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Altre Economie / Approfondimento

L’economia carceraria si è reinventata nella pandemia

I laboratori di lavoro nelle carceri, legati al commercio equo, non si sono fermati. Hanno realizzato nuovi prodotti per continuare i progetti di inserimento sociale e affrontare la crisi economica del Covid-19. Da Genova a Palermo, le loro storie

Tratto da Altreconomia 234 — Febbraio 2021
Il laboratorio di dolciumi Cotti in fragranza nel carcere minorile Malaspina di Palermo. Uno degli ultimi prodotti, realizzato dai ragazzi che prendono parte al progetto, è il panettone al mandarino di Ciaculli © Archivio Cotti in Fragranza

Nella casa circondariale femminile di Pozzuoli l’idea di preparare una crema spalmabile al caffè è venuta alla cooperativa delle Lazzarelle in piena pandemia. A prepararla è un mastro cioccolataio di Napoli, Gennaro Bottone, ma i chicchi sono quelli della realtà che produce caffè nell’istituto penitenziario insieme a quattro detenute. Tutti i passaggi del processo produttivo, dalla tostatura all’impacchettamento del caffè macinato proveniente dalla cooperativa di commercio equo e solidale Shadhilly di Fano (PU), si svolgono nella torrefazione situata all’interno del carcere. Poi i prodotti sono distribuiti nelle botteghe del commercio equo, bar, ristoranti e Gruppi di acquisto solidale. “La crema è la novità del 2020 ideata in un anno difficile in cui abbiamo dovuto reinventarci per mantenere le nostre attività”, spiega ad Altreconomia la responsabile della cooperativa Imma Carpiniello.

Le Lazzarelle non sono state le sole a ripensarsi. Nella pandemia le cooperative che danno forma all’economia carceraria, legata al commercio equo e solidale, si sono fermate e poi riorganizzate. Non solo in termini di proseguimento delle attività produttive e quindi di limitazione delle perdite di un settore fragile. Lo hanno fatto anche per mantenere le relazioni con le persone detenute e non fermare i loro percorsi di reinserimento sociale, oltre che il loro sostegno economico. Questo è avvenuto in un contesto nazionale in cui, da marzo 2020, si sono interrotte quasi completamente le attività svolte dai volontari provenienti dall’esterno e sono diminuiti i colloqui familiari in presenza, effetto dei provvedimenti adottati dal ministero della Giustizia per evitare la diffusione del Covid-19 negli istituti. Secondo i dati pubblicati dal Dipartimento di amministrazione penitenziaria (Dap), aggiornati al 4 gennaio 2021, sono 609 le persone positive al virus su un totale di 52.237 detenuti.

Una delle Lazzarelle al lavoro nel bistrot che la cooperativa ha aperto nella Galleria Principe di Napoli © Archivio Lazzarelle

Le cooperative hanno così riorganizzato gli spazi dei laboratori per garantire il distanziamento fisico tra i lavoratori, hanno continuato la produzione, anche modificando le forme di vendita utilizzate fino a quel momento, e mantenuto i rapporti con le botteghe e i gas. “Abbiamo perso gli ordini provenienti da ristoranti ed attività legate al turismo, così abbiamo aperto un e-commerce e ragionato sulle piccole quantità. La possibilità di ordinare online ha fatto crescere gli acquisti dei pacchetti da 250 grammi e delle cialde”, prosegue Carpiniello. Le Lazzarelle sono andate oltre: a luglio 2020 hanno inaugurato un bistrot nella Galleria Principe di Napoli, dove oggi lavora una detenuta, in cui è possibile acquistare i prodotti della cooperativa. Mentre nel 2021 l’obiettivo è ottenere la certificazione biologica del caffè e produrre misture dei chicchi con aromi.

Pensare e realizzare nuovi prodotti è stata una delle strategie adottate dalle realtà dell’economia carceraria, sostenuta da 98 botteghe della rete Equo Garantito, l’associazione nazionale di categoria delle organizzazioni di commercio equo e solidale. Nell’istituto penitenziario di Verbania, per esempio, Banda Biscotti, lo storico laboratorio dolciario in cui oggi lavorano sette detenuti, sta iniziando ad etichettare i vasetti di miele cubano importato attraverso il progetto torinese “Cuba terra libre” che sostiene i piccoli produttori locali dell’isola (sanogiustosolidale.it).

Nel carcere minorile Malaspina di Palermo, invece, Cotti in fragranza, laboratorio in cui si cucinano prodotti da forno, ha avviato la produzione di panettoni al mandarino di Ciaculli insieme a cinque ragazzi: da novembre a dicembre ne sono stati venduti 1.500 che, oltre alla Sicilia, sono arrivati anche nella bottega della cooperativa Ponte Solidale di Perugia. “Un buon risultato che ci ha permesso di compensare le perdite dovute all’interruzione delle altre attività, come il catering, i corsi di cucina e i sacchetti del pranzo che prepariamo per i viaggi di istruzione ‘Addio pizzo’ organizzati da Libera. Ammontano ad almeno 80mila euro”, racconta la coordinatrice del progetto Lucia Lauro. “Ora stiamo pensando di proseguire con la produzione dei grandi lievitati per realizzare anche la colomba”, prosegue. Da marzo 2020, inoltre, i ragazzi hanno preparato i pasti, circa 450 al giorno, utilizzati dalla Caritas nei dormitori per i senza fissa dimora. “È stato dimostrato molto affetto verso i nostri prodotti. Per esempio nel periodo natalizio abbiamo venduto 500 chilogrammi di biscotti in più rispetto al 2019. Sono il nostro prodotto distintivo”, prosegue Lauro. “Ma non si tratta solo di mantenere la sostenibilità della produzione. Il punto centrale adesso è rafforzare i percorsi di inserimento lavorativo dei ragazzi minori. Non bisogna perdere tempo perché non lavorare significherebbe interrompere un percorso di crescita e di acquisizione di competenze e aumentare il rischio di recidiva”, conclude.

Le attività, invece, si sono fermate nel carcere di Sondrio, dove la cooperativa sociale Forme porta avanti il progetto Pastificio 1908 che produce pasta senza glutine. Da febbraio a settembre 2020 il laboratorio è rimasto completamente fermo. “Non siamo riusciti a recuperare i materiali e abbiamo dovuto buttare tutta la farina”, racconta Alberto Fabiani, responsabile del progetto. “Siamo una realtà piccola. Se di media il nostro fatturato è di 15mila euro all’anno, nel 2020 è diminuito almeno di un terzo”, prosegue. Gli ordini principali sono venuti dalla rete di Equo Garantito, che li ha distribuiti in 38 botteghe, e dalla cooperativa Chico Mendes. A subire perdite è stato anche il laboratorio di dolciumi Sprigioniamo sapori del carcere di Ragusa, che oggi impiega tre detenuti, con un calo del fatturato del 60% rispetto al 2019. “Sono state annullate tutte le ordinazioni provenienti dal turismo”, spiega il coordinatore Giuseppe Giampiccolo. “Adesso dobbiamo capire come affrontare il nuovo anno. Pensiamo di produrre le uova di Pasqua”.

 

Le magliette realizzate nel laboratorio serigrafico O’press, portato avanti dalla bottega solidale di Genova, storica cooperativa del commercio equo, nel carcere Marassi © Archivio O’Press

Anche nel carcere Marassi di Genova ha subito interruzioni il laboratorio serigrafico O’press, portato avanti dalla bottega solidale di Genova, storica cooperativa del commercio equo e solidale. “Le vendite delle magliette hanno subito una flessione del 50% rispetto al 2019. E abbiamo avuto ordini consistenti cancellati dal circuito della grande distribuzione”, spiega Enrico Di Stefano, coordinatore del progetto. Nel 2021 la cooperativa mira ad aprire un laboratorio di stampa 3D, punto di arrivo del progetto europeo “3D Jail” avviato nel 2018, che sta formando le persone detenute alle nuove tecniche di stampa. “Abbiamo iniziato con i primi prodotti. Quando ci saremo stabilizzati, potremo realizzare strumenti utili per la vita e le attività all’interno del carcere”, conclude.

Vorrebbe invece arrivare a organizzare un forno aperto alla città Rosalucia Tramontano, direttrice della cooperativa Calimero che nella casa circondariale di Bergamo organizza dal 2012 il progetto Dolci sogni liberi che produce dolci, salati e grandi lievitati.
Nel 2020 le attività produttive non si sono interrotte e non si sono fermate neanche quelle del bar della cooperativa a Nembro in Val Seriana -area duramente colpita dalla pandemia- dove sono venduti i prodotti del carcere utilizzati, nel primo lockdown, per organizzare una spesa solidale e a domicilio in città. “Lo scorso anno abbiamo mantenuto gli ordini delle nostre reti del commercio equo e solidale”, prosegue Tramontano. La cooperativa distribuisce i suoi prodotti a 98 botteghe, principalmente in Lombardia, che fanno riferimento a Equo Garantito. “Nel periodo natalizio abbiamo venduto seimila panettoni in particolare nella provincia di Roma, Pisa, Milano e Torino oltre a quella bergamasca. Ma abbiamo interrotto i servizi di catering e la preparazione del pane per le mense scolastiche”, aggiunge. “Posso dire che le perdite economiche ci sono state.  Ma siamo riusciti a creare relazioni più forti sul territorio”.

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