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L’Aquila, un terremoto infinito

A tre anni dal terremoto, siamo tornati nel capoluogo abruzzese. E abbiamo letto un cartello, scritto a mano, su un cartoncino verde. C’è scritto: “Venite a L’Aquila. Venite a vedere cosa fa male all’anima. Venite a vedere le pietre che parlano, sussurrano, gridano. Erano frontoni, architravi, basamenti, capitelli…”.
È appeso alla Casa dello Studente accanto alle fotografie delle otto vittime finite sotto le macerie del terremoto la notte del 6 aprile del 2009, è un disperato grido di dolore. Massi e rovine sono ancora lì, ma la cronaca li ha dimenticati. Il centro storico è abbandonato, la ricostruzione bloccata, i fondi fermi a Roma.
(Da Altreconomia numero 135, continua a leggere qui.)

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