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Ambiente

La salvezza viene da bio

Biodiversità, autoproduzione di semi, politiche comunitarie e nuovi modelli economici: l’agricoltura biologica raccoglie le sfide. A Milano, dal primo al 4 dicembre 2011, il Congresso dell’Associazione italiana per l’agricoltura biologica.

Tratto da Altreconomia 132 — Novembre 2011

“IL 70% delle sementi al mondo è in mano a 5 multinazionali. Dobbiamo promuovere un nuovo protagonismo dei produttori e riconvertire il modello di produzione”.
Andrea Ferrante è presidente dell’Associazione italiana agricoltura biologica (www.aiab.it), che dal 1° al 4 dicembre terrà, a Milano, il suo congresso federale. Un appuntamento importante, a cadenza triennale, per fare il punto sul biologico nostrano -oggi equivale all’8% del suolo coltivato- e confrontarsi  con le organizzazioni e le reti internazionali. “Un appuntamento che, oltre alla componente ‘interna’, che vede incontrarsi i 100 delegati delle 18 associazioni regionali, sarà per la maggior parte aperto al pubblico, che vogliamo partecipe ai nostri momenti di confronto e studio”. La biodiversità sarà uno degli argomenti “sul piatto”: “Esiste un problema reale e grave rispetto all’impoverimento che l’agricoltura industriale ha causato in termini di biodiversità. E i semi sono al centro di questa rivoluzione necessaria. Le politica agricola comunitaria -pur se con qualche passo avanti, come il riconoscimento dei piccoli produttori- sembra ignorare alcuni tra i problemi più gravi dell’agricoltura, volatilità dei prezzi innanzitutto, e guarda ancora a regole scritte 15 anni fa. Noi vogliamo ribadire il ruolo centrale dei contadini nella società, contro chi ancora oggi prospetta paradossalmente un’agricoltura senza agricoltori. E vogliamo continuare a ragionare su filiere alternative, che soprattutto in Italia si stanno dimostrando vincenti. Perché l’agricoltura è in grado di fronteggiare la crisi, creando occupazione”.
Ne è esempio l’agricoltura biologica italiana: 47mila operatori e 43mila aziende, guidate da giovani e donne in misura molto superiore alla media dell’agricoltura tradizionale (altre info su www.sinab.it).
 

Ecco il comunicato stampa dell’evento:
Le crisi alimentari che si susseguono in modo sempre più drammatico, la finanziarizzazione dell’agricoltura e le speculazioni sulle commodities alimentari, riportano drammaticamente in primo piano nell’agenda politica nazionale e internazionale la questione del cibo.
Un’urgenza rilanciata anche dalla FAO, con il recentissimo rapporto State of the World’s Land and Water Resources for Food and Agriculture nel quale si denuncia come «Il diffuso degrado e la crescente scarsità delle terre e delle risorse idriche stanno mettendo a rischio un gran numero di sistemi di produzione alimentare chiave in tutto il mondo, costituendo una seria minaccia alla possibilità di riuscire a sfamare una popolazione mondiale prevista raggiungere i 9 miliardi di persone entro il 2050».

Nello stesso tempo contadini, agricoltori, produttori di cibo di tutto il mondo stanno dimostrando come nutrire il mondo e come traghettare il settore primario verso un modello produttivo a basso tenore di carbonio. Gli agricoltori biologici, infatti, sono innovativi perché incalzano le sfide alle quali non può rinunciare a rispondere l’agricoltura del futuro. E sono proprio queste esperienze che vuole mettere in rete l’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (AIAB), con il Congresso federale 2011.

“Per fronteggiare le attuali crisi alimentare e climatica – commenta Andrea Ferrante, presidente nazionale AIAB – sia in Italia che in Europa è arrivato il momento di fare scelte di politica agricola importanti e lungimiranti, che siano in grado di promuovere modelli di produzione del cibo sostenibili, proprio come il biologico. Il bio è un modello di sviluppo alternativo all’agricoltura industriale capace di produrre cibo di qualità nel rispetto dell’ambiente, dei cicli naturali e del benessere umano ed animale, nonché di indirizzare in senso ecologico i comportamenti degli operatori e dei cittadini, rimettendo al centro il ruolo insostituibile degli agricoltori. Il modello biologico è basato su un concetto alternativo di economia, fondato sulle relazioni tra persone, tra comunità e tra le persone e l’ambente, e l’alleanza fra produttori e cittadini consapevoli è la base della nostra forza”.

“Se l’Italia e l’Europa dovessero rinunciare a scelte di politica agricola capaci di promuovere e sostenere gli agricoltori, ed in particolare chi pratica il biologico – prosegue Ferrante –, l’agricoltura rischierebbe di scomparire, nonostante il cibo sia centrale e imprescindibile per la vita di tutti”.
 
Ad oggi, infatti, il bio italiano vive il paradosso di essere l’unico settore dell’agroalimentare che continua a far registrare una crescita positiva nei consumi nonostante la crisi, ma contemporaneamente fa registrare una depressione in termini di operatori e superfici coinvolte: al 2001 gli operatori del settore erano 60.509 e gli ettari convertiti (o in via di conversione) al bio erano 1.237.640 e dopo dieci anni gli operatori sono diventati 47.663 e gli ettari interessati 1.113.742.
“Paradigmatico in tal senso – spiega Stefano Frisoli, presidente AIAB Lombardia – il caso della nostra Regione: siamo i primi per produzione agricola a livello nazionale, ma siamo anche gli unici che vedono le aziende agricole biologiche come operatori di settore minoritari, a tutto vantaggio di trasformatori, grossisti, esportatori e distributori. È inaccettabile che la prima regione agricola d’Italia abbia una forza di produzione biologica così irrisoria”.
Oltre alla centralità dell’agricoltura come attività di produzione di cibo e potenziale rilancio economico dei delle comunità rurali, l’agricoltura – come hanno tristemente dimostrato le ultime tragiche alluvioni in Liguria, Toscana, Calabria e Sicilia – è centrale anche come fattore di salvaguardia del territorio e del paesaggio.
"Agricoltura e ambiente sono sempre più uniti da un legame di forte reciprocità – dichiara Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia -. Si tratta certo di presidiare il territorio con una attività produttiva fondamentale, impedendo che il paesaggio rurale venga perso per farci speculazioni edilizie. Ma anche di farsi carico della qualità di quel suolo che vogliamo difendere dal cemento: il territorio agricolo è in grado di offrire una quantità impressionanti di servizi ambientali, oltre alla produzione agricola, ma la condizione è che venga trattato secondo pratiche rispettose della vita e della chimica del suolo”.
Torna ad imporsi, quindi, la questione delle scelte politiche. Questione che verrà affrontata nel corso del Congresso. I lavori prenderanno di fatto il via domani, mercoledì 30 novembre, con una giornata in ricordo di Giovanni Brambilla e di approfondimento sul tema dei Bio-Distretti come opportunità per convertire territori e non solo le singole aziende al biologico; quindi proseguiranno con l’apertura ufficiale del Congresso il 1° dicembre con un convegno internazionale dedicato alla filiera alimentare e ai modelli distributivi in grado di garantire rapporti più equi lungo tutta la filiera. Il 2 dicembre il congresso scientifico sulla ricerca nel bio, con la partecipazione di scienziati ed agricoltori sperimentatori, per centrare le sfide di domani per l’agricoltura biologica in tema di: produzione senza petrolio, biodiversità e acqua; quindi il 3 dicembre affronterà il tema del movimento biologico come agente di sviluppo di un’economia solidale di utilità sociale, economica ed ambientale. Durante la quarta giornata, invece, verranno eletti i nuovi membri degli organi politici e direttivi dell’AIAB.

Il Congresso Federale dell’AIAB si svolge ogni 3 anni per rinnovare le cariche politiche ed esecutive dell’Associazione e con esse anche l’agenda politica cui infomare l’azione associativa.
L’agricoltura biologica secondo l’AIAB non è solo una tecnica di produzione, ma rappresenta un modello di sviluppo alternativo ed ecocompatibile, che non considera il cibo alla stregua di qualsiasi altra merce, che riconosce la terra e la biodiversità come beni comuni, che mira a tutelare la diversità biologica delle colture, sostenere i piccoli coltivatori e garantire la sicurezza alimentare, che promuovere l’accesso alla terra e la rinascita delle zone rurali, che rispetta il lavoro, il benessere animale e l’ambiente, a 360 gradi, basandosi sulla sovranità alimentare.

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