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Legittima difesa. Quando la politica arma l’elettorato

In Italia, i reati “predatori” come furti e rapine sono in calo. E il nostro Paese è sotto la media europea per omicidi volontari. La criminalità si può prevedere, come racconta un docente dell’Università di Trento, agendo su legami familiari, urbanistica e buone pratiche. Ma la politica amplifica un fenomeno ridotto producendo effetti “dirompenti”

“Le politiche criminali, in Italia, vengono fatte sulla base della pancia e dell’emotività dei cittadini, e sono piegate alla sensazione di insicurezza che viene cavalcata per interessi elettorali”. Il professor Andrea Di Nicola insegna Criminologia all’Università degli Studi di Trento. Nella confusione mediatica dovuta all’approvazione alla Camera della legge sulla legittima difesa, usa la bussola che preferisce: “i dati”.

I primi sono quelli dell’Istat. Rapporto “Noi Italia 2017” alla mano, i reati sono in “complessiva diminuzione”. Gli omicidi sono calati dell’1,3% tra 2014 e 2015, periodo nel quale le rapine denunciate sono passate da 39mila a 35mila circa. “Nel confronto europeo -scrive l’Istat-, con 0,78 omicidi volontari commessi per 100mila abitanti, l’Italia è in 23ma posizione, sotto la media europea, seguita solo da Polonia, Paesi Bassi, Lussemburgo, Spagna e Austria (dati 2014)”. Di Nicola, in ogni caso, non nega il “problema”, e cioè la giusta pretesa di ciascuno di sentirsi sicuro dentro le mura di casa. Ma come criminologo si pone dalla parte della giusta prevenzione e della corretta previsione dei reati “predatori”, cresciuti negli ultimi 15 anni ma in flessione nei tre più recenti.

“Il presupposto da cui partire -riflette Di Nicola- è che l’Italia, oggi, è un Paese poco violento, e per fortuna”. È un presupposto reale che stride con la percezione dei cittadini: “Il rischio criminalità si conferma uno dei problemi maggiormente sentiti”, riconosce l’Istat; ma c’è una diminuzione: “Nel 2016 diminuisce la quota di famiglie italiane che percepiscono un elevato rischio di criminalità nella zona in cui vivono (38,9% da 41,1% del 2015)”.

Per rispondere al rischio percepito, il legislatore, secondo il professor Di Nicola, “sta costruendo una norma che ha come effetto quello di far mettere in ogni comodino di un italiano un’arma. La logica è quella del ‘perché non si sa mai’”. L’effetto potenziale è “dirompente”. “Come criminologo, infatti, so bene che reati come lesioni, omicidi, violenze sessuali sono profondamente influenzati dalla diffusione delle armi”.

Ma nessuna di quelle messe in circolo è un’arma “preventiva”. Una su tutte, la conoscenza della materia. “Faccio qualche esempio -ragiona Di Nicola-: la concentrazione dei furti in casa e in appartamento si registra non di notte ma tra le 15 e le 18, il che significa che per 6 o 7 mesi all’anno stiamo parlando di giorno. Il motivo è semplice: il ladro non vuole incontrare la vittima”. E c’è un altro problema. Armare indiscriminatamente una potenziale vittima impreparata a maneggiare una pistola innalza il “livello aggressività e la preparazione con la quale il ladro entra in casa”. “Siamo sicuri che non sia possibile investire meglio le nostre intelligenze, magari per prevenire furti e rapine?”. La domanda del criminologo poggia su basi solide.

“La diffusione dei furti in appartamento è determinata dalla disgregazione familiare. Se la famiglia non esiste più, i nuclei tendono a farsi sempre più piccoli, cioè le persone vivono da sole. Quando queste se ne vanno, gli appartamenti vengono depredati. Può sembrare strano ma una seria politica sulla famiglia fa prevenire i furti predatori”. E ancora. “Quello che stiamo osservando rispetto ai reati predatori è che il bottino si sta sempre più riducendo. Non solo: i furti avvengono nelle pertinenze domestiche, come un garage, per intendersi. È una criminalità che tradisce disperazione”. Ma le politiche sociali non vengono percepite come una soluzione.

Il professor Di Nicola fa ricorso a una parola: “previsione”. La criminalità si può prevedere, sostiene, e si dovrebbero correttamente informare i cittadini. “Facciamo un esempio. Le rubano in casa con violenza. Lei che cosa pensa? ‘Sono stato sfigato ma ormai è andata così’. Il criminologo serio e sobrio le suggerisce il contrario: ‘Metti le inferriate perché tra quattro settimane ricapiterà’. Perché le dico questo? Perché ci sono poche vittime che subiscono tanta criminalità. È una regola banale per chi studia la criminalità ed è per questo che la criminalità si prevede. Queste regole ricorrono: con una quota di prevenzione possiamo ottenere enormi risultati a bassissimi costi”. Anche la pianificazione urbanistica pagherebbe di più di sgangherati interventi normativi. “I quartieri dormitorio sono una grande fonte di furti in appartamento. Politiche intelligenti di quartiere sono un altro strumento di prevenzione”.

Ma Di Nicola sa bene che la sua voce non è ascoltata con piacere. Anzi, è criticata da più fronti. “I politici ci danno degli stolti e i cittadini ci accusano di non volerli difendere”. Solo la realtà gli dà ragione.

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