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Ambiente

Land Grab in Liberia, con l’aiuto di Intesa

La banca italiana è azionista della multinazionale malese Sime Darby, che nel Paese africano sta avviando una piantagione estensiva di olio di palma, su un’area di 310mila ettari presa in affitto per 63 anni al costo di cinque dollari a ettaro. Gli effetti deleteri del progetto in un rapporto dell’Università di Reading 

Perdita di biodiversità, di cibo e di altri mezzi di sostentamento, distruzione di vasti appezzamenti di foresta primaria e secondaria; tutti fattori che nel complesso determineranno una cronicizzazione della povertà. Questi in breve i risultati di uno studio indipendente condotto dai ricercatori dell’università di Reading (Inghilterra) sul progetto di coltivazione estensiva di olio di palma in una vasta fetta del territorio liberiano da parte della compagnia malese Sime Darby. Anche il locale ufficio di Friends of the Earth ha realizzato un rapporto in cui documenta le sistematiche violazioni delle normative nazionali e il crescente degrado ambientale causato dalla Sime Darby, “specializzata” in accaparramento di terre. Problematiche di assoluto rilievo confermate dalla Liberian Extractive Industry Transparency Initiative (LEITI), che ha ribadito come l’azienda non abbia condotto le consultazioni imposte dalla legge liberiana e non sia stata in grado di redarre i rapporti obbligatori in questi casi.

La Sime Darby ha un contratto d’affitto della durata di 63 anni per oltre 310mila ettari di terra, siglato nel 2009 al costo di cinque dollari a ettaro. L’azienda può contare sul sostegno di istituti di credito europei, fondi pensione e fondi di private equity, che hanno quote che si aggirano intorno ai 280 milioni di euro. Inoltre queste stesse istituzioni hanno facilitato l’emissione di obbligazioni per 250 milioni di euro facenti capo alla compagnia.
Tra i principali azionisti che contribuiscono a finanziare la società malese c’è anche la banca italiana Intesa Sanpaolo, con una partecipazione di 10,47 milioni di euro.

Detenendo nei propri portafogli titoli di compagnie multinazionali coinvolte in investimenti controversi come nel caso della Sime Darby in Malesia, anche le nostre banche  giocano un ruolo chiave nel rapido processo di sottrazione delle terre alle comunità locali, rendendosi complici di perpetrare un modello di sviluppo insostenibile che ha già dimostrato tutta la sua inefficacia” ha dichiarato Giulia Franchi di Re:Common.

La Sime Darby è il più grande produttore mondiale di olio di palma, ma da quando nel 2011 ha iniziato le sue operazioni in Liberia su una parte del territorio avuto in concessione (definito “Gross Concession Area”) si sono moltiplicate le proteste delle comunità locali. Per qualsiasi tipo di attività sul territorio, la compagnia avrebbe dovuto ricevere un consenso libero, informato e previo da parte della popolazione liberiana interessata. Ma questa e altre violazioni dei diritti umani, nonché i pesanti impatti sull’ambiente, sono la cifra della condotta della Sime Darby in Liberia, motivo per cui le realtà della società civile che seguono da vicino il caso chiedono alle istituzioni finanziatrici di esercitare pressioni sull’azienda affinché sani immediatamente tutte queste irregolarità.       

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