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Diritti

La tortura e le società di sudditi

Su Repubblica di oggi Adriano Prosperi svolge un importante discorso sulla mancata reazione, da parte dell’opinione pubblica mondiale, alle notizie riguardanti l’uso, negli Stati Uniti, di pratiche di tortura su alcuni detenuti, dei quali è stata chiesta la condanna (anche…

Su Repubblica di oggi Adriano Prosperi svolge un importante discorso sulla mancata reazione, da parte dell’opinione pubblica mondiale, alle notizie riguardanti l’uso, negli Stati Uniti, di pratiche di tortura su alcuni detenuti, dei quali è stata chiesta la condanna (anche a morte). L’amministrazione Bush, dopo avere in un primo tempo negato il ricorso a questa tecnica, ha difeso la legittimità del “water-boarding” (l’annegamento simulato), considerato una forma di tortura in tutto il mondo. E Bush sta chiudendo il suo lungo mandato presidenziale con un atto “esemplare”, come le richieste di condanne a morte, davanti a tribunali militari da riunire in seduta segreta, per alcuni detenuti nella base militare di Guantanamo, sull’isola di Cuba.
E’ una sorta di quintessenza dello “stato d’eccezione”, ossia dell’idea che si possa e si debba governare senza rispettare le regole democratiche per motivi di necessità: pena di morte per detenuti che non godono dei normali diritti e da giudicare non in tribunali ordinari, con tutte le garanzie di difesa, ma di fronte a tribunali speciali. Potremmo dire che i processi, se si terrano, saranno la tomba definitiva della legittimità democratica degli Usa, peraltro già ampiamente compromessa nella “lotta al terrorismo” post 11 settembre.

Prosperi scrive angosciato: “Non risulta che alla notizia ufficiale dell’impiego del water-boarding ci siano state proteste o manifestazioni di piazza di cittadini, singoli o associati in leghe o partiti, né reazioni ufficiali delle istituzioni, dei governi, dell’Unione Europea, dell’Onu”. “Una società democratica – scrive ancora Prosperi – si regge sulla convinzione che le libertà e i diritti delle singole persone vi sono garantiti, che si abita in un paese come cittadini e non come sudditi“.

Tutto giusto, e la conclusione – mia, non di Prosperi – è spietata: l’occidente, Usa in testa, si stanno rapidamente allontanando dai tradizionali parametri democratici e le persone si stanno abituando a vivere in democrazie limitate, nelle quali si è più sudditi che cittadini. Perciò la rivendicazione, da parte del governo Usa, del diritto di praticare la tortura e di organizzare processi senza garanzie per gli imputati e al di fuori dello stato di diritto, non scandalizzano più di tanto.

A proposito, in Italia – unico paese dell’Ue – non abbiamo nemmeno una legge contro la tortura…

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