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Diritti / Opinioni

Aveva ragione Blessing, espulsa d’inverno dal fu “Governo del cambiamento”

Provocazione dell’artista Cristina Donati Meyer sul “Decreto Sicurezza Bis”. L’opera, intitolata “Beach Boy” raffigura Matteo Salvini nei panni di un bambino in spiaggia e alle spalle molte mani di naufraghi che affiorano dal mare - © Alberto Cattaneo/Agenzia Fotogramma

Una giovane donna titolare della protezione umanitaria è stata tra i colpiti del primo “Decreto sicurezza” introdotto da M5s e Lega nell’ottobre 2018. Messa fuori (lo scorso inverno) dal centro di accoglienza insieme al figlio di due anni, aveva invece il diritto ad accedere allo SPRAR (ora trasformato in SIPROIMI). Ha fatto ricorso e ha vinto. Altre decine di migliaia di persone nella sua condizione, invece, sono state meno fortunate. E non vanno dimenticate. L’editoriale dal nuovo numero del direttore di Altreconomia, Duccio Facchini

Tratto da Altreconomia 218 — Settembre 2019

“I will go there”. La storia di Blessing -nome di fantasia di una giovane signora nigeriana- non si può ridurre a quattro parole scritte quest’estate via WhatsApp. Ma in quel “Ci andrò” c’è tantissimo. E c’è, soprattutto, la sintesi di una “vittoria” che merita di essere conosciuta e raccontata. Facciamo un salto indietro alla metà del 2016.
Poco più che ventenne, Blessing raggiunge le coste siciliane via Mediterraneo. Saranno 181.436 le persone sbarcate alla fine di quell’anno. È incinta. Partorisce a Viterbo, dove è stata trasferita qualche mese più tardi, e dopo una prima sistemazione precaria nel Centro Italia, finisce con il figlio a Nord, in un centro di accoglienza straordinaria (CAS) di una provincia lombarda. In quanto “richiedente asilo”, la donna è preda ideale del discorso politico, sulla bocca di tutti ma davanti agli occhi di nessuno. Nel CAS in capo alla prefettura non riesce a concludere granché: non le insegnano l’italiano, non è affiancata nella ricerca di un lavoro, è bloccata in attesa dell’inserimento nei centri di accoglienza SPRAR che le spetterebbe di diritto.

All’inizio dell’ottobre 2018, il governo Lega e Movimento 5 Stelle licenzia un decreto legge (113/2018, cosiddetto “Decreto Salvini”, poi convertito in legge dal Parlamento) che tra le altre cose si propone di cancellare la protezione umanitaria -condizione di cui nel frattempo Blessing è stata riconosciuta titolare- e “tagliare” così i “costi” dei “finti profughi” per porre fine al “business dell’immigrazione” (vocabolario Di Maio-Conte-Salvini-Di Battista-etc). Nell’arco di poche settimane vengono espulse dai centri decine di migliaia di persone, Blessing compresa. Non c’è nessuna “moratoria” invernale. A dicembre dello scorso anno, infatti, madre e figlio vengono messi fuori dal centro e ospitati temporaneamente presso un appartamento messo a disposizione da un Comune vicino. Il solerte vice-prefetto che ha tradotto il verbo governativo scrive nel provvedimento di cessazione delle misure di accoglienza che “Tale status (titolare di protezione umanitaria, ndr) non consente più di beneficiare delle misure di prima accoglienza presso i CAS”. È falso. Blessing non ci sta. Anche grazie ad alcune persone che l’assistono, riesce a mettersi in contatto con l’avvocato Livio Neri del foro di Milano nonché socio dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi). Il legale non impugna il provvedimento del prefetto ma chiede al Servizio centrale la collocazione di Blessing in un centro SPRAR. Le spetta. Il Servizio centrale risponde negativamente e la palla passa al Tribunale amministrativo regionale per il Lazio. “Il presupposto della domanda era la già dichiarata irretroattività del decreto 113 da parte della Cassazione e da altre sentenze di tribunale -spiega Neri-. Abbiamo ritenuto che la condizione della signora dovesse essere inquadrata nell’ordinamento prima delle modifiche apportate dal decreto legge, e che quello prevedeva la sua accoglienza nel centro SPRAR”. La lettura di Neri è accolta dal Tar che nel giugno 2019 (ordinanza in fase cautelare) sancisce la “resistenza” del sistema di accoglienza nonostante il provvedimento governativo. Blessing -come migliaia di persone rimaste probabilmente fantasma- ha il diritto di essere inserita nel (fu) SPRAR, ora SIPROIMI (che conta 26.167 presenze al 31 luglio 2019). Alla notizia della “vittoria”, l’interessata chiede “E adesso?”. È preoccupata, la mossa successiva spetta al ministero dell’Interno, che all’inizio nicchia. Dopo un sollecito dell’avvocato, il Viminale si fa vivo e indica finalmente il “posto libero”, quello che spetta di diritto a Blessing e a suo figlio. È a oltre 500 chilometri di distanza, di nuovo nel Centro Italia, in provincia di Ancona. Blessing esita, spaventata da un altro spostamento che significa lasciarsi alle spalle qualcosa o qualcuno, di nuovo. Ma nel piccolo Comune lombardo ha troppo poco. Si convince e fa sapere all’avvocato che ci andrà. “I will go there”, scrive. Fa i bagagli e prende letteralmente il primo treno con suo figlio. Per strada, manda una foto dalla carrozza: lei sorride, lui sfoglia la Pimpa.

Cari lettori, allegato a questo numero di Altreconomia trovate il dossier “Le debolezze della carne. Gli attori della filiera e i diritti in gioco”, realizzato anche a nostra cura nell’ambito del progetto “Voci Migranti”. Tratta del boom produttivo su scala globale e della “segmentazione” dei diritti sui luoghi di lavoro in Italia. È prezioso e interessante, buona lettura!

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