha ricevuto il PEN/Barbara Goldsmith Freedom to Write Award e l’UNESCO/Guillermo Cano World Press Freedom Prize.

Il prossimo 27 maggio erano in programma degli eventi in 40 diverse città del Pianeta in occasione del quarantesimo compleanno di Khadija.

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