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Ambiente

La valorizzazione di San Rossore

La Regione Toscana sta discutendo la legge che sposterebbe la gestione dell’area protetta della ex Tenuta presidenziale dall’Ente parco di Migliarino a un nuovo ente, che si chiamerà "Terre regionali toscane" e che nasce per valorizzare i beni agricoli di proprietà regionale. L’appello delle organizzazioni ambientaliste in attesa del numero di dicembre di Altreconomia che alla ricchezza custodita nei parchi dedica la copertina

Prendi un’area, all’interno di un Parco naturale, e affidane la gestione a un ente che ha il compito di "valorizzarla", e che per farlo potrebbe anche alienarne una parte.
Il risultato -cioè- potrebbe mettere a rischio la "tenuta" ambientale della superficie protetta. È per questo che Legambiente Pisa, Versilia e Valdera, Lipu Massaciuccoli e Wwf Pisa e Lucca hanno scritto una lettera a tutti i sindaci e ai presidenti della Province della Comunità del Parco dell’Ente Parco regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli, e un appello ai consiglieri regionali pisani affinché "San Rossore resti al Parco!!!", e non finisca, insieme alle altre aziende agricole di proprietà regionale al nuovo Ente “Terre regionali toscane”, nell’ambito della trasformazione dell’ente “Azienda regionale agricola di Alberese”.

"Tutta la parte della ex Tenuta presidenziale di San Rossore, che è all’interno di un Parco, dove ci sono le aree di conservazione, verrebbero passate a questa agenzia regionale. L’area -affidata alla Regione dalla Presidenza della Repubblica nei primi anni Duemila- fino ad oggi era affidata al Parco, con compiti di tutela e divulgazione" racconta Marco Ricci di Legambiente Pisa.

La proposta di legge 195, in discussione presso la seconda Commissione della Regione Toscana, prevede la realizzazione di una "banca della terra", mettendo "a disposizione dei giovani agricoltori superfici agricole del suo demanio" come ha avuto modo di raccontare l’assessore regionale Gianni Salvadori anche ai microfoni di Caterpillar. Dove non ha spiegato, però, che la Regione intende partire proprio da San Rossore: "La Tenuta fisicamente è composta di terreni agricoli per il 10%; il restante 90% è fatto però da zone umide, spiagge e boschi. E per mettere a reddito un bosco -spiega Carlo Galletti, che rappresenta le organizzazioni ambientaliste nel cda del Parco- non ci sono molti ‘modelli’, tranne quello che prevede la trasformazione del legname in cippato. Oggi, per l’altro, le aziende agricole che operano all’interno del Parco garantiscono un reddito che è utilizzato, in parte, per il sostegno della struttura.

"I terreni, affidati dodici anni fa al Parco, quando tutta la Tenuta passò dalla Presidenza della Repubblica alla Regione non ha scadenza -continua Galletti-. Oggi al parco resteranno solo l’azione di pianificazione e vigilanza, mentre la gestione passa al nuovo Ente. C’è, infine, un problema, e sono gli immobili, l’enorme patrimonio immobiliare della ex Tenuta, oggi utilizzati dal Parco per attività didattiche, ma anche per una foresteria e un piccolo albergo in convenzione. Questi soggetti pagano un canone al Parco, che passerà al nuovo ente. Il Parco dovrà licenziare una decina di persone".

Un ultimo aspetto che preoccupa Galletti è quello relativo alla modifica della legge regionale 24/2010 che "disciplina l’amministrazione e le modalità di gestione della Tenuta di San Rossore, di seguito denominata Tenuta, in tutti i beni immobili che la compongono e loro pertinenze, trasferita in proprietà alla Regione". È stato abrogato l’articolo 3, quello che stabiliva le modalità di controllo della Regione sull’Ente parco, cui erano delegate le funzioni che oggi passano all’ente Terre regionali toscane.

"L’Ente parco è disponibile a confrontarsi sulla possibilità che il nuovo Ente “Terre regionali toscane” contribuisca alla conduzione diretta di alcune aree della Tenuta, oppure a valutare comunque forme di collaborazione fattiva -ha spiegato nel corso di una conferenza stampa il presidente del Parco regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli Fabrizio Manfredi-, ma mettere in discussione il ruolo del Parco nella gestione della Tenuta di San Rossore mi pare un errore molto grave: il rischio è infatti di causare uno smembramento del territorio e di infliggere una ferita gravissima all’integrità del Parco, al suo prestigio e al suo ruolo. Mi auguro che, vista l’attenzione sul problema da parte degli organi democratici locali, possa esserci una altrettanto tempestiva attività di sensibilizzazione del Consiglio regionale, ma non posso esimermi dal rivolgere un appello al Presidente della Regione Toscana, all’Assessore all’agricoltura Salvadori e all’Assessore all’ambiente Bramerini, a tutti i capigruppo regionali e al Presidente della Commissione ambiente, oltre che ai Sindaci del territorio, alle associazioni ambientaliste e al mondo della cultura, affinché vengano avanzate opportune correzioni alla Proposta di legge".

Al suo fianco, tutto il direttivo del Parco e le organizzazioni ambientaliste, che hanno diffuso un appello (in calce a questo articolo). Appello che è stato inviato anche al presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, che ha così risposto: "L’intento perseguito con la richiamata proposta di legge è quello di attribuire a un unico soggetto il compito di definire una strategia unitaria di gestione ottimale e di valorizzazione di tutte le proprietà regionali agroforestali, al fine di realizzare un’esperienza di banca della terra incrementando il contributo positivo che l’agricoltura e le foreste possono dare all’ambiente e al territorio e con l’intento di far diventare le proprietà pubbliche un volano di sviluppo  per le aree rurali".

Prendi un’area, all’interno di un Parco naturale, e affidane la gestione a un ente che ha il compito di "valorizzarla", e che per farlo potrebbe anche alienarne una parte.
Il risultato -cioè- potrebbe mettere a rischio la "tenuta" ambientale della superficie protetta. È per questo che Legambiente Pisa, Versilia e Valdera, Lipu Massaciuccoli, Wwf Pisa e Lucca e Italia Nostra Versilia hanno scritto una lettera a tutti i sindaci e ai presidenti della Province della Comunità del Parco dell’Ente Parco regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli, e un appello ai consiglieri regionali pisani affinché "San Rossore resti al Parco!!!", e non finisca, insieme alle altre aziende agricole di proprietà regionale al nuovo Ente “Terre regionali toscane”, nell’ambito della trasformazione dell’ente “Azienda regionale agricola di Alberese”.

"Tutta la parte della ex Tenuta presidenziale, che è all’interno di un Parco, dove ci sono le aree di conservazione, verrebbero passate a questa agenzia regionale. L’area -affidata alla Regione dalla Presidenza della Repubblica nei primi anni Duemila- fino ad oggi era affidata al Parco, con compiti di tutela e divulgazione" racconta Marco Ricci di Legambiente Pisa.

La proposta di legge 195, in discussione presso la seconda Commissione, prevede la realizzazione di una "banca della terra", mettendo "a disposizione dei giovani agricoltori superfici agricole del suo demanio" come ha avuto modo di raccontare l’assessore regionale Gianni Salvadori anche ai microfoni di Caterpillar. Dove non ha spiegato, però, che la Regione intende partire proprio da San Rossore: "La Tenuta fisicamente è composta di terreni agricoli per il 10%; il restante 90% è fatto però da zone umide, spiagge e boschi. E per mettere a reddito un bosco -spiega Carlo Galletti, che rappresenta le organizzazioni ambientaliste nel cda del Parco- non ci sono molti ‘modelli’, tranne quello che prevede la trasformazione del legname in cippato. Oggi, per l’altro, le aziende agricole che operano all’interno del Parco garantiscono un reddito che è utilizzato, in parte, per il sostegno della struttura.

"I terreni, affidati dodici anni fa al Parco, quando tutta la Tenuta passò dalla Presidenza della Repubblica alla Regione non ha scadenza -continua Galletti-. Oggi al parco resteranno solo l’azione di pianificazione e vigilanza, mentre la gestione passa al nuovo Ente. C’è, infine, un problema, e sono gli immobili, l’enorme patrimonio immobiliare della ex Tenuta, oggi utilizzati dal Parco per attività didattiche, ma anche per una foresteria e un piccolo albergo in convenzione. Questi soggetti pagano un canone al Parco, che passerà al nuovo ente. Il Parco dovrà licenziare una decina di persone".

Un ultimo aspetto che preoccupa Galletti è quello relativo alla modifica della legge regionale 24/2010 che "disciplina l’amministrazione e le modalità di gestione della Tenuta di San Rossore, di seguito denominata Tenuta, in tutti i beni immobili che la compongono e loro pertinenze, trasferita in proprietà alla Regione". È stato abrogato l’articolo 3, quello che stabiliva le modalità di controllo della Regione sull’Ente parco, cui erano delegate le funzioni che oggi passano all’ente Terre regionali toscane.

L’appello "San Rossore resti al Parco!!!"

L’Ente parco ha ribadito e riassunto la propria contrarietà in una nota inviata al quotidiano locale "La Nazione", in risposta a un articolo ("Terre per giovani e disoccupati") che presentava le finalità del progetto di legge "dal punto di vista della Regione Toscana":

"Ciò che preoccupa il Consiglio direttivo e il Presidente dell’Ente Parco regionale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli -ente al quale la Regione Toscana aveva delegato, in attuazione della Legge nazionale n. 87/1999, che specifica in modo chiaro e definito i criteri di conduzione, la gestione della Tenuta di San Rossore approvando un’apposita Legge regionale (la n. 24/2000, la stessa che si vorrebbe modificare adesso)- è il fatto che anziché prevedere che il nuovo Ente "Terre regionali toscane" possa gestire solo i terreni ad uso agricolo all’interno della Tenuta, pari a circa il 10% della stessa (tra l’altro alcuni di essi sono utilizzati per il pascolo delle risorse zootecniche della Tenuta stessa) si sia pensato invece a conferire in toto alla nuova istituzione l’amministrazione dell’intera Tenuta, che presenta invece caratteristiche ambientali che non a caso, nel 2000, hanno portato a individuare nell’Ente Parco il soggetto più indicato per la loro gestione.

Non esiste tra l’altro alcuna motivazione concreta per cui si vorrebbe impedire al Parco di svolgere la propria missione istituzionale, sottraendo allo stesso la gestione di tutto il restante 90% dell’estensione della Tenuta di San Rossore, ad inclusione di immobili – peraltro, come altre aree di San Rossore, già sottoposti a numerosi vincoli storici e in uso come centri visita, aule didattiche, foresterie, spazi destinate ad associazioni, centri di studio e di ricerca – che sono attualmente utilizzati o dati in concessione proprio per perseguire gli obiettivi principali di un’area protetta. La gestione di tali aspetti, insieme a quelli legati al bosco – la Selva pisana è un’eccellenza a livello internazionale – ha indiscutibilmente bisogno che resti sotto l’egida dell’Ente Parco: diversamente l’intera operazione legata all’istituzione dell’Ente "Terre regionali toscane" avrebbe quale scopo solo quello di infliggere una ferita mortale all’area protetta, ai suoi obiettivi e alle sue prospettive future. Senza trascurare un’ultima considerazione: per creare posti di lavoro connessi al settore dell’agricoltura legati a terreni inutilizzati – di per sé obiettivo certamente condivisibile – si rischierebbe di distruggerne molti di più nell’economia turistica e nei relativi servizi, attualmente connessi alle opportunità di fruizione della Tenuta."

L’appello "San Rossore resti al Parco!!!"

Le associazioni ambientaliste pisane e versiliesi sono totalmente contrarie al passaggio di San Rossore al nuovo ente Terre Regionali Toscane, erede della pluri-indebitata e commissariata Azienda regionale agricola di Alberese.

Siamo preoccupati per la superficialità con cui la Regione intende imporre questo passaggio, dando mano libera per trarre reddito da un bene comune che invece dev’essere amministrato, come dice la legge statale di trasferimento (n. 87 del 1999), secondo i principi della Legge Quadro sulle Aree Protette,  per la valorizzazione dell’ecosistema e per “scopi didattici, educativi e sociali” mirando “all’equilibrio ecologico e al risanamento ambientale”.

Chi meglio del Parco può assicurare questi fini, per i quali 13 anni fa la Presidenza della Repubblica ha affidato alla Regione San Rossore “quale unicum ambientale, paesaggistico, storico e culturale di rilevanza internazionale” ???
E se la Regione non è più disposta ad affidare al Parco la più prestigiosa delle sue proprietà, come potrà poi pretendere che i tanti proprietari privati presenti nel Parco accettino di essere solo loro a dover farsi carico della tutela ambientale?

Come può la Regione non capire che questo passaggio è distruttivo per tutto il Parco e anche per tutto il sistema regionale delle Aree Protette? O forse è proprio questo l’obiettivo della proposta di legge: mettere mano allo smantellamento del Parco?

E quanta economia locale sarà danneggiata da una gestione della Tenuta che non farà più riferimento ai “principi di salvaguardia ambientale” che la Regione, secondo gli obblighi della legge 87, dovrebbe garantire e il Parco ha efficacemente garantito finora?
San Rossore non è un’azienda agricola: è fatto di foreste e solo il 10% è area agricola. Conosciamo solo due modi per produrre reddito dalla gestione dei boschi, di cui San Rossore è costituito per quasi il 90% della superficie. Il primo è quello di tagliare gli alberi per farne cippato, cellulosa, legna da lavorazione. Il secondo è quello, finora applicato dal Parco, della gestione forestale sostenibile, valorizzando il ruolo ecologico, di serbatoio di carbonio e di biodiversità, che il bosco garantisce, migliorando contemporaneamente i servizi turistici e l’immagine del territorio che derivano da un ambiente ben gestito.

Ma non saranno danneggiati solo i servizi ecosistemici e le piccole aziende turistiche che operano a San Rossore. La Bandiera Blu, il Quality Coast, il potenziale turistico del territorio, l’immagine e l’attrattiva della costa del Parco saranno irrimediabilmente compromesse per gli anni a venire.

Il nuovo Ente, poi, non risponderà più alle Istituzioni locali, come fa il Parco attualmente, amministrato da un Presidente e un Consiglio nominati su proposta degli Enti locali. L’ente Terre Regionali Toscane in base alla proposta di legge, risponderà solo alla Regione, addirittura con minori controlli di quelli cui è stato finora sottoposto il Parco, e potrà decidere il regolamento d’uso e di accesso a San Rossore, e anche la pianificazione delle risorse e delle foreste, in totale autonomia.

Facciamo appello agli Enti locali perché si contrappongano a questo esproprio di un bene comune ambientale effettuato con la scusa della crisi, rischiando invece di danneggiare l’economia turistica locale.

Se questa scellerata legge dovesse essere approvata, chiederemo al Presidente della Repubblica di riprendersi San Rossore, perché la Regione avrebbe contravvenuto agli accordi che ne avevano accompagnato il trasferimento, dimostrando di non essere degna di apprezzarne il valore.

Pisa e Viareggio, 22 novembre 2012

Legambiente Pisa, Versilia, Valdera
LIPU Massaciuccoli
WWF Pisa e Lucca
Italia Nostra Versilia

(Aggiornato il 23 novembre alle ore 15.31)

 

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