Ambiente / Opinioni
L’eredità ecologica di papa Francesco non si salva da sola

Le sue esortazioni hanno dato rilevanza alla natura nel dibattito pubblico. Bisogna raccogliere quel lascito con coraggio. La rubrica di Paolo Pileri
La pace è senza dubbio la prima urgenza. Bene ha fatto papa Leone XIV a ricordarlo subito. Non dimentichiamo lo sforzo senza precedenti del suo predecessore papa Francesco che ci ha spiegato quanto la pace oggi muoia anche per l’ostinato disprezzo ecologico di quella parte del mondo -cioè noi- che non vuole mollare l’avido modello capitalistico che inquina, cementifica e riscalda generando continue ingiustizie, disuguaglianze, migrazioni e tanta povertà.
Tutte premesse per nuove tensioni e nuove guerre. Altro che pace. Nel 2015 con l’enciclica “Laudato si’”(Ls) poi nel 2023 con l’esortazione apostolica “Laudate Deum” (LD) è stato aperto un nuovo spazio nel dibattito pubblico e politico facendo uscire il tema ecologico dall’angolo buio in cui era confinato per diventare questione sociale e di buon governo. Con Francesco la natura ha smesso di essere oggetto di appropriazione per divenire bene comune dal quale “mettere giù le mani”; non più accessorio verde di rimpolpo della rendita delle nostre città, ma solo e soltanto un mezzo per migliorare il benessere del Pianeta e, poi, di tutti.
Chi fingeva di non vedere, ha dovuto fare i conti con le encicliche Laudato e il loro linguaggio schietto che ha smascherato i modi di fare della finanza, della tecnocrazia, delle speculazioni energetiche che, sotto verdi tuniche, perpetuano con astuzia il modello estrattivo di sempre. Continuare a negare che “tutto è connesso a tutto” equivale ad alimentare le crisi culturali, politiche e sociali del tempo presente (parte 6, 16 e 117, Ls).
Rimandare, ritardare, sminuire è solo una tattica vile per agire da irresponsabili lasciando che piccoli o grandi meccanismi di ingiustizia sociale ed ecologica perdurino, innescando prima scintille di disagio sociale e poi roghi di violenze e guerre. Le Laudato hanno mandato in frantumi molti argomenti intoccabili del presente: la religione del compromesso politico (pt. 194, Ls), la condanna senza mezzi termini dell’economia dei consumi (pt. 203, Ls), l’inganno del marketing (pt. 29, LD; pt. 194, Ls) e l’affermazione della tecnologia come soluzione a tutto ma in verità trasfigurazione del potere soverchiante della finanza (pt. 20-23, LD; pt. 20, 34, 54, 102-105, Ls).
Sono passati 10 anni dalla “Laudato si’”, il discorso sulla tutela della natura più forte di un leader religioso e capo di Stato, anche diretto ai governanti. Leone XIV raccoglierà questa eredità ecologica?
I “guasti” ecologici e climatici ammazzano la pace. Non c’è più tempo per dubitare o negare i problemi o, peggio, per essere indifferenti cullandosi in una comoda rassegnazione (pt. 14, Ls). Potrei andare avanti per pagine, perché tanti sono gli spunti sovversivi e necessari custoditi nelle Laudato. Ma oggi il punto, senza Francesco, è un altro. Quelle Laudato saranno ancora nel programma del prossimo papato?
Abbiamo bisogno di saperlo presto, perché i temi ecologici sono appesi a un filo sottile. Se questo si spezza anche solo per un breve tempo, basta un anno, guadagnerà spazio l’abisso dell’oblio ecologico. Le ragioni della natura non avranno più una voce forte, saggia e persuasiva, capace di parlare la lingua di tutti e di smascherare l’ipocrisia di molti governanti.
Mancherà una voce libera di porre domande scomode ai potenti e a chiunque tiene i fili dell’economia e della finanza; così come una pronta a dire le cose che i più poveri e fragili non possono o non riescono a dire, capace di ricordare che “bisogna conservare chiara la coscienza che nel cambiamento climatico ci sono responsabilità diversificate” (pt. 52, Ls). L’eredità delle Laudato non si salva da sola, ma ha bisogno dell’impegno risoluto del nuovo pontefice e anche della voce non intimidita di tutti noi.
Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “Dalla parte del suolo” (Laterza, 2024)
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