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Le pulci allo sportello

Le banche italiane sono in prima fila quando si tratta di scaricare i rischi sulla collettività. Dai tassi passivi alle commissioni, dalla cancellazione delle ipoteche alla portabilità dei mutui, gli istituti hanno affinato l’ingegno per addebitare agli utenti i costi…

Tratto da Altreconomia 113 — Febbraio 2010

Le banche italiane sono in prima fila quando si tratta di scaricare i rischi sulla collettività. Dai tassi passivi alle commissioni, dalla cancellazione delle ipoteche alla portabilità dei mutui, gli istituti hanno affinato l’ingegno per addebitare agli utenti i costi della crisi.
L’Antitrust nel dicembre scorso ha inviato a Governo e Parlamento una ricerca che dimostra aumenti delle commissioni di massimo scoperto fino a 15 volte dal gennaio 2009, quando l’entrata in vigore di una nuova legge avrebbe dovuto abbassarle. Interventi su questo fronte erano già stati fatti nel 2008 su Unicredit, Intesa e Bnl.
E scorrendo i bollettini dell’authority dal 2007 emerge una lunga serie di irregolarità, soprattutto in tema di portabilità dei mutui. Meno intensa ma significativa l’attività di Bankitalia, che dal settembre 2008 all’agosto 2009 ha multato pesantemente Mps, Banco Popolare, Bpm e Popolare di Vicenza per carenze nei controlli interni. Questi dati sono raccolti in una ricerca sulle prime 10 banche italiane, un’iniziativa della società civile volta a fare luce sulla loro “sostenibilità”. Undici le organizzazioni promotrici (Ae, Campagna “Banche armate” -Missione Oggi, Mosaico di pace, Nigrizia-, Campagna per la riforma della Banca mondiale, Centro “Khorakhanè, Comitato italiano per il Contratto mondiale sull’acqua, Coordinamento Nord Sud del mondo, Finansol, Ires Toscana, Rete disarmo e Valori) e 7 i criteri di analisi (armamenti, impatto sociale, impatto ambientale, paradisi fiscali, tutela del risparmio, nucleare civile, privatizzazione dei servizi idrici), per dare ai cittadini nuovi strumenti di pressione verso le proprie banche. In primavera verrà lanciato un sito con informazioni costantemente aggiornate. Nelle schede diamo un’anticipazione delle informazioni raccolte, focalizzandoci sul compito primario di una banca: raccogliere e prestare denaro. I dati mostrano una realtà diversa: emblematico è il caso di Unicredit, che presta a famiglie e imprese solo il 60% delle proprie risorse, impiegando il resto in altre attività più remunerative (compravendita titoli, speculazioni). Negli ultimi anni il sistema creditizio ha investito 132 miliardi di euro nel settore immobiliare (Bankitalia), sperando in una crescita illimitata del mattone. Almeno sette difficilmente torneranno indietro. Ma nel frattempo altri bocconi sembrano attirare l’appetito del mondo bancario. Fra questi, il collocamento dei prestiti obbligazionari. A corto di liquidità, medie e grandi imprese hanno cominciato a rastrellare fondi sul mercato, emettendo i cosiddetti corporate bond. Il 2009 è stato un boom di emissioni, tanto che ai primi di dicembre lo stesso governatore della Banca d’Italia Mario Draghi ha lanciato l’allarme di un nuovo “rischio bolla”. Nei prossimi cinque anni, infatti, una massa enorme di prestiti dovrà essere rimborsata e non tutti saranno in grado di farlo. Basti pensare che solo le imprese più grosse (Eni, Telecom, Edison, Fiat e Finmeccanica ed Enel) hanno emesso bond per quasi 10 miliardi, veicolati e garantiti in primis da Unicredit e Intesa. Per le banche, almeno le più grandi, si tratta di lucrosi affari, in termini di commissioni e relazioni consolidate, anche perché a pagare saranno eventualmente i risparmiatori. Insieme ai bond, le banche stanno invadendo il mercato di nuovi titoli cartolarizzati: mutui non sempre solvibili “impachettati” in prodotti finanziari, a loro volta venduti ai risparmiatori o ad altre istituzioni finanziarie. In questo modo le banche liberano i bilanci trasferendo i rischi sul mercato. Nel 2008 sono stati cartolarizzati mutui per circa 100 miliardi, di cui 43 da Intesa e Unicredit nel terzo trimestre, con l’inizio della crisi.

Le schede dei primi cinque gruppi bancari italiani nel Pdf allegato

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