Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Interni / Intervista

Le opere olimpiche a Milano, i finanziamenti pubblici e il lascito per lo sport di base

L'assessora allo Sport del Comune di Milano, Martina Riva, con il sindaco Giuseppe Sala, l'assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi e l'architetto David Chipperfield al cantiere dell'Arena Santa Giulia a fine 2023 © Duilio Piaggesi / Fotogramma / IPA

Dalle strade temporanee a servizio dell’Arena Santa Giulia di cui si è fatto carico a inizio maggio il Comune, alla partita milionaria e non ancora risolta degli “extra-costi” lamentati dai privati su Villaggio olimpico e Pala Italia. Che cosa sta succedendo alla promessa dei Giochi a “costo zero” e quale sarà l’eredità del “grande evento” sul territorio? Intervista all’assessora allo Sport della Giunta Sala, Martina Riva

Per l’assessora allo Sport del Comune di Milano, Martina Riva, è un fatto “normale” che Palazzo Marino abbia deciso di farsi carico a inizio maggio di una spesa pari a 7,3 milioni di euro per realizzare le vie d’accesso temporanee all’Arena olimpica di Santa Giulia al posto dei privati, Risanamento Spa e Lendlease Italy Sgr Spa.

“È ciò che accade normalmente quando si parla di infrastrutture indispensabili al territorio -ci ha risposto a proposito della delibera di Giunta 556 del 7 maggio– a prescindere dallo svolgimento dell’evento olimpico e della presenza dell’Arena”.

L’impegno pubblico in luogo del privato non si è visto solo per quelle che saranno strade temporanee destinate allo smantellamento appena dopo i Giochi. A Santa Giulia il Comune di Milano si è fatto carico anche della tramvia (che non sarà pronta per le Olimpiadi), mentre Regione Lombardia ha pagato lo svincolo della Tangenziale Est a servizio del quartiere e dell’Arena.

Tutto “normale” anche se era stato promesso ai cittadini il contrario. Come normale sarebbe il fatto che il Comune di Milano -insieme a Regione Lombardia e al Governo Meloni- stia cercando in tutti i modi di coprire con fondi pubblici gli “extra-costi” lamentati dagli operatori privati (Eventim e Coima) sull’Arena e sul Villaggio olimpico per ben 100 milioni di euro, rispettivamente 60 milioni sull’Arena e 40 sul Villaggio. E il rischio d’impresa? E le Olimpiadi a “costo zero”? E le penali in caso di mancata consegna delle opere nei tempi pattuiti?

Qualche settimana prima della citata delibera di Giunta e della sua “illustrazione” ai Consiglieri comunali (qui la commissione ad hoc dello scorso 21 maggio), abbiamo chiesto un’intervista all’assessora Riva proprio sulla partita olimpica e sullo stato di salute dello sport di base a Milano.

Riva ha accolto la proposta ma ha preferito rispondere in forma scritta. Una scelta inusuale che ha reso non semplice il dialogo. Ad ogni modo, ecco il risultato.

Assessora Riva, video-intervistata dal Corriere della Sera di recente ha affermato che gli extra-costi dell’Arena da 60 milioni di euro sono “una volontà, un bisogno” dell’operatore privato per consegnare in tempo l’opera per le Olimpiadi. Com’è possibile, considerato che dal giugno 2019 (aggiudicazione dei Giochi) il Comune di Milano conosce i tempi e le scadenze e come lui, poco più tardi, lo stesso operatore privato, in forza di una convenzione? Il Comune non ha previsto delle penali in caso di mancato rispetto dei tempi del privato?
MR
Le opere olimpiche, a Milano, sono realizzate con investimenti privati, e non prevedono finanziamenti pubblici. Come accaduto per molte opere pubbliche in Italia, anche i progetti olimpici hanno però risentito della crisi energetica e dell’aumento dei prezzi delle materie prime; quindi, il costo è più alto di quello che si prevedeva ai tempi delle negoziazioni iniziali. Questo è un problema diffuso, tanto che sono già stati previsti correttivi legislativi per rifinanziare interventi pubblici in diversi settori, e non è un problema nuovo: anche con Expo, nel 2015, erano state affrontate difficoltà simili. Nel caso specifico due delle opere milanesi, fondamentali per le Olimpiadi, realizzate con fondi privati -il Villaggio olimpico e l’Arena Santa Giulia- hanno subito un innalzamento dei prezzi. Se non ci fossero state le Olimpiadi, questi privati non avrebbero accelerato i lavori né anticipato investimenti per rispettare le scadenze previste, evitando così il pieno impatto dell’inflazione sui costi di costruzione. Da qui la necessità di capire come riconoscere l’aumento dei costi a privati che stanno costruendo opere che rimarranno private ma che vengono messe a disposizione gratuitamente per i Giochi, evitando problemi di concorrenza e possibili contestazioni a livello europeo per aiuti di Stato.

Dice che “Le opere olimpiche, a Milano, sono realizzate con investimenti privati, e non prevedono finanziamenti pubblici”. Con riferimento all’Arena a Santa Giulia questo non torna, al di là della vicenda extra-costi sulla quale torneremo più avanti. Prenda il caso dei costi di realizzazione della pista ghiaccio temporanea indispensabile per ospitare le competizioni maschili di hockey su ghiaccio e dell’annessa pista per gli allenamenti degli atleti. Considerando che nel progetto definitivo di Eventim queste cose non ci sono, saranno il Comune di Milano e gli altri enti coinvolti nell’organizzazione delle Olimpiadi a sostenere i significativi oneri aggiuntivi. O mi sbaglio?
MR
I costi di realizzazione della pista di ghiaccio temporanea dell’Arena Santa Giulia sono a carico di Fondazione Milano Cortina (che, come noto, utilizza fondi privati, metà derivanti da sponsorizzazioni e metà dai broadcaster).

E rispetto alle vie d’accesso temporanee all’Arena e della tramvia, a carico del Comune, e dello svincolo della Tangenziale Est a servizio del quartiere (e dell’Arena), a carico della Regione?
MR Questo è quello che accade normalmente quando si parla di infrastrutture indispensabili al territorio, a prescindere dallo svolgimento dell’evento olimpico e della presenza dell’Arena.

L’allegato alla delibera di Giunta del 7 maggio sulle opere e allestimenti “necessari” ad assicurare l’accessibilità all’Arena

Dice che “Se non ci fossero state le Olimpiadi, questi privati non avrebbero accelerato i lavori né anticipato investimenti per rispettare le scadenze previste, evitando così il pieno impatto dell’inflazione sui costi di costruzione. Da qui la necessità di capire come riconoscere l’aumento dei costi a privati che stanno costruendo opere che rimarranno private, ma che vengono messe a disposizione gratuitamente per i Giochi, evitando problemi di concorrenza e possibili contestazioni a livello europeo per aiuti di Stato”. Con riferimento all’Arena quanto mi risponde è contraddittorio. L’Arena, come sa, è stata infatti qualificata dal Comune di Milano come un’attrezzatura sportiva di interesse generale -essendo così esentata dal pagamento degli oneri di urbanizzazione- proprio perché considerata “essenziale ai fini dell’assegnazioni delle Olimpiadi 2026”. Oggi la consegna in tempo per le Olimpiadi diventa la “ragione” degli extra-costi pubblici. Tutto ciò ha i profili del cortocircuito, specie alla luce del fatto che il Comune stesso con Protocollo di intesa del febbraio 2021 ha vincolato l’operatore privato a completare l’Arena Santa Giulia in tempo utile per le celebrazioni delle Olimpiadi. In caso contrario aveva previsto l’applicazione di “una penale pari al 10% del valore dell’arena comprensivo del valore del terreno su cui l’opera insiste”. Che fine ha fatto quella previsione di penale?
MR
(Non risponde)

Dopo le Olimpiadi l’Arena di Santa Giulia sarà destinata soprattutto ai concerti e agli eventi dal vivo. Lato sport si parla al massimo del tennis di alto livello (ATP finals). Per l’hockey delle gare olimpiche saranno necessarie deroghe dalla prefettura e la Federazione italiana sport ghiaccio ha espresso persino parere negativo per la mancanza di una pista fissa (che Eventim non ha voluto realizzare). Da assessora allo Sport ritiene che il lascito delle Olimpiadi in termini di impiantistica per l’attività sportiva di base sia adeguato alle aspettative?
MR
La soluzione delle strutture sportive temporanee non deve stupire, si fa così in tutto il mondo, ormai. Le opere più moderne sono quasi sempre concepite all’insegna della massima flessibilità. È una soluzione che consente di massimizzare l’utilizzo della struttura, a beneficio sia degli operatori sia del pubblico, che potrà assistere a un maggior numero di grandi eventi. Inoltre, in vista dei Giochi, decine di sponsor si sono approcciati alla nostra città e, con il loro contributo, stiamo avviando un programma, “Generazione Sport”, che, grazie al meccanismo dei voucher, consentirà di fare sport a migliaia di ragazzi provenienti da contesti di difficoltà, che, altrimenti, non se lo sarebbero potuti permettere. Se non è legacy questa, allora non so che cosa lo possa essere. Riguardo agli impianti sportivi, le Olimpiadi e le Paralimpiadi hanno contribuito a far avvicinare molti imprenditori privati e realtà del Terzo settore al mondo dello sport. Con alcuni di loro stiamo tessendo fitte interlocuzioni e mi aspetto che nei prossimi mesi prendano avvio diverse procedure di riqualificazione degli impianti, con il modello del partenariato pubblico-privato. Anche su questo fronte, quindi, i Giochi olimpici e paralimpici lasceranno un segno, seppur indirettamente.

Con riferimento alla mancata omologazione dell’Arena per l’hockey e al parere negativo della Federazione italiana sport ghiaccio ha risposto che la “soluzione delle strutture sportive temporanee non deve stupire, si fa così in tutto il mondo, ormai. Le opere più moderne sono quasi sempre concepite all’insegna della massima flessibilità”. Temo però che vi sia un fraintendimento. Non mi riferivo alla “temporaneità” o alla “flessibilità” dell’Arena di Santa Giulia ma alla sua non rispondenza ai requisiti minimi per essere omologata. Potrebbe citarmi altri casi di arene olimpiche in giro per il mondo per l’hockey il cui progetto è stato bocciato dalla Federazione nazionale competente per gli sport ghiaccio o abbia richiesto specifiche deroghe della prefettura per lo svolgimento delle gare olimpiche per le quali era stata considerata una infrastruttura di interesse generale perché “essenziale ai fini dell’assegnazione delle Olimpiadi”? Ma soprattutto: perché il Comune di Milano, nel corso del procedimento urbanistico ed edilizio all’esito del quale è poi stata autorizzata la costruzione dell’Arena, non ha preteso che la struttura fosse dotata dei requisiti minimi per essere omologata dal Coni e dalla Fisg per ospitare le competizioni maschili di hockey su ghiaccio?
MR
L’Arena, come noto, non è un impianto immaginato in maniera stabile per l’hockey o per altri sport. È un impianto che, all’occorrenza, potrà essere utilizzato anche per lo sport. Lavorando con la fantasia, potremmo ospitare a Milano le più grandi competizioni sportive internazionali (per esempio, i principali tornei di tennis, competizioni internazionali di basket e pallavolo, di nuoto e così via), come i concerti più prestigiosi o altri grandi eventi di intrattenimento. L’intuizione della città di Milano è stata quella di inserire l’Arena, la cui realizzazione era già prevista prima della candidatura per le Olimpiadi, nel dossier di candidatura per Milano Cortina 2026, immaginando di utilizzarla per le Olimpiadi evitando di costruire cattedrali nel deserto, obiettivo previsto specificatamente anche nell’Agenda 2020 del Cio, che pone fortemente l’accento sui concetti di sostenibilità e legacy. Parlare di “palazzetto privo dei requisiti minimi” è profondamente fuorviante. Affinché un palazzetto possa ospitare una competizione sportiva internazionale, deve essere dotato di un campo di riscaldamento. Se un palazzetto non ne è dotato, deve chiedere una deroga all’istituzione sportiva preposta (Coni, federazioni e così via): come Comune di Milano lavoriamo proficuamente con tutte le federazioni e sinceramente tutto il mondo dello sport è in questo momento entusiasta della possibilità di poter provare a portare eventi di rilievo in un palazzetto che sarà tra i più belli e innovativi al mondo. Tra l’altro, un palazzetto con una pista di allenamento fissa per l’hockey dovrebbe essere più grande, occuperebbe più spazio, sarebbe più difficile da riscaldare e, soprattutto, eliminerebbe la possibilità di utilizzare la struttura per altri scopi. In una città come Milano, è davvero prioritario avere un palazzetto stabilmente dedicato a uno specifico sport? Se così fosse, di quanti palazzetti avremmo bisogno? Dove li metteremmo? Non è più corrispondente all’interesse pubblico essere dotati di una struttura più flessibile di cui si possa ottimizzare l’utilizzo?

Il cantiere dell’Arena Santa Giulia a Milano a fine 2024 © Elisa Pedrani / Fotogramma / IPA

Se dovesse indicare tre esempi di legacy delle Olimpiadi 2026 per lo sport di base milanese (da impianti in giù) che cosa citerebbe?
MR
Il Villaggio olimpico, l’Arena Santa Giulia e il programma “Generazione Sport” sono la vera legacy di questi Giochi. Il Villaggio olimpico è stato concepito fin dall’inizio con una visione di lungo periodo: già dal giorno dopo la fine dei Giochi, verrà trasformato in uno studentato, rispondendo a una delle esigenze più sentite della città, ovvero la carenza di alloggi per studenti. A differenza di quanto accaduto in molte altre città che hanno ospitato le Olimpiadi e le Paralimpiadi, dove i villaggi olimpici sono rimasti inutilizzati o abbandonati, a Milano questo spazio verrà immediatamente restituito alla comunità con una funzione strategica e sostenibile. L’Arena di Santa Giulia, invece, sarà il nuovo grande palazzetto di Milano: una struttura moderna, pensata non solo per i Giochi, ma per restare nel tempo come punto di riferimento per eventi sportivi, concerti, spettacoli e manifestazioni culturali. Un’infrastruttura che mancava alla città e che ora potrà accogliere appuntamenti di respiro internazionale. In parallelo, il Comune di Milano sta lanciando “Generazione Sport”: un programma a cui tengo particolarmente che mira a costruire una legacy sociale duratura, promuovendo l’accesso allo sport per tutti. L’obiettivo è coinvolgere soggetti pubblici e privati che vogliano contribuire attivamente a lasciare alla città un’eredità dopo i Giochi, attraverso azioni concrete, mirate soprattutto a ragazzi e ragazze in condizioni di fragilità economica.

Al Corriere della Sera ha dichiarato che con l’Arena la città di Milano potrà finalmente accogliere manifestazioni ed eventi che ad oggi non poteva permettersi. A che cosa si riferisce in particolare?
MR
Fino ad oggi Milano, ad eccezione del Forum di Assago, non disponeva di uno spazio pienamente adeguato a ospitare eventi di grande portata come concerti internazionali, spettacoli di rilievo o competizioni sportive di livello mondiale. L’Arena Santa Giulia nasce con l’obiettivo di integrare l’offerta cittadina grazie a una struttura moderna, capace di accogliere fino a 16.000 spettatori, dotata di impianti all’avanguardia e progettata secondo i più alti standard internazionali. L’Arena punta a diventare un nuovo polo di riferimento per l’intrattenimento dal vivo, con una programmazione intensa e di respiro internazionale. L’obiettivo è arrivare a ospitare 150 eventi nel 2027, contribuendo così a rafforzare il ruolo di Milano nel circuito europeo degli eventi. L’Arena sarà inoltre all’avanguardia anche dal punto di vista tecnologico e della sostenibilità: sarà il primo edificio milanese per spettacoli progettato secondo criteri sostenibili, con un tetto dotato di pannelli fotovoltaici. Con i suoi 80.000 metri quadrati coperti, una piazza esterna di 12.000 e 22.000 di parcheggi, punta a far crescere tutto il settore degli eventi in città.

A proposito della Convenzione del maggio 2023: il Comune di Milano ha ottenuto tra le altre cose dal privato Eventim la possibilità di usare due giorni all’anno l’Arena “a titolo gratuito” nonché 25 biglietti gratuiti per “ogni evento sportivo o di intrattenimento” a beneficio di enti operanti in ambito sociale o educativo. A ogni biglietto è stato assegnato un valore unitario di 70 euro, per 115 eventi stimati a stagione. La domanda è: da assessora allo Sport, considerata anche la critica situazione impiantistica dello sport di base in città, ritiene che questa forma di convenzionamento e “bilanciamento” di interessi pubblici e privati sia soddisfacente o avrebbe invece preferito un ritorno diverso, ad esempio sotto forma investimenti del privato su strutture che da tempo attendono un rilancio (tipo l’Agorà)?
MR
Questo mi pare un po’ un approccio che guarda al dito e non alla luna. Fermo restando che poter usare per due giorni ogni anno gratis, magari per iniziative benefiche, un impianto che sarà certamente uno dei più avanzati del mondo, non mi pare un ritorno così irrilevante, ma poi le Olimpiadi e le Paralimpiadi porteranno la nostra città nelle televisioni di tutto il mondo per molte settimane consecutive. Milano sarà sulle prime pagine di tutti i giornali. Questo gli operatori privati lo sanno bene, e, non a caso, abbiamo rilevato una crescita esponenziale dell’interesse del mercato su tutto ciò che è sport nella nostra città. Il rilancio di molti impianti sarà quindi un effetto indiretto dei Giochi. Su Agorà non mi voglio ancora esprimere fino all’ufficialità, se non altro per scaramanzia, ma posso dirvi che è uno di quegli impianti che sono oggetto di quelle “fitte interlocuzioni” di cui ho parlato prima.

Dice che “Abbiamo rilevato una crescita esponenziale dell’interesse del mercato su tutto ciò che è sport nella nostra città. Il rilancio di molti impianti sarà quindi un effetto indiretto dei Giochi”. In che termini avete misurato questo “interesse del mercato su tutto ciò che è sport nella nostra città”? Chi ne ha beneficiato e in quali occasioni? Con riferimento agli impianti, invece, potrebbe indicarmi con precisione quali verranno “rilanciati”?
MR
Ogni giorno ci confrontiamo con realtà private che negli ultimi anni si stanno attivando per valorizzare l’impiantistica sportiva pubblica. A inizio maggio abbiamo lanciato il progetto “Generazione Sport”, grazie a cui abbiamo raccolto più di un milione di euro per lo sport di base che senza le olimpiadi non sarebbero mai arrivati. Se non è questo un beneficio per la città, non so cosa possa esserlo.

© riproduzione riservata

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2025 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati