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Cultura e scienza / Opinioni

L’educazione civica di governo? Tutto tranne “democrazia”

© Marija Zaric - Unsplash

La fondazione educativa si realizza lavorando sulla grammatica dei sentimenti, sulle posture interiori e relazionali, suscitando il passaggio dall’egocentrismo all’esistenza transitiva. Ma la legge vigente sulla “educazione civica” manca di ogni cosa. A partire dalla parola “democrazia”. Le “idee eretiche” di Roberto Mancini

Tratto da Altreconomia 221 — Dicembre 2019

Le epoche pensano. Ognuna di esse ha il suo orientamento, le sue idee-guida. La sfida di costruire un’altra economia richiede alla nostra epoca di maturare un pensiero nuovo. Le associazioni, i movimenti e le reti che operano per questo scopo hanno una funzione indispensabile nell’indicare la nuova rotta, ma devono stare attenti a non restare avanguardie isolate e irrilevanti. Le forme di pensiero e di conoscenza che stanno maturando nella loro esperienza devono entrare nel normale circuito della mentalità collettiva. Uno dei luoghi fondamentali per quest’opera immensa è la scuola. Intendo la scuola nel complesso dei suoi percorsi educativi e in particolare in quello spazio trasversale e privilegiato che si chiama educazione civica. Il governo Conte-Salvini-Di Maio ha varato la legge 92 del 20 agosto 2019 che è un monumento alla miopia della mentalità della politica italiana. È una legge sbagliata rispetto a tutti i criteri fondativi necessari a una buona impostazione in materia. Non vi trovate mai parole come l’etica, la giustizia, il mondo considerato come comunità interculturale. In questa legge che avrebbe la pretesa di regolare l’insegnamento dell’educazione civica non figura mai, incredibilmente, la parola democrazia.

Può sembrare un fatto che interessa “solo” gli insegnanti, gli studenti e le famiglie. Ma in realtà interessa tutti noi e chiede di correggere quanto prima questo passo falso, del resto più che prevedibile da parte di quel governo allergico della Costituzione della Repubblica. Per avere le basi culturali necessarie alla trasformazione dell’economia e della società è decisivo avere una scuola adeguata. In essa è essenziale che si educhi promuovendo l’assunzione della cittadinanza democratica, attiva e responsabile. Perciò è necessario dare all’educazione civica la sua fondazione concettuale, ideale e didattica, poiché solo così potrà essere espressione della coscienza collettiva più avanzata. Tale fondazione esige di riconoscere senso e prospettiva dell’educazione civica stessa nella convergenza tra la consapevolezza antropologica (chi è l’essere umano, qual è la dignità della società umana), l’etica del bene comune (qual è il modo adeguato di coabitare il mondo), la coscienza storica (in quale stagione del cammino dell’umanità si collocano la scuola e la sua azione educativa) e il metodo educativo (qual è il metodo di formazione più giusto).

La fondazione antropologica si delinea comprendendo che educare è favorire la maturazione dei tratti umani essenziali della persona: l’unicità, la relazione, l’apertura della coscienza al senso della vita e alla conoscenza, l’integrità, la libertà responsabile. L’educazione civica deve orientare la didattica in modo che questi tratti siano sviluppati man mano che prende corpo l’impegno di partecipare alla vita della società democratica. La fondazione etica consiste nel promuovere l’apprendimento dell’etica, intesa non solo come adesione alle regole della convivenza, bensì anche come interiorizzazione di un modo di coabitare la società e la natura con cura e responsabilità. Così chi cresce può prendere seriamente il fatto che conta non il potere ma la giustizia, non l’individualismo ma la solidarietà. La fondazione storica si attua coltivando la consapevolezza di essere, oltre che membri di una comunità locale, cittadini della Casa Comune che è la terra in un’epoca che ci chiede un atteggiamento di vita ispirato all’equità e all’ecologia. Solo per questa via sfuggiremo all’autodistruzione giungendo alla salvezza storica della specie. La fondazione educativa si realizza lavorando sulla grammatica dei sentimenti, sulle posture interiori e relazionali, suscitando il passaggio dall’egocentrismo all’esistenza transitiva. Ma la legge vigente manca di ogni fondazione.
È il segno che i soggetti sociali e culturali avanzati devono esigere per la scuola leggi e risorse adeguate. Perché, nel suo insieme, la scuola è l’educazione civica della società. Se fallisce è un male per tutti.

Roberto Mancini insegna Filosofia teoretica all’Università di Macerata. Nel 2016 ha pubblicato “La rivolta delle risorse umane. Appunti di viaggio verso un’altra società” (Pazzini editore)

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