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Le pratiche di mutualismo in Sicilia creano filiere fuori mercato

In provincia di Palermo sei piccoli produttori hanno organizzato una filiera corta e autogestita alternativa alla grande distribuzione. Dalle mandorle ai grani antichi, vendono a 70 Gas della Lombardia grazie al sostegno di RiMaflow

Tratto da Altreconomia 234 — Febbraio 2021
Nicoletta Cosentino, la fondatrice del laboratorio di trasformazione Cuoche combattenti a Palermo

Le nocciole da sgusciare di Polizzi Generosa, Comune situato nel Parco delle Madonie in provincia di Palermo, per la prima volta sono arrivate negli spazi della RiMaflow in provincia di Milano. La varietà “Racinante”, conosciuta sul territorio come “Santa Maria di Gesù”, disponibile da fine dicembre 2020 negli spazi della fabbrica recuperata a Trezzano sul Naviglio (MI), è coltivata da Roberta Billitteri, fondatrice de Il gusto dei colori, laboratorio di trasformazione situato nella città delle Madonie. Il passaggio dall’isola alla Lombardia è stato permesso dalla nuova rete Fuori Mercato Sicilia, avviata lo scorso ottobre proprio grazie al sostegno della RiMaflow, la fondatrice della rete nazionale di Fuori Mercato, insieme di piccoli produttori, contadini e attivisti che hanno costituito una filiera alternativa alla grande distribuzione organizzata definita dalle pratiche del mutualismo, dell’autogestione e del rispetto dei diritti dei lavoratori.

“Il progetto mira a mettere insieme i piccoli produttori siciliani che condividono l’obiettivo di creare una filiera autonoma e circolare, dalla produzione alla distribuzione. Oggi siamo in sei e siamo fermi alla parte occidentale dell’isola, dove lavora chi finora ha condiviso l’idea, ma vogliamo estendere le dimensioni della rete”, spiega ad Altreconomia Billitteri. Oltre alle nocciole, negli spazi del suo laboratorio si lavorano il fagiolo badda e il peperone di Polizzi Generosa, entrambi presidi Slow Food fatti crescere da Billitteri. “Abbiamo recuperato la cultivar del pipiddu: è un peperone piccolo, tipico di queste terre. Ha un colore verde intenso e diventa rosso quando è arrivato a maturazione. Cresce all’insù e la sua coltivazione, tutta manuale, richiede molta pazienza e attenzione”, spiega. Le materie prime sono poi trasformate in confetture e conserve senza usare conservanti, addensanti e coloranti chimici. Gli spazi del laboratorio, inoltre, possono essere usati per conto terzi ma prima “ci accertiamo che le procedure con cui il prodotto è coltivato rispettino l’ambiente e chi lavora. Non diciamo di sì a tutti”.

70 sono i Gruppi di acquisto solidale in Lombardia che acquistano i prodotti della filiera di Fuori Mercato in Sicilia

Sui tavoli de Il gusto dei colori è stato trasformato anche il pomodoro siccagno prodotto da Contadinazioni a Partinico, un progetto di agricoltura sociale e mutualismo nato nel 2013 dopo la morte di un ragazzo migrante bruciato vivo nel ghetto Erbe Bianche di Campobello di Mazara, mentre cercava di accendere un fornello nella stagione della raccolte delle olive di Nocellara. Già aderente alla rete nazionale di Fuori Mercato, di cui rappresentava la punta più a Sud, Contadinazioni è stata l’organizzatrice della filiale siciliana della filiera.

Il gusto dei colori è un laboratorio di trasformazione a Polizzi Generosa nel Parco delle Madonie in provincia di Palermo. La sua fondatrice Roberta Billitteri coltiva due presidi Slow Food: il fagiolo badda e il peperone di Polizzi Generosa © Il gusto dei colori

L’intervento di RiMalflow, e della rete di Fuori Mercato milanese, ha fatto fare il salto fuori dai confini dell’isola. I prodotti siciliani, per un totale di 42 referenze, sono stati lanciati a ottobre in occasione della campagna natalizia e “hanno avuto un ottimo riscontro, superando anche le nostre aspettative”, spiega Spartaco Codevilla, responsabile dei programmi legati al cibo di RiMaflow. “Abbiamo pensato che il nostro bacino milanese potesse essere uno strumento per dare solide basi di partenza alla rete perché, come ci insegna la nostra esperienza, il problema principale è sempre rendere economicamente sostenibili le filiere piccole e autogestite”, aggiunge. Gli ordini sono due al mese e coinvolgono 70 Gas. “Stiamo pensando anche alla possibilità di fare dei pre-ordini. Lo abbiamo già chiesto a uno dei produttori, Nicoletta Cosentino del laboratorio di trasformazione le Cuoche Combattenti, dalla quale abbiamo preacquistato 300 vasetti di pesto alle olive e mandorle. Non è rimasto nemmeno un barattolo”.

“La rete di Fuori Mercato raccoglie un’esperienza di solidarietà già diffusa sul territorio siciliano. Un primo passo per garantire un cibo sano, giusto, buono” – Laura Simoni

Grazie a Fuori Mercato il pesto delle Cuoche Combattenti a dicembre è arrivato per la prima volta anche nell’emporio di comunità Camilla di Bologna. “È stata una notizia inaspettata e che non ci ha fatto smettere di lavorare un attimo”, ricorda Cosentino. “La forza della nuova rete è il collegamento con realtà al di fuori della Sicilia di cui colma i vuoti territoriali”, aggiunge. Tutto il processo di lavorazione avviene nel suo laboratorio di Palermo dove sono impiegate donne che stanno uscendo da una situazione di violenza. Da qui il nome Cuoche Combattenti: su ogni vasetto un’etichetta riporta una frase contro gli abusi e le violenze fisiche e psicologiche. “Scelgo i miei materiali da produttori locali che conosco ma ora sto iniziando a usare anche quelli della rete. Una delle nostre idee, infatti, è aiutarci nella produzione acquistando gli uni dagli altri. Per esempio sto iniziando a utilizzare la farina di grani antichi di Tobia Pollina dell’azienda ‘I raccolti di Tobia’ (iraccoltiditobia.it)”, spiega Cosentino. La farina è usata per preparare gli impasti dei cracker e dei frollini. Il prossimo progetto è prendere le mandorle, da utilizzare per i pesti, dall’azienda agricola Cianciana Calling che -insieme a Miele Duci di Bruno Siragusa, produttore di miele- è l’altra animatrice della rete.

“Vogliamo sostenere i piccoli produttori che si riconoscono nell’idea di creare un modello alternativo alla Grande distribuzione organizzata” – Cesare Casarino

“Coltiviamo le mandorle in due ettari di terreno a Cianciana (AG) e tre ettari a Porto Empedocle. I mandorleti sono condotti in regime di agricoltura biologica, non certificata, e le piante non ricevono nessun tipo di trattamento chimico. Stiamo cercando di recuperare coltivazioni autoctone che si stanno perdendo come la ‘pizzuta’ e la ‘donnalisa’”, spiega Gianluca Montante dell’azienda Cianciana Calling avviata nel 2016 insieme alla moglie Laura Simoni dopo avere recuperato i terreni di famiglia e ristrutturato la casa di campagna dei nonni materni.
“I primi tre ordini per i Gas di Milano sono stati di 80 chilogrammi di mandorle con guscio e sgusciate. Un ottimo punto di partenza”, aggiunge. L’azienda già lavorava insieme a Campi aperti di Bologna, associazione che riunisce consumatori e produttori e organizza sette mercati settimanali di vendita diretta in città.

“Crediamo che le pratiche del mutuo aiuto siano fondamentali per mantenere viva una filiera corta. Prima di Fuori Mercato abbiamo aiutato a sviluppare la rete informale Mondi Sicani, con tre produttori di ulive e mandorle nel territorio agrigentino, per condividere esperienze, strumenti e fatiche”, spiega Laura Simoni. “La rete di Fuori Mercato raccoglie un’esperienza di solidarietà già diffusa sul territorio siciliano e inizia a sistematizzarla. È un primo passo per garantire a tutti un cibo sano, giusto, buono”.

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