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Cultura e scienza / Intervista

“La vera natura di Caravaggio”: la storia dell’arte in prima serata

Tomaso Montanari ha curato una monografia in dodici puntate dedicata alla vita e all’opera di Michelangelo Merisi. È in onda ogni venerdì su Rai5. “Ho scelto un artista che è ormai un’icona, per provare a parlarne in modo serio, storico, ed evitare che venga divorato nella mercificazione pop”

Tomaso Montanari in un fotogramma tratto da "La vera natura di Caravaggio", in onda su Rai5

Per dodici settimane, su Rai5 c’è la storia dell’arte in prima serata. Tomaso Montanari, che insegna all’Università di Napoli ed è anche editorialista di Altreconomia, ricostruirà in dodici ore la vita di Michelangelo Merisi, meglio conosciuto come Caravaggio, vissuto a cavallo tra il Cinquecento e il Seicento.
“È un progetto a cui tengo molto -racconta Montanari-, e lo considero un lavoro molto politico, perché sono convinto che in questo Paese la rivoluzione si faccia con la conoscenza, e il Caravaggio è un personaggio davvero rivoluzionario, e non una specie di ciellino del Seicento, com’è stato divulgato dalla storiografia degli ultimi venti o trent’anni”.

Per il suo percorso nella vita e tra le opera di Caravaggio, che è iniziato venerdì 16 dicembre raccontando il percorso di formazione del giovane Michelangelo Merisi, e continuerà il 23 dicembre con la puntata intitolata “Senza recapito e senza provvedimento”, Montanari recupera la lettura che era già di Longhi, di Pasolini e di Guttuso, che vedevano in lui un artista popolare, anticonformista.
“L’ultima puntata -spiega lo storico dell’arte fiorentino- è ‘Il coraggio della verità’, e definisce quello che è il rapporto tra arte e vita in Caravaggio, che è stato a mio avviso in grado di rappresentare in modo drammaticamente realistico dal punto di vista morale il rapporto tra i corpi e il potere, che agisce sui primi mutilandoli o imprigionandoli. Il titolo è un po’ ironico, ‘La vera natura di Caravaggio’. Parla del naturalismo realista, ma invita anche a scoprire chi era davvero Caravaggio”.

Tu lo definisci un rivoluzionario. Perché?
Tutta la sua pittura ha come unica misura ed orizzonte dell’esistenza il corpo umano: il suo materialismo è rivoluzionario, se immagino al tempo in cui opera, che è l’inizio del Seicento. Nei suoi lavori non c’è mai una dimensione ulteriore, ultraterrena, e questo è il motivo per cui le sue pale d’altare vengono rifiutate dalle chiese. Quando dipinge la morte della vergine Maria, sembra che a morire sia una poveretta, e tutto finisce lì: il quadro funziona da specchio, e non dà, non vuole dare speranza. Questa cosa era capita già dai suoi contemporanei. A Siracusa, dove dipinge il Seppellimento di Santa Lucia, lascia la parte alta del quadro vuota. Un contemporaneo annotò la risposta di Caravaggio a chi gli chiese perché non l’avesse riempita di angeli: “dipingo dal naturale, e non ne ho mai visto uno”. La sua Resurrezione di Lazzaro, a Messina, rappresenta Lazzaro che si dimena e si inarca tutto, una mano levata contro Gesù, ed è il primo caso in cui questa scena è vista dalla parte del morto, che viene turbato nel sonno e quasi non vuole. All’inizio del Seicento questo era incredibile: portare la realtà di ogni giorno sugli altari, e non pensare all’arte come una forma di evasione”.

Il tuo lavoro -come spieghi nell’introduzione alla prima puntata- vuole raccontare Caravaggio fuori dalle grandi mostre che ne fanno un blockbuster. È necessario?
TM Questo progetto nasce dopo il successo della serie che ho dedicato al Bernini (in otto puntate: si può vedere qui), in onda sempre su Rai5 tra il 2015 e il 2016. Quello è stato un esperimento casuale, dopo il quale la direttrice di Rai5 mi ha chiesto di immaginare una nuova monografia. Avevo davanti due strade: prendere un artista minore, poco conosciuto, oppure scegliere una icona e provare a parlarne in modo serio, storico, per evitare che l’artista venga divorato nella mercificazione pop. Per questo ho scelto di riprendere in mano e coltivare un antico amore personale, quello per Caravaggio, il cui nome viene messo ovunque e spesso a sproposito, come ben evidenzia la mostra “Tutankhamon Caravaggio Van Gogh. La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento”.
Tutti lo amano come artista e pensano di conoscerlo, ma le rappresentazioni che ci vengono offerte non gli dedicano mai né tempo né profondità.

Tu, invece, accompagni il telespettatore in tutto il mondo.
TM Andiamo ovunque ci siano quadri di Caravaggio esposti, ma anche dove non ci sono più, come a Berlino -dove una tela è stata distrutta da un’esplosione nel 1945- o a Palermo -nell’oratorio di San Lorenzo, dove una “Natività” è stata vittima di un furto nel 1969, mai ritrovata-. Le riprese sono durate dodici mesi, e ho dovuto fare i conti con il fatto che i Caravaggio non sono mai fermi: se avessi dovuto tener fede al principio di non visitare alcune mostre mainstream, non avrei potuto raccontare alcune opere, che non erano mai al loro posto. Così alcune sono andato ad esempio a “incontrarle” a Madrid, anche se ho scelto di non dirlo, per non fare pubblicità a una mostra. Se non fossi sceso a compromessi non avrei mai finito il programma.

“La vera natura del Caravaggio” è in onda ogni venerdì alle 21.15 su Rai 5.

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