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L’alternativa a testa in giù – Ae 61

Numero 61, maggio 2005VALENTE (BAHIA) – Essere un cacciatore di stelle nelle vaste pianure del Sertão è un impresa curiosa. In particolare se le stelle non fanno parte dello star system di Hollywood ma sono le costellazioni che fin da…

Tratto da Altreconomia 61 — Maggio 2005

Numero 61, maggio 2005

VALENTE (BAHIA) – Essere un cacciatore di stelle nelle vaste pianure del Sertão è un impresa curiosa. In particolare se le stelle non fanno parte dello star system di Hollywood ma sono le costellazioni che fin da bambino ti ostini a mettere a memoria.
Vedere Orione a testa in giù è, ve lo assicuro, una cosa desolante; ti sembra di aver passato le tue notti adolescenziali con la sciarpa ed il telescopio per nulla. L’unica maniera sensata per rimettere tutto a posto sembrerebbe quella di capovolgere il mondo, un po’ come quella barzelletta sui carabinieri che per svuotare il portacicche della macchina hanno rovesciato l’automobile.
Valente, Nord Est brasiliano. A poche centinaia di chilometri dalla più famosa, più frequentata e più violentata Salvador de Bahia.
A Valente non arrivano i suoni assordanti del carnevale brasiliano, non c’è alcuna sfilata al Pelourinho, il centro storico dove solo alcuni secoli fa sfilavano gli schiavi africani in vendita. Altro che carri. Non ci sono le infinite spiagge che si immergono in un oceano oggi più caldo che mai, con nomi che ricordano i nostri pub tropicaleggianti: Itapoa, Cabo Frio, Porto del Sauipe.
Ci sono contadini, piccoli produttori, allevatori. Gente che lavora, giorno dopo giorno, cercando di spremere da una delle terre più aride del Brasile quei pochi real necessari per tirare avanti una famiglia. Non che non si divertano, il carnevale arriva fino a Valente, ma più che una nottata irrefrenabile meglio un bel concerto dei Calypso. Tutto esaurito.
Arrivare a Valente in automobile o in bus farebbe ricco l’inventore della Xamamina, soprattutto se partite nel caldo della tarda mattinata e il conducente è un tipo appassionato delle corse e della musica locale. Ma significa lasciarsi alle spalle le favelas di Bahia, qui chiamate “invasioni” con un termine che ricorda più le orde barbariche che un grave problema sociale. Qui il disagio usa un’altra lingua e parla di siccità, di prezzi bassi e di intermediari.
Ma Valente è la costellazione di Orione in quest’universo di emarginazione che a volte l’America Latina sceglie di mostrarti. E la storia è iniziata diversi anni fa, addirittura all’inizio dei terribili anni Ottanta, quando sulla scena mondiale stavano facendo le loro prime comparse personalità come la signora Margaret Thatcher ed il signor Ronald Reagan. Proprio in quel periodo i piccoli produttori di Valente decisero di associarsi in cooperativa per poter spuntare prezzi migliori agli intermediari. Così nacque Apaeb, ovvero l’Associação de desenvolvimento sustentável e solidário da região sisaleira.
La materia prima? La fibra di sisal, una pianta spontanea molto simile all’agave, che si direbbe quasi ornamentale se non fosse il chiodo al muro sul quale si sono appese le speranze di generazioni di piccoli produttori.
Lavorare il sisal non solo è faticoso, ma particolarmente pericoloso: i macchinari utilizzati per separare la fibra dal materiale di risulta hanno mangiato più mani che piante; e per questo i soci di Apaeb hanno dovuto affiancare al problema di una migliore remunerazione quello di una maggiore sicurezza per i lavoratori. La storia di questa piccola esperienza racconta di obiettivi raggiunti, di una crescita progressiva: dall’apertura di un piccolo negozio nel centro del paese al controllo totale della filiera di trasformazione, raggiunto nel 1984 grazie ai finanziamenti di diverse ong europee.
Alla fine degli anni Ottanta la concessione governativa che permette, nel 1989, la prima esportazione in Portogallo, il mercato più familiare per chi parla portoghese. Nel 1996 apre i battenti la fabbrica di tappeti, con tutti i connotati della classica fabbrica fordista: una sorta di catena di montaggio, turni, produzione continua.
Questo ha permesso di far aumentare la produzione mensile a circa 400 tonnellate, il 30-40% delle quali viene venduto sul mercato nazionale e il resto sui mercati internazionali. Fino a Davos.
Perché, e qui continuiamo a ribaltare il mondo, all’ultimo World Economic Forum in Svizzera, le costose scarpe di Richard Gere e Bill Gates hanno calpestato i tappeti in sisal tessuti a Valente.
Ce lo racconta Luiz, fondatore e vicepresidente di Apaeb, mentre ci accompagna a piedi nel cortile di una delle scuole-famiglia che la cooperativa ha sviluppato: nel 2004 più di 90 ragazzini tra i 10 e i 13 anni, alunni della scuola primaria, hanno alternato lezioni sui banchi con settimane di lavoro e formazione rurale.
“Pedagogia dell’alternanza” per dirla da accademici, vero e proprio sviluppo umano, per dirla da attivisti. Un modo per ricostruire i collegamenti tra la comunità ed il suo territorio, per insegnare alle giovani generazioni che il loro futuro si alimenta delle loro radici.
Il cortile è molto grande, gli edifici sono separati da ampi spazi dove i ragazzini si divertono a giocare, guarda un po’, al pallone.
È qui che incontriamo Faustino, pochi anni ma di aspetto solido e sicuro, appoggiato al tronco di un albero di neem, a ricordarci come la globalizzazione della speranza a questo punto non abbia più confini. Però Faustino non gioca, perché non è un bambino, ma una macchina. È la nuova versione del diabolico macchinario mangiamani, che diversi anni fa un socio di Apaeb (un altro Faustino, lui sì una persona in carne ed ossa) decise di inventare per risolvere i problemi di sicurezza nella lavorazione del sisal.
La “Faustino 3”, nome più da modello automobilistico che da uso agricolo, è nuova, lucida e completamente “incamiciata”, in maniera da salvaguardare le mani di chiunque ci lavorerà. Ma l’aspetto miracoloso è che tutto è stato fatto in Brasile, su un progetto locale. Come la tecnologia che ha permesso la costruzione dei pannelli fotovoltaici per l’alimentazione della scuola, o gli impianti di recupero delle acque piovane, necessari dal momento che l’indice di piovosità annuale raggiunge a malapena i 400 millimetri.
Ed è questo che ti rimane in mente, mentre in serata te ne vai via: una zona semiarida in un Paese come il Brasile che pochi anni fa si sarebbe definito “in via di sviluppo”, una cooperativa di piccoli produttori esposta alle intemperie del mercato internazionale. Una classe politica locale sfuggente, che per certi aspetti non esiteremmo a definire mafiosa, che si oppone con ogni mezzo a qualsiasi cambiamento che metta in discussione i propri privilegi. Sia che provenga dal governo centrale, sia che nasca dalle esigenze delle persone. E nonostante tutto ciò, in questo scorcio di mondo rurale, il livello di benessere e i legami di comunità sono decisamente maggiori che nelle regioni circostanti. A Valente, nel Sertão. Dove il mondo, per una volta, cammina a testa in giù. !!pagebreak!!
 
Dai tessuti ai servizi per la comunità
Apaeb ha sostenuto lo sviluppo di diversi servizi, necessari per la crescita armoniosa della comunità: esiste un settore deputato allo sviluppo agricolo con 15 persone, tra cui tecnici agrari, agronomi, veterinari, formatori); esiste una cooperativa di credito che permette di avere la liquidità necessaria per gli investimenti. Risorse che hanno permesso la creazione di un allevamento di circa 5 mila capre, su cui si basa un vero e proprio settore latticini con annessa azienda casearia che assicura mille litri al giorno di latte. Sviluppato anche il settore del pellame ed un programma di riforestazione che ha permesso di ripiantare 30 mila piante in un anno. Tutte le coltivazioni sono biologiche, anche se non certificate. A Valente Apaeb ha creato anche il suo supermercato, che rifornisce gli abitanti di tutti i prodotti disponibili, e una bottega, che espone le linee in sisal e i manufatti dei gruppi di artigiani, formati in particolare da donne. In paese esiste una radio di comunità ed un canale televisivo (trasmette un’ora al giorno). Altro progetto sviluppato è la Casa della cultura, con una sala congressi/teatro, un cinema, una biblioteca, 20 postazioni di computer e il club del dopolavoro, con piscina, sport e musica per i soci.
www.apaeb.com.br
 
Nasce qui la Tv che “cammina”
Nel 2001 Apaeb cominciò a mettere in pratica un’interessante iniziativa di comunicazione locale: la Tv itinerante (foto  sopra). Inizialmente furono sviluppati servizi settimanali e reportage, con l’obiettivo di contribuire alla crescita della consapevolezza sui diritti della comunità.
Dal 2003 è nato un vero e proprio telegiornale giornaliero della durata di mezz’ora, da lunedì al sabato, che riprende notizie di Valente, delle città vicine e della regione.

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