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La scuola del futuro accoglie gli stranieri. L’eredità di Lorenzo Milani

Si chiama “Penny Wirton” e offre corsi d’italiano gratuiti e personalizzati, grazie all’impegno di insegnanti volontari. Nata a Roma nel 2008, su iniziativa dello scrittore Eraldo Affinati e della moglie Anna Luce Lenzi, oggi è in venti città

Tratto da Altreconomia 188 — Dicembre 2016
Un momento delle lezioni rigorosamente “uno a uno” nella scuola Penny Wirton di Roma

Qualche volta viene la tentazione di levarseli di torno, i ragazzi difficili. Ma se perde loro, la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati”. A quasi cinquant’anni dalla morte (giugno 1967), le parole di Don Lorenzo Milani sono un manifesto senza tempo di una “buona scuola” lontana. Quella del priore di Barbiana -cresciuto in una famiglia agiata e poi seppellito con le scarpe sporche di fango e terra- è sintetizzata da frasi che Eraldo Affinati, sessant’anni, insegnante e scrittore romano, definisce “esplosive”. Alla “sapienza del fare scuola”, alla “passione pedagogica del maestro”, a quel “racconto di sguardi” è dedicato il suo ultimo libro, finalista al premio Strega, “L’uomo del futuro” (edizioni Mondadori). Non è una biografia, è un racconto di storie in continuità con quell’idea di insegnamento. Si ritrova la vita di Lorenzo Milani, nato a Firenze il 27 maggio 1923 in via Principe Eugenio 9, s’incrociano i luoghi della sua esistenza -da Montespertoli a Castiglioncello, da Barbiana a Milano- e si raggiungono gli angoli di presente dove l’azione del priore-maestro è viva, continua.

“Non esistono metodi , ma principi comuni cui ispirarsi” dice Eraldo Affinati. 22 sono elencati nella “Carta d’Intesa”. Il primo: “La scuola è gratuita, apolitica e aconfessionale”

L’ultimo capitolo del libro di Affinati è il racconto della “Penny Wirton”, la scuola gratuita di lingua italiana per immigrati intitolata a un romanzo di Silvio D’Arzo (“Penny Wirton e sua madre”, Einaudi, 1978), fondata a Roma nel 2008 dallo scrittore e da sua moglie, Anna Luce Lenzi (www.eraldoaffinati.it/pennywirton.asp). Affinati doveva sventare un’insidia: “Convincersi che don Milani non sia servito a niente -come scrive ne ‘L’uomo del futuro’-. Che sia inutilizzabile”. Ed ecco che i ragazzi di Barbiana cambiano volto, nome e nazionalità. I “ragazzi difficili” di Milani, un tempo “ridotti a desiderare l’officina”, non sono più quelli del Mugello ma i migranti, gli stranieri in Italia, ai quali la “Penny Wirton” si rivolge in maniera elastica, senza classi, professori a contratto, ruoli, rette o percorsi formativi standartizzati.
L’obiettivo, spiega il fondatore, è evitare “giudizi”, allontanando il rischio della “valutazione oggettiva” tipica di quella che Milani definì la “finzione pedagogica” di chi “fa le parti uguali fra diseguali”.

Dopo una lunga serie di spostamenti e sedi precarie -“purtroppo ho dovuto registrare tanti dinieghi di parroci romani che in qualche modo non volevano dare spazio alla nostra scuola, tranne uno”, ricorda Affinati- la scuola ha finalmente trovato una sede stabile nel quartiere della Garbatella. È all’interno del centro culturale-polifunzionale Moby Dick, di fronte al teatro Palladium di via Edgardo Ferrati, ed è stato inaugurato l’8 novembre 2016 dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Dalla fine di novembre le lezioni sono divise su due gruppi, con oltre 100 volontari e 60-70 ragazzi ogni giorno: si tengono il lunedì e il martedì dalle 15 alle 17, e il mercoledì e il giovedì, ancora dalle 15 alle 17. Il fenomeno si è diffuso in tutta Italia: al giugno di quest’anno le scuole “Penny Wirton” erano venti. Da Viterbo a Catanzaro, da Ferrara a Milano. “Non esistono metodi -continua Affinati-, ma principi comuni cui ispirarsi”. La “Carta d’Intesa” elenca quelli di partenza, ventidue. “La scuola è gratuita, apolitica e aconfessionale” (art. 1), “la scuola non ha classi ma attua l’insegnamento uno-a-uno (o per piccoli gruppi) perché ogni persona è un caso a sé e come tale va considerato” (art. 2), “non si danno voti: l’insegnamento ha lo scopo di aiutare la persona a migliorare il più possibile la propria conoscenza della lingua italiana, tenendo presente le situazioni di partenza” (art. 6), “l’insegnamento non parte da teorie universali o da categorie grammaticali ma dalle persone: il punto di forza di ogni lezione è nella relazione personale diretta che si stabilisce, in forme dissimili, tra chi impara e chi insegna” (art. 8).
Condivise queste coordinate, ogni struttura ha totale libertà di movimento e insegnamento. “In Calabria -racconta Affinati- i ragazzi volontari si rivolgono soprattutto a donne arabe. In provincia di Padova contiamo più adulti rispetto ai minorenni, che altrove sono la maggioranza. In Toscana, da Colle Val d’Elsa a Poggibonsi, prevalgono le ragazze”.
Non esistono bocciature perché, e Affinati cita Milani, “bocciare è come sparare in un cespuglio. Forse era un ragazzo, forse una lepre. Si vedrà a comodo”.

Non esistono bocciature perché, e Affinati cita Don Lorenzo Milani, “bocciare è come sparare in un cespuglio. Forse era un ragazzo, forse una lepre. Si vedrà a comodo”

A Milano, città strettamente legata alla biografia del maestro di Barbiana (viveva nell’elegante via Conservatorio, all’incrocio con via Mascagni), l’eredità del priore ha preso le forme della “Penny Wirton” fondata da Laura Bosio, scrittrice e insegnante volontaria. “La scuola è nata un anno fa, a dicembre, su sollecitazione di Eraldo Affinati che mi ha chiesto di dare vita a una ‘Penny Wirton’ milanese. Sono convinta che alle cose belle che arrivano si debba dire di sì -racconta Bosio-. L’emergenza immigrati è forte, è sotto gli occhi di tutti, e la nostra è una scuola che si aggiunge alle altre accogliendo allievi per tutta la durata del corso. Non è richiesta iscrizione formale e l’insegnamento è ‘uno a uno’, a tu per tu tra insegnante e studente, oppure a piccoli gruppi. Non c’è settimana in cui non bussino alla nostra scuola nuovi allievi, e noi accogliamo tutti, costruendo il programma su ciascuno di loro, in base alle loro conoscenze dell’italiano, al livello di scolarizzazione nel loro Paese. La scuola, grazie al concorso degli insegnanti volontari, mette a disposizione i manuali ‘Italiani anche noi’, scritti da Eraldo Affinati e Anna Luce Lenzi sulla base della loro esperienza. Al centro c’è la persona, ogni singola persona, all’interno di un gruppo numeroso. Per fare questo sono infatti necessari molti insegnanti volontari, e Milano è una città che risponde in modo straordinario”. Dai cinque dell’inizio sono diventati 60. La Penny Wirton di Milano, completamente gratuita e autofinanziata, si trova in via Pinturicchio 35, presso la parrocchia di San Giovanni in Laterano, e le lezioni si tengono il mercoledì e il venerdì dalle 15 alle 17.
Oltre alla sede in parrocchia, la Penny Wirton di Milano ha stretto delle relazioni con alcuni licei della città. “Da quest’anno -prosegue Bosio- siamo ospitati anche al Liceo scientifico ‘Einstein’, al quale abbiamo presentato un progetto di collaborazione che è stato subito accolto”. È una traduzione illuminata dell’alternanza “scuola-lavoro”: “La collaborazione ha un significato importante per entrambe le parti -spiega Bosio-. Coinvolge infatti gli studenti del liceo come insegnanti volontari, con crediti utilizzabili a fini scolastici. In questo modo gli studenti diventano docenti insegnando le componenti fondamentali e lo spirito della propria lingua, l’italiano, a chi deve impararla: nella prospettiva di un impegno sociale, civile e formativo dei giovani, di una concreta cittadinanza attiva e di un autentico scambio interculturale. Così, la vasta e complessa questione dell’immigrazione viene affrontata davvero alla radice, con un apporto di giovani che non solo la avvicinano fattivamente, avendone esperienza, ma si fanno artefici di una necessaria integrazione, oltre l’accoglienza caritatevole e all’interno di un processo che riguarda e sempre di più riguarderà le future generazioni”.

Don Lorenzo Milani tra i ragazzi della scuola di Barbania, in Mugello (Firenze). Il priore è morto nel giugno del 1967 - archivio Fondazione don Lorenzo Milani
Don Lorenzo Milani tra i ragazzi della scuola di Barbania, in Mugello (Firenze). Il priore è morto nel giugno del 1967 – archivio Fondazione don Lorenzo Milani

Eraldo Affinati sa che un progetto come la “Penny Wirton” rischia di “tappare buchi istituzionali”. Anche quelli dei centri di prima accoglienza, che a metà novembre di quest’anno contano 174mila “immigrati presenti”, e che, talvolta -stando al bando di gara per la gestione dei migranti- dovrebbero farsi carico dell’insegnamento della lingua italiana e dell’inserimento scolastico per i minori. L’ultimo “Atlante” del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) parla abbastanza chiaro: “Per il 2015, i progetti SPRAR hanno erogato complessivamente 259.965 servizi. Tali servizi riguardano principalmente l’assistenza sanitaria (20,7%), la formazione (16,6%), le attività multiculturali (15%), l’alloggio (14,9%), l’istruzione/formazione (10,9%) e l’inserimento scolastico dei minori (9,5%)”. Ma il progetto SPRAR coinvolge “solo” 23mila migranti dei 174mila presenti in Italia. La stragrande maggioranza, 137mila, sono collocati per lungo tempo nelle strutture temporanee, teoricamente emergenziali.
È la ragione di quella “domanda molto forte” che anche a Milano, come racconta Laura Bosio, si fatica a misurare e a soddisfare, tenuto conto che solo nel 2016 (dati aggiornati al 14 novembre) sono sbarcati 22.772 minori non accompagnati. “La scuola ha un problema -scrisse Milani-. I ragazzi che perde”.

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