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Ambiente / Attualità

Lago di Bracciano, equilibrio a rischio

Il lago di Bracciano - © Federica D'Amato

Il bacino alle porte di Roma è una delle fonti di rifornimento idrico della capitale e di 74 comuni limitrofi. Un anno fa la grave crisi con l’abbassamento progressivo del livello dell’acqua. Nonostante timidi miglioramenti, molte difficoltà potrebbero ripresentarsi, causando danni anche agli ecosistemi locali

È attesa per il 25 luglio la decisione del Tribunale superiore delle acque pubbliche (TSAP) che decreterà se sostenere il provvedimento della Regione Lazio, che vincola le captazioni dal Lago di Bracciano, o accogliere l’istanza della multiutility Acea che vi si oppone. È questo l’ultimo atto di una disputa complessa, che va avanti da quasi un anno e che vede le rivendicazioni sulle acque del lago per l’approvvigionamento capitolino scontrarsi con quelle degli enti e delle associazioni locali a favore della restrizione dei prelievi e di una maggiore tutela del territorio.

Il Lago di Bracciano fa parte del Parco naturale regionale di Bracciano- Martignano, un’area protetta che si estende per 16.682 ettari sul territorio di 10 comuni tra Roma e Viterbo. Il lago, assieme a quello di Martignano, copre circa un terzo della superficie del parco, rappresentando un’area di alto valore naturalistico e meta turistica apprezzata per la balneabilità ed il paesaggio.
Il lago di Bracciano, tuttavia, è anche una delle 9 fonti di rifornimento idrico della capitale e di 74 comuni limitrofi. Approvvigionamento e distribuzione sono affidate ad Acea, società quotata in Borsa e partecipata al 51% dal Comune di Roma. E proprio Acea rientra nell’ATO2, uno dei cinque ambiti territoriali del Lazio, e si occupa dell’intero processo di distribuzione dell’acqua potabile, dei servizi di fognatura e depurazione: fonte di profitto importante tanto per l’azienda quanto per i bilanci della capitale. Fino ad agosto 2017, quando i prelievi hanno iniziato ad essere vincolati, Acea ha dichiarato di aver prelevato una media di 1.100 litri al secondo, equivalenti ad una variazione del livello del lago di 1,66 millimetri al giorno.

I rilievi operati dal personale guardia parco attraverso aste idrometriche collocate presso Anguillara Sabazia e Trevignano Romano hanno registrato nell’ultimo anno un abbassamento progressivo del lago. Il picco più basso (dal 1926), è stato raggiunto nel novembre 2017 (-193 mslm) rispetto alla quota di riferimento fissata sulla soglia dello sfioratore del fiume Arrone (situato a 163,04 mslm).

Nel rapporto dell’ottobre 2017, commissionato dal ministero dell’Ambiente, l’ISPRA, analizzando una serie di dati relativi al regime pluviometrico, temperature, prelievi idrici e livello medio del lago concludeva che, nel periodo di studio (da aprile ad agosto 2017), si erano verificate “condizioni di siccità tra il severo e l’estremo” e “temperature medie eccezionalmente elevate“ tradottesi in una forte evapotraspirazione, delle acque “mancanti” dal lago, almeno il 54% era stata prelevata da ACEA. Rilevava anche come il volume idrico mancante fosse da imputarsi anche ad una serie di eventi siccitosi e ricorrenti negli ultimi anni in corrispondenza dei quali la curva dei prelievi di Acea mostrava sempre un aumento della pendenza e quindi una sostanziale assenza di mantenimento dei livelli di equilibrio del bacino. Lo stesso rapporto evidenziava la “riduzione, perturbazione e degrado” dei quattro principali habitat del lago.

La riduzione progressiva del livello delle acque, divenuta sempre più evidente con l’emersione dei fondali e l’espansione delle spiagge, ha spinto organizzazioni della società civile, enti locali e l’ente Parco Bracciano – Martignano a mobilitarsi contro le captazioni. Tra le associazioni più attive del territorio, il comitato per la Difesa del bacino lacuale Bracciano-Martignano, nato nella primavera del 2017 dall’iniziativa di un gruppo di cittadini dei tre comuni. Maria Grazia Villani, presidente, intervistata da Altreconomia, spiega che il comitato, oltre a difendere il lago dalle captazioni di Acea, ha due obiettivi: da un lato caldeggiare una gestione integrata delle risorse idriche sul territorio e dall’altro promuovere una legge di iniziativa popolare a favore di ambiti di bacino idrografico (in linea con la legge regionale 5/2014), abolendo i 5 ATO della Regione Lazio.

Il 19 giugno 2017, una delle prime azioni del comitato è stata quella di depositare una denuncia presso la Procura di Civitavecchia per “sollecitare l’avvio di indagini sulla sussistenza del danno ambientale e le responsabilità al riguardo”. “Grazie a quattro avvocati volontari, il comitato ha prodotto sempre più documentazione a supporto della denuncia”. Le indagini sono ancora in corso.
Ma questa non è stata l’unica azione legale portata avanti in questi mesi. Il Tribunale superiore delle acque pubbliche (TSAP), l’organo competente in tutte le controversie legate a derivazioni ed utilizzazioni dell’acqua pubblica, è stato chiamato in causa esattamente per il motivo opposto: rispondere al tentativo della Regione Lazio di porre vincoli stringenti ai prelievi idrici. Con la Determinazione del 20 Luglio 2017, la Regione “intimava” ad Acea Ato2 “l’azzeramento di ogni prelievo della risorsa idrica dal Lago di Bracciano entro le 24.00 del 28 Luglio 2017”. Successivamente, sulla scorta dell’emergenza idrica in atto nella capitale, la posizione della Regione veniva alleggerita, prevedendo una riduzione graduale e la sospensione a partire dal mese di settembre. In quell’occasione il TSAP, chiamato ad esprimersi dal Comune di Roma, pur prendendo atto del “superamento del valore limite sotto il quale la captazione avrebbe dovuto arrestarsi”, si era pronunciato in via “cautelare”, stabilendo che le captazioni non potevano essere interrotte ma soltanto ridotte (a 400 l/s).
L’attuale procedimento in corso –i cui esiti come detto saranno noti il 25 luglio- è il risultato dell’impugnazione da parte di Acea, con il supporto esplicito della città di Roma, di una nuova determinazione della Regione del 29 dicembre 2017. Quest’ultima, prendendo atto delle dichiarazioni Acea circa l’interruzione delle captazioni dal mese di settembre, ne subordinava l’eventuale ripresa –in situazioni di emergenza- ad un’autorizzazione regionale.

© Federica D’Amato

“Il comitato -afferma Villani– confida che uno studio idrologico del 1986, recentemente rinvenuto nelle indagini e consegnato al TSAP, possa essere sufficiente a convincere i giudici relativamente alla necessità di controllare le captazioni e mantenere la determinazione regionale in essere”. Questo documento, che evidenzia i parametri della concessione ad Acea, riconosce la funzione esclusivamente di riserva dell’acquedotto di Bracciano: condizione che, secondo gli avvocati del comitato, visto il volume dei prelievi, sembra essere venuta meno. Il documento definisce peraltro la portata massima derivabile di 0,7 mc/s (700 l/s), ben al di sotto dei prelievi degli ultimi anni.

Gli scenari possibili, al 25 Luglio, saranno probabilmente tre. La prima possibilità è quella che il Tribunale delle acque respinga il ricorso di Acea mantenendo lo status quo. Questo scenario, in concomitanza di precipitazioni quest’anno più abbondanti, darebbe speranza a quanti sostengono che l’attuale situazione sia reversibile e si possa tornare ai livelli precedenti alla crisi idrica. Il Tribunale potrebbe però anche accogliere l’istanza di Acea, svincolando la società dalla Regione Lazio nella gestione dei prelievi. In assenza di interventi determinanti nella gestione delle risorse idriche della capitale, questo potrebbe significare non ridurre il rischio di un danno permanente agli ecosistemi e al parco.
Resta tuttavia anche aperta una terza strada, ovvero il ripetersi di quanto avvenuto l’estate scorsa: l’adozione di una soluzione intermedia e non risolutiva e il procrastinarsi della diatriba su competenze e responsabilità.

Nel frattempo Acea, sollecitata dalla Regione alla presentazione di un piano di interventi per la riduzione delle perdite di rete (stimate dal Codacons essere pari al 44% in conseguenza dello stato di usura delle tubature e dei mancati investimenti di risanamento delle stesse), ha dichiarato di averne recuperate il 7%. Ha inoltre presentato un piano di interventi finalizzato all’aumento della portata di altre fonti e, nel lungo periodo, si parla di un intervento di ampliamento del Peschiera, principale acquedotto di Roma.

In attesa del verdetto del TSAP, il lago sembra tornare lentamente a nuovi –anche se precari- equilibri. Il recupero di una cinquantina di centimetri dal picco di novembre (Ente Parco, maggio 2018), e la ripresa delle corse della motonave Sabazia (sospese da oltre un anno per il livello troppo basso dei fondali) tra Trevignano ed Anguillara sono piccoli segnali di ripresa. Il molo di Bracciano, però, resta ancora chiuso.

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