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Altre Economie / Intervista

Le radici della cooperativa Iris e il futuro della filiera biologica

Recenti operazioni societarie che hanno coinvolto il mondo della cooperativa pioniera del bio hanno sollevato interrogativi tra alcuni attori dell’economia solidale. Che cosa è successo e quali sono le prospettive? Intervista a Fulvia Mantovani, anima di Iris

© cooperativa Iris

“Iris è una realtà agricola che ha una storia con le radici molto profonde e non si smuoverà”. Fulvia Mantovani, anima della cooperativa agricola di produzione e lavoro Iris pioniera della filiera biologica dal 1978, lo ripete più volte. Una sorta di rassicurazione che giunge dopo giornate “difficili e di profondo disagio” dall’inizio ottobre 2020 nelle quali diversi attori dell’economia solidale -gruppi di acquisto, reti o distretti- hanno sollevato dubbi o formulato richieste di chiarimenti in merito a recenti operazioni societarie che hanno coinvolto il “mondo Iris”.

Le preoccupazioni di alcune realtà di consumo critico riguardano in particolare i nuovi assetti della Astra Bio Srl, costituita nel 1999 e fino all’estate di quest’anno di proprietà di un socio unico, Iris società cooperativa. Secondo uno “schema” consolidato e a tutela della filiera biologica, la cooperativa Iris e i “suoi” 200 agricoltori conferiva e conferisce tutt’ora le produzioni ad Astra Bio per la loro trasformazione nel pastificio biologico di Casteldidone (Cremona). Nell’estate 2020 è successo qualcosa.

Fulvia, proviamo a fare chiarezza.
FM Volentieri. Negli ultimi anni Astra Bio, la nostra società di trasformazione che gestisce il pastificio, ha iniziato ad avere grosse difficoltà. Per varie ragioni ma certamente per il boom del biologico su vasta scala e nella grande distribuzione organizzata che ha “sminuito” il valore della nostra produzione. Questo processo di svalorizzazione è seguito a un nostro importante e ambizioso investimento sul nuovo pastificio di Casteldidone da oltre 21 milioni di euro tra mura e macchinari.

Gli esercizi 2018 e 2019 si sono chiusi per Astra Bio con perdite di circa 1,8 e 0,9 milioni di euro. Ti riferisci a questa tendenza ad esempio quando parli di difficoltà?
FM Certamente. Alla luce di queste fatiche come consiglio di amministrazione e condividendolo con i soci della cooperativa abbiamo cercato qualcuno che potesse investire oltre a quello che già avevamo fatto noi negli anni. Quando dico “noi” intendo i 630 soci della cooperativa.

Quel “qualcuno” poteva essere chiunque?
FM No. In questi oltre tre anni abbiamo cercato investitori che potessero garantire il mantenimento di una strada, la nostra strada, e contemporaneamente i quasi 60 posti di lavoro di Astra Bio. Non nascondo che abbiamo ricevuto anche proposte che snaturavano completamente il nostro progetto. E così ci siamo bloccati.

Poi che cosa è successo?
FM È successo che due nostri soci ci hanno risposto positivamente e dopo un anno di lavoro si è concretizzato il loro impegno economico a sostegno del pastificio attraverso le loro aziende.

Questo è un passaggio importante, precisiamolo per i nostri lettori: il primo giugno 2020 viene costituita la Organic Club Fm Srl con sede a Brescia (40mila euro di capitale sociale). I suoi soci sono due: la Tasci Srl (al 25%) e la Feinrohren Spa (al 75%). L’amministratore unico è Roberto Pasotti. La Organic Club Fm di lì a poco mediante un aumento di capitale diventa socio di maggioranza di Astra Bio al 70% delle quote. Iris cooperativa passa dal 100 al 30%. Corretto?
FM Corretto. Il nuovo socio di maggioranza, che poi sono due soci della cooperativa, è bene ribadirlo, ci hanno chiesto di mantenere la filiera agricola biologica.

“Chi sono questi soci?”, si sono chiesti alcuni.
FM La Tasci è la società proprietaria del marchio di abbigliamento e accessori per l’outdoor Montura. La Feinrohren produce invece tubi in rami e tubi capillari in rame. Mi è molto dispiaciuto l’atteggiamento di alcuni di una sorta di sospetto verso “misteriosi sconosciuti”. Queste persone, tramite le loro società, hanno solo voglia e desiderio di portare avanti un progetto bello e di non farlo cadere.

Qual è la sorte del pastificio?
FM Il pastificio è di proprietà della cooperativa Iris. Nel contratto di “entrata” è previsto che la cooperativa lo venda ad Astra Bio al valore di bilancio.

Ovvero?
FM Sette milioni di euro. Significa aver messo in sicurezza e consolidato la cooperativa agricola la quale avendo investito tanto in Astra Bio in questi anni aveva accumulato perdite significative. Lo dico pensando ai nostri oltre 600 soci, tanti di questi investitori, e ai circa 200 agricoltori che ci hanno sostenuto anche in questo passaggio.

Alcuni ritengono che l’operazione non sia stata condotta alla luce del sole. Che ne pensi?
FM Contesto questa semplificazione. Nella assemblee dei nostri soci ne abbiamo sempre parlato, anche in quella di quest’anno dove abbiamo registrato perdite dell’esercizio precedente per circa 2 milioni di euro. Sul nostro sito esiste un’area soci dove è sempre stata condivisa la documentazione esplicativa di quanto stava succedendo. E questa trasparenza per noi è normale nonostante la deliberazione spettasse al consiglio di amministrazione e non all’assemblea dei soci.

© cooperativa Iris

Da qualche mese è partito il nuovo corso di Astra Bio. Alcuni Gas lamentano un cambio di metodi, in particolare sulla parte logistica. Come vanno le cose?
FM Alcune difficoltà sono oggettive e fisiologiche. Chi ha preso in mano il pastificio oggi ha correttamente svolto un’analisi del contesto e ha ragionato su quali fattori avessero comportato diseconomie. Una di queste aree sensibili è la logistica. Noi -cooperativa Iris quando eravamo socio unico- avevamo un’impostazione personalizzata. Ci si telefonava per accordare la consegna. La nuova gestione ha cambiato puntando su un’ottimizzazione. Su Milano avevamo in precedenza una collaborazione con un corriere studiata ad hoc. Non tutti i Gas restituivano i bancali e nessuno glieli faceva pagare. La nuova gestione di Astra Bio ha deciso di far pagare un contributo di cinque euro (Iva inclusa) a Gas e negozi per evitare perdite inutili (un bancale costa tra gli 8,5 e i 12 euro).

Oltre alla logistica è cambiata anche la produzione.
FM Alcuni articoli non erano sufficientemente “veloci”. È un approccio diverso che però risponde a un’esigenza comprensibile: indirizzare il pastificio verso una migliore produttività e a un minor rischio. Che cosa ci possiamo fare?

Che fine farà il riso?
FM Astra Bio lo tralascia perché il pastificio non può più gestirlo? La cooperativa lo porterà avanti, daremo continuità agli agricoltori e ai consumatori.

Ma c’è una visione comune tra la cooperativa e Astra Bio?
FM Ripeto quanto abbiamo scritto in una lettera di risposta ai “sospetti” circolati: il marchio Iris è sempre garantito con la produzione della filiera agricola biologica Iris avendo firmato con Astra Bio un contratto di filiera a tutela della stessa. Non era scontato.

È un passaggio importante ma alcuni Gas si domandano: “E se comprassimo direttamente dalla cooperativa e non più dall’intermediario?”. È possibile?
FM Sì, è possibile acquistare i prodotti dalla cooperativa Iris ma ripeto che il pastificio rimane anche di nostra competenza e proprietà, siamo comunque al 30%.

© cooperativa Iris

Temi che il nuovo approccio più “razionale” e volto a una comprensibile quadratura dei conti faccia incrinare rapporti importanti?
FM È troppo presto per dirlo ma propongo un ragionamento pragmatico: noi così non potevamo andare avanti. Non siamo industriali e non lo saremo mai. Arriviamo da anni di difficoltà, dove a dire la verità la quota di acquisto dai Gas è sempre diminuita, anche se rimangono gruppi di acquisto storici. La gestione più attenta sotto il profilo economico ci rafforzerà, non il contrario.

Sei delusa per quanto è accaduto in queste settimane?
FM Sono amareggiata anche perché sono la prima a sentirsi in difficoltà. Quello che voglio dire a chi “sospetta” è che non è facile riconoscere i propri limiti. Noi lo abbiamo fatto, soffrendo. Le condizioni alle quali abbiamo condotto le nostre realtà non erano più sostenibili. E le aspettative che avevamo non riuscivano ad avere più corpo. Sono io, siamo noi, i primi a essere delusi.

Questo è il bicchiere mezzo vuoto. Quello mezzo pieno invece?
FM Che le cose vanno avanti e Iris è finalmente consolidata. Le persone continuano a lavorare, gli agricoltori ti dicono che le cose andranno meglio. È uno stato emotivo difficile, sono anni che siamo in questa difficoltà. Per questo dico che Iris è una realtà agricola che ha una storia con le radici molto profonde e che non si smuoverà. Ci siamo noi soci storici e anche i nuovi hanno per fortuna lo stesso sentire molto forte. Mi sento di dire che Iris ha fatto un progetto ambizioso, una parte del progetto deve per forza prendere una strada un po’ diversa da quella che speravamo noi. Ma che comunque offre sostegno a Iris, alla sua filiera e che questa non cambierà. Anzi, si rafforzerà.

Arriviamo da tre anni di concentrazione assorbente sulle sorti di Astra Bio, con testa e corpo dedicati al pastificio. Ora tiriamo un sospiro di sollievo e possiamo pensare ad altro: agli agricoltori, ai desideri di nuove produzioni. E abbiamo già iniziato. Il nostro pensiero non si è fermato ed è quello, insieme alle relazioni, il cuore di Iris.

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