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Ambiente / Attualità

Le comunità resilienti del bellunese, a un anno dalla tempesta Vaia

Le vigne a ridosso del bosco dell’azienda agricola biologica Terre dei Gaia, ai piedi delle Dolomiti bellunesi (nel Comune di Feltre, BL) - © Azienda Terre dei Gaia

Le foreste abbattute dai venti eccezionali dell’ottobre 2018 non hanno piegato contadini, vignaioli e amministrazioni comunali già impegnate nella costruzione di nuovi modelli sociali e produttivi partecipati. Le risposte dal basso dal territorio

Tratto da Altreconomia 219 — Ottobre 2019

“Uno che viene da fuori non si accorge nemmeno che è successo. Ma io che sono nato qui so che non c’è più neppure un albero dov’era prima”. Le parole di Claudio risuonano nette tra le sue vigne a Feltre (Belluno) e bastano a descrivere, un anno dopo, gli effetti della tempesta che è stata chiamata “Vaia”. Un evento che tra il 27 e il 30 ottobre 2018 ha colpito gravemente il Trentino-Alto Adige e il Veneto, oltre al Friuli-Venezia Giulia e alla Lombardia, danneggiando una quantità di legname pari a sette volte quella che in media viene prelevata dai boschi italiani in un anno intero.

Dal 2014 Claudio Polesana gestisce l’azienda agricola biologica Terre dei Gaia (terredeigaia.it): ai piedi delle Dolomiti bellunesi produce vino, coltiva officinali e alleva pecore Lamon, una razza autoctona in via d’estinzione. È diventato vignaiolo per passione, la stessa del suo bisnonno Nani Gaia “e di quasi tutti i nonni feltrini”, dice. “Fino all’inizio del 900, qui c’erano mille ettari vitati”. Con l’aiuto della moglie, Claudio coltiva tre ettari di vitigni autoctoni -soprattutto Bianchetta e Pavana- che raccoglie a mano e vinifica in purezza (tra le 16 e le 20mila bottiglie, a seconda dell’annata). Le pecore Lamon, invece, sono utili per le concimazioni. “Così chiudiamo il cerchio: tutto quello che usiamo in azienda viene da risorse interne”, sorride.

Una settimana prima della tempesta Vaia, da Terre dei Gaia si erano montati i portoni della nuova cantina. Il vento -che qui ha raggiunto i 190 chilometri orari- li ha scardinati e piegati, e “sono caduti sopra alle bottiglie”, spiega Claudio che -con un investimento personale, in attesa dei finanziamenti regionali- è poi riuscito a rimettere in sesto la cantina. In poco tempo gli effetti “superficiali” della tempesta in questo territorio sembravano scomparsi, racconta: “L’impegno dei volontari è stato massiccio e il peggio sembrava passato in fretta. Ma anche se ora sembra tutto in ordine, restano dei segni indelebili nell’ecosistema”.

E non solo nel patrimonio forestale, come sottolinea Valter Bonan, assessore all’Ambiente e ai Beni comuni del Comune di Feltre. Una delle specificità di Vaia, infatti, sono stati gli ingenti danni al verde urbano. 1.150 alberi si sono schiantati nell’area urbana di Feltre. “C’è stata una trasformazione sostanziale del paesaggio urbano e intimo dei cittadini: alcuni luoghi non sono più riconoscibili”, afferma Bonan. I danni solo a Feltre -comprese una quindicina di frane, 15 edifici pubblici, 250 abitazioni private e 60 attività produttive danneggiate- sono stati quantificati in 17 milioni di euro, ma finora gli stanziamenti regionali si sono concentrati sul patrimonio forestale e non urbano. “Abbiamo interamente impegnato i 377 milioni di euro stanziati a livello governativo, comprensivi dei primi sostegni per privati ed imprese, da investire per l’anno in corso […]. Più del 70% delle opere è stato contrattualizzato e abbiamo la necessità di almeno altri 50 milioni di euro per far fronte ai danni ai privati”, ha dichiarato a inizio settembre il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, nella sua veste di commissario delegato per il maltempo dell’ottobre 2018, plaudendo la decisione da parte del Parlamento europeo di stanziare 277,2 milioni di euro per 15 Regioni italiane (il Veneto fu la più colpita) dopo gli eventi atmosferici eccezionali del 2018.

Vaia ha danneggiato una quantità di legname pari a sette volte quella che in media viene prelevata dai boschi italiani in un anno intero, tra Lombardia e Friuli-Venezia Giulia

“Le ripercussioni sul territorio sono state prima di tutto economiche e sociali -spiega Emanuele Lingua, professore del dipartimento Territorio e sistemi agro-forestali dell’Università di Padova (tesaf.unipd.it)- e sono già cominciati gli interventi per ripristinare alcuni dei servizi ecosistemici che forniva il bosco, come la sicurezza idrogeologica o la protezione contro le valanghe e caduta massi per le case e strade situate a valle dei popolamenti boschivi. La componente ecologica, invece, non è stata più di tanto alterata: il bosco si rinnova naturalmente”. In Veneto, in particolare, le raffiche di vento hanno abbattuto in un solo momento numerose superfici artificiali di alti abeti rossi. Una specie che, lasciata a terra, viene facilmente attaccata da insetti che possono poi proliferare sugli alberi rimasti in piedi: per questo si è dovuti intervenire il prima possibile. “La rimozione del legname ha costi molto alti e il prezzo è sceso a causa della grande quantità disponibile” continua Lingua. Finora, in Veneto, è stato tolto circa un terzo degli alberi caduti, ma una parte non sarà mai spostata. Adottare una nuova gestione forestale che sposi l’approccio ecologico -a partire dalla scelta di specie autoctone e resilienti al cambiamento climatico- è la sfida del presente, sulla quale da ottobre saranno investite anche tre nuove borse di dottorato del dipartimento Tesaf. “La superficie italiana è coperta al 40% da boschi e foreste, e dobbiamo essere pronti a rispondere all’intensificarsi di questi fenomeni meteorologici estremi”, conclude Lingua.

L’altipiano di Asiago dopo il passaggio della tempesta Vaia, nell’ottobre del 2019. Secondo le stime, in Veneto sono stati danneggiati 2,19 milioni di metri cubi di legname – © Emanuele Lingua

In ambito urbano, secondo il Comune di Feltre, questa nuova ecologia necessita inoltre di un approccio partecipativo, ispirato ai “laboratori di cittadinanza” che già si svolgono presso la “Casa dei beni comuni”, inaugurata dall’amministrazione nell’aprile 2018 (partecipo.comune.feltre.bl.it). “Per la rigenerazione del verde urbano dopo Vaia ci immaginiamo un percorso formativo multidisciplinare e di crescita culturale, che restituisca valore ai servizi ecosistemici forniti dal verde urbano e dal bosco”, spiega Valter Bonan. Intanto, il Comune di Feltre ha aderito alla “Dichiarazione di emergenza climatica e ambientale” proposta dai giovani di Fridays For Future.

“L’Italia è coperta al 40% da boschi e foreste: dobbiamo essere pronti a rispondere all’intensificarsi di questi fenomeni meteorologici estremi” – Emanuele Lingua

Ecco allora che ai cambiamenti climatici si risponde anche tessendo relazioni sul territorio. Eugenio Frigerio dell’azienda agrituristica “I boschi del castagno”, a Valmorel di Limana (BL, bebboschidelcastagno.it), è il presidente dell’associazione “Dolomiti bio” (dolomitibio.it): nata nel 2010, riunisce 25 piccole aziende agricole della Val Belluna con l’obiettivo di salvaguardare la biodiversità della montagna. “Nelle valli montane è più difficile dialogare: il territorio allontana. Ma solo insieme potremo trovare soluzioni efficaci agli effetti del clima che cambia sul nostro lavoro in campo”, dice. Eugenio ha osservato che la tempesta Vaia -per il periodo dell’anno in cui è avvenuta- ha portato pochi danni alle produzioni, ma danneggiato in modo importante le strutture delle aziende. “Ma le conseguenze dei cambiamenti climatici, come il diffondersi di nuovi parassiti, il protrarsi di periodi siccitosi o la presenza diffusa di animali selvatici, hanno fatto danni all’agricoltura peggiori di Vaia”, dice. Anche Tiziano Fantinel del gruppo “Coltivare condividendo” è d’accordo. Le serre del suo vivaio bio “Il ruscello”, a Porcen di Seren Del Grappa (BL), hanno subìto gravi danni -sono state scoperchiate, i tubi e gli archi si sono rotti-, così come il castagneto di proprietà, sul quale si sono schiantati gli abeti rossi. “Quest’anno di certo non avremo castagne -dice-. Abbiamo potato e stiamo ripulendo il bosco. Per il resto, aspettiamo il prossimo anno”. Ma i danni peggiori sono venuti dal maggio piovoso e freddo del 2018, ancor prima della tempesta, che “ha avuto effetti forse meno visibili, ma terribili per noi agricoltori”.

Domenica 17 novembre si svolge la nona edizione di “Chiamata a raccolto” a Seren del Grappa (BL): la giornata sulla biodiversità organizzata da Coltivare condividendo. Mostra e scambio di sementi antiche, riproducibili e non manipolate, convegni e mercato bio. I dettagli su: coltivarecondividendo.it

Dopo Vaia, il gruppo “Coltivare condividendo” ha accelerato la riflessione su come organizzarsi: “Dal punto di vista delle strutture, non è più come una volta, quando l’investimento fatto in una serra sembrava di lungo periodo. Dobbiamo ripensare delle strutture mobili e agili, da allestire con investimenti più piccoli”, dice Tiziano Fantinel. Un’altra risposta sta poi nella biodiversità delle colture: “Coltivando diverse varietà in diverse zone del territorio avremo sempre garantiti un po’ di frutti da vendere e altri da riseminare l’anno successivo”.

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