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Altre Economie

Le strade dell’equo – Ae 89

A cinquant’anni dalla prima “bottega”, il commercio equo e solidale è l’utopia realizzata di un’economia più giusta e sostenibile. Un mondo che continua a crescere e a costruire filiere pulite, senza perdere le motivazioni ideali Prima “Ten Thousand Village” negli…

Tratto da Altreconomia 89 — Dicembre 2007

A cinquant’anni dalla prima “bottega”, il commercio equo e solidale è l’utopia realizzata di un’economia più giusta e sostenibile. Un mondo che continua a crescere e a costruire filiere pulite, senza perdere le motivazioni ideali


Prima “Ten Thousand Village” negli Stati Uniti, poi le prime esperienze in Europa del Nord. Sono passati quasi cinquant’anni dalla prima bottega del mondo e il commercio equo e solidale si è evoluto e cresciuto, affrontando la contraddizione permanente dell’operare sullo spartiacque tra mercato convenzionale ed economie alternative. Un cammino lungo in cui il ruolo del consumatore critico è stato sostanziale, in un’alleanza costruita tra comunità e continenti tra loro distanti. Il fair trade che conosciamo oggi è in lenta e continua trasformazione e la tendenza ai fatturati stellari degli ultimi anni si sta ridimensionando.

È una fase storica, comprensibile visti i chiari di luna su crisi dei consumi e aumento dei prezzi del petrolio e delle materie prime, ma è proprio per questo un momento importante per il movimento. Il commercio equo e solidale dovrà rilanciare il messaggio di un’economia alternativa, la motivazione e la carica utopica dell’impegno sociale che passa attraverso la costruzione di filiere giuste e pulite, come emerge dalla ricerca “Botteghe di un altro mercato”, recentemente presentata a Roma da Ctm altromercato (e disponibile su www.altromercato.it).

Entrare in una bottega o addirittura coinvolgersi nel commercio equo e solidale non prescinde e non dovrà prescindere dalle motivazioni ideali, dall’ostinazione di voler costruire un’economia più giusta e sostenibile.

Utopie? Oggi in Italia le utopie si misurano anche in fatturati e trasferimento di risorse. Parliamo di un settore che nella sua globalità, nel 2005, assommava un giro d’affari di 110 milioni di euro, il 55 per cento del quale sviluppato nel circuito delle organizzazioni. Secondo Agices (agices.org), l’associazione di categoria dell’equo italiano, nel 2006 oltre 17 milioni di euro sono stati trasferiti dall’Italia ai progetti di produzione in giro per il mondo, e soprattutto in Paesi come l’India, la Thailandia, lo Sri Lanka, nelle prime posizioni della top ten delle zone maggiormente sostenute. Ma le prospettive di sviluppo del settore parlano anche di nuove e necessarie sfide. Nato con l’artigianato e con il commercio dei cosiddetti “coloniali” (zucchero, caffè e tè, per fare alcuni esempi), l’equo e solidale del futuro comincia ad aprire nuovi capitoli. A partire dalle filiere complesse come quella tessile, dove alle contraddizioni che si trovano nella produzione e nella raccolta della materia prima, come il cotone, si aggiungono le fasi di lavorazione a valle, come sgranatura, filatura, tessitura e confezionamento. Una vera e propria filiera industriale con lavoratori salariati, con fasi complesse di gestione del lavoro in fabbrica, con il rischio di zone oscure (leggi subappalto) e poca trasparenza.

O l’integrazione di filiera tra progetti e materie prime eque provenienti dai Paesi del Sud del mondo e fasi produttive sviluppate in Italia. Per rispondere all’esclusione sociale anche nel nostro Paese, dimostrando come gli effetti della globalizzazione ingiusta non conoscano confini. Come collegare sostenibilità e costruzione di un nuovo modello di sviluppo? Commercio equo, ciclo corto, produzione biologica entrano a far parte di una riflessione più ampia: come può riuscire un’esperienza dal basso, dal forte contenuto ideale e progettuale, a modificare non solo alcuni equilibri economici, ma addirittura parte dei rapporti di forza senza snaturarsi. Ce lo dicono e lo chiedono i movimenti contadini, che osteggiano l’apertura dell’agricoltura al mercato mondiale, possibile fonte di disastri umanitari, e propongono il sostegno ai mercati locali, prioritari rispetto a ogni globalizzazione economica.

Le scelte dell’equo e solidale passano dalla costruzione di progetti che sappiano tenere assieme tutte le contraddizioni permettendo la sperimentazione di un’alternativa sostenibile. Qualcosa già esiste e sta cominciando a fare i primi passi: dalla collaborazione con i gruppi di acquisto solidale (Gas) a quella con Libera, passando per la trasformazione dolciaria in laboratori artigianali del nostro Paese, spesso cooperative sociali d’inserimento lavorativo.

La sfida, obiettivamente, è ardua e parlarne meriterebbe un capitolo a sé, magari in uno dei prossimi numeri di Altreconomia. Nel frattempo proviamo a fare qualcosa di più semplice: apriamo la porta di una bottega del commercio equo e solidale ed entriamo. Le storie da ascoltare sono molte, potrebbe essere il momento giusto

per cominciare. Buon Natale.



Idee per un natale in bottega

Sotto l’albero del commercio equo e solidale c’è ormai di tutto. Dai mobili riciclati e “rispettosi” delle foreste vergini dell’Asia ai dolci natalizi più tradizionali. Una carellata dei nuovi prodotti e progetti delle centrali d’importazione italiane.

Spezie da un altro mercato

Aromi di giustizia, a Natale, per Ctm altromercato, il maggiore importatore italiani di commercio equo e solidale. 19 spezie di cui 14 da agricoltura biologica: curcuma, cardamomo, zafferano, coriandolo, cannella e sesamo, tra le altre, arrivano dallo Sri Lanka e sono raccolte a mano e confezionate all’origine in sacchetti di carta handmade. Così, il 45 per cento del prezzo finale va al produttore, Podie. Fiori e spezie impreziosiscono anche i nuovi prodotti della linea di cosmesi Natyr. L’olio di ungurahua arriva dall’Amazzonia ecuadoriana, dov’è lavorato dai popoli indigeni Achuar e Shuar che coltivano anche le radici di zenzero e la pianta della cannella (che si chiama ishpink). Il Natale Ctm è in piazza: l’elenco dei tendoni è su www.altromercato.it. Troverete anche nuovi prodotti alimentari, come le paste di mandorla. Tre quarti degli ingredienti -mandorle, zuccheto di canna, miele- vengono dal fair trade mentre la lavorazione è svolta dalla cooperativa sociale “L’arcolaio” nel carcere di Siracusa e la confezione realizzata dalla cooperativa di reinserimento lavorativo

“La scatola” di Acireale.

Dal cacao al cioccolato

Dicembre per Equoland si apre con l’Ecuador e con una nuova collaborazione legata alla produzione del cacao.

Un nuovo gruppo di piccoli produttori nella provincia di Bolivar, in collaborazione con i partner storici di Salinas, vedrà la costruzione di un centro per la raccolta e l’essiccamento del cacao, così da mantenere un maggior valore aggiunto nelle comunità. Ma l’impegno di Equoland non si ferma qui. A Calenzano, vicino Firenze, verrà inaugurato il laboratorio del cioccolato: dal cacao al prodotto finito senza esternalizzare a imprese profit. Per Natale i prodotti Ciocador e alcuni “freschi” in tutte le botteghe.

Info: www.equoland.it

Zaini, borse, astucci e portafogli d’Oriente

Il tessuto Gyari, di origine tibetana, venne portato in India e in Nepal dai rifugiati sfuggiti all’invasione cinese. Grazie a Ram, oggi in Nepal i prodotti vengono lavorati sulle alture di Kathmandu da New Sadle, un organismo nato nel 1997 che ha scelto di operare con ex lebbrosi e con disabili, che rappresentano il 60 per cento della forza lavoro impiegata. Un salario oltre il minimo, assistenza sanitaria e assicurativa, un fondo pensione e condizioni di lavoro dignitose sono l’elemento di punta del progetto. Zaini, borse, astucci e portafogli: la collezione Gyari 2007-08 è già in tutte le botteghe del commercio equo e solidale.

Info: www.associazioneram.it

Un sentiero di bucce d’arancia

Piel Acida, nata a Bogotà nel 1989, produce articoli a partire dalle bucce di arancia scartate dalle venditrici di succo, che così ricavano un reddito aggiuntivo (in alto). Dà lavoro a circa 50 persone, in prevalenza donne provenienti dagli strati sociali più bassi. AltraQualità e lo studio di design Creolo di Milano hanno sviluppato un lavoro su creatività ed elaborazione di nuovi prodotti, organizzando un workshop di un mese a Bogotà. Interessati? Entrate in una bottega e vedrete. Info: www.altraq.it

Legno di recupero per i nostri mobili

Teak di post consumo, cioè legno a basso impatto ambientale che rispetta le tradizioni delle comunità da cui proviene e le condizioni di lavoro di chi produce. Legno di recupero, materia prima che proviene principalmente da edificazioni dismesse, vecchie barche, ponti e linee ferroviarie, che mette assieme il rispetto verso l’ecosistema e il commercio equo

e solidale: si discute insieme l’idea in bottega ed entro tre mesi il mobile arriva a casa (in basso). Nello SpazioCasa delle botteghe. Senza brevetti, diritti d’autore né sovrapprezzi

per la personalizzazione! Info: www.roba.coop

Saponi e oli dal Bosco della nebbia

Agua Escondida è il nome di una sorgente nascosta nella foresta Bosque de Niebla‚ nello Stato di Veracruz‚ in Messico. Ed è anche il nome della fattoria creata‚ più di 20 anni fa‚ per tutelare la biodiversità di un tratto di foresta. Nasce così il Rancho Agua Escondida, una piccola esperienza cresciuta grazie all’incontro con Equomercato: un apposito laboratorio, un piccolo magazzino e una cooperativa per la gestione della produzione. Da qui provengono le selezioni di saponi e oli naturali e vegetali ideali per la cura della pelle e dei capelli di Equomercato (in alto). Il tutto accompagnato da spugne “loofah”, scrab e portasaponette in terracotta dal Ghana. Info: www.equomercato.it

Il calore del legno

Ravinala e Magadascar: una collaborazione oramai ventennale, che ha permesso di importare vere e proprie piccole opere d’arte in legno di Palissandro e Bois de Rose. Essenze da tutelare, custodite dagli abitanti della foresta, che si prestano da sempre per ciotole, piatti, elementi semplici di arredo, statue religiose e decorative. E da quest’anno nuovi legni, più diffusi, meno pregiati, per i presepi in legno bianco, capofila della collezione 2007-8. Un’altra novità racconta il calore del legno: i kitay (legnetti di pino intriso di resina profumata) per accendere i camini e le stufe profumando l’ambiente di odori dalle origini lontane.

Info: www.ravinala.org

La Bio-eco cosmesi dal Marocco

L’Argan è un albero che cresce solo in Marocco, dal cui frutto si estrae un olio pregiato. Grazie alla sua commercializzazione la cooperativa Amal riesce a dar lavoro a più di 250 donne, che beneficiano di corsi di alfabetizzazione, formazione professionale e assistenza sanitaria. La linea Esprit equo-Pura bellezza d’Oriente è la prima linea di prodotti equosolidali certificata “Bio-eco cosmesi” da Aiab. L’olio di Argan, come le altre materie prime, è stato acquistato a un prezzo giusto e con canoni di trasparenza, attraverso relazioni commerciali di lunga durata. La linea Esprit Equo è prodotta da Commercio Alternativo in collaborazione con Dounia, in Marocco, ed Ellegi Biocosmetica, un laboratorio di Milano specializzato

in prodotti di biocosmesi (in alto). Info: www.commercioalternativo.it

L’anima di un torrone, tra l’America latina e le Langhe

Si chiama “Giandujone” ed è l’ultimo arrivato nella famiglia di LiberoMondo. È un torrone al cioccolato che fa convergere materie prime equosolidali (il cacao da Mcch in Ecuador e Cabruca in Brasile, lo zucchero da Mimbipà in Paraguay e da Salinas in Ecuador) con la nocciola “tonda e gentile delle Langhe”, coltivata in provincia di Cuneo e unica varietà in Italia a essere Igp (Indicazione geografica protetta). Il nuovo prodotto si somma all’offerta dolciaria di LiberoMondo presente nelle botteghe, come i panettoncini, che vedono la collaborazione con altri due partner -Mahaguti, in Nepal, per la carta di confezionamento, ed Efa, in Sudafrica, per l’uvetta-. Info: www.liberomondo.it 

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